La Germania ha riconosciuto per la prima volta il suo ruolo nel genocidio degli herero e dei nama in Namibia all’inizio del Novecento
Il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas ha detto che la Germania chiederà perdono alla Namibia per il genocidio degli herero e dei nama, due tribù africane, compiuto dai soldati tedeschi tra il 1904 e il 1908. Verrà creato anche un fondo di 1,1 miliardi di euro per la Namibia, «come gesto di riconoscimento dell’incalcolabile sofferenza» causata: è il primo riconoscimento formale da parte della Germania dello sterminio degli herero e dei nama, che causò la morte di decine di migliaia di persone. La Namibia, grosso stato nel sudovest dell’Africa, fu una colonia tedesca dal 1884 al 1915.
L’accordo economico dovrebbe essere firmato a inizio giugno nella capitale della Namibia, Windhoek, e dovrà essere ratificato dai parlamenti dei due paesi: prevederà il finanziamento in trent’anni di fondi per infrastrutture, sanità e programmi di formazione per le comunità herero e nama.
I negoziati per raggiungere un riconoscimento formale del genocidio, sia attraverso le scuse della Germania sia attraverso un risarcimento economico, andavano avanti dal 2015. Per alcuni periodi le tribù herero e nama si erano lamentate di non essere state abbastanza coinvolte nei negoziati: Heiko Maas ha specificato che le due tribù avranno un ruolo molto rilevante nel decidere come dovranno essere spesi i soldi del fondo tedesco. Inoltre il fondo non avrà a che fare con le cause legali che negli anni sono state intentate contro la Germania per chiedere risarcimenti ai discendenti delle persone morte nello sterminio, che eventualmente saranno quindi pagate separatamente.
Per decenni il governo tedesco si era rifiutato di usare la parola “genocidio” per descrivere lo sterminio degli herero e dei nama, e il fatto che la Germania non riconoscesse le proprie colpe era uno dei motivi per cui in Europa questi avvenimenti sono stati poco conosciuti per decenni. Nel 2015 l’ex ministro degli Esteri socialdemocratico Frank-Walter Steinmeier aveva approvato una linea guida che prescriveva per la prima volta di riferirsi all’episodio con le parole “crimine di guerra e genocidio”.
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