L’editore di Hong Kong Jimmy Lai è stato condannato ad altri 14 mesi di carcere
Venerdì l’editore di Hong Kong Jimmy Lai è stato condannato ad altri 14 mesi di carcere per aver partecipato nell’ottobre del 2019 a una manifestazione non autorizzata a favore della democrazia: Lai sta già scontando una pena di 14 mesi per aver partecipato a due manifestazioni simili il 18 e il 31 agosto dell’anno scorso. Si trova in carcere da dicembre per un altro processo in cui era stato incriminato la controversa “legge sulla sicurezza nazionale”, introdotta dalla Cina a Hong Kong da giugno del 2020.
Lai e molti altri attivisti sono stati incriminati molte volte dall’introduzione della legge, che dà grandi libertà alle autorità per arrestare gli oppositori che chiedono una maggiore indipendenza dalla Cina per Hong Kong e maggiori libertà democratiche. Due settimane fa le autorità avevano bloccato tutti i beni di Lai, compresi i conti in banca e le quote di maggioranza nella società editoriale di sua proprietà.
Giovedì la polizia di Hong Kong aveva anche deciso di vietare per il secondo anno consecutivo l’annuale veglia di commemorazione delle proteste di piazza Tienanmen a Pechino, prevista per il 4 giugno, usando come scusa le restrizioni per il coronavirus. Hong Kong, che ha lo statuto di territorio autonomo della Cina, dovrebbe essere in teoria uno degli unici due territori della Cina, insieme a Macao, in cui le manifestazioni per il ricordo delle proteste di piazza Tienanmen del 4 giugno 1989 sono consentite, per via del loro statuto speciale. Nel resto del paese sono da sempre vietate.
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