Le Regioni cercano gli ultimi anziani non vaccinati
Ne mancano 1,7 milioni che i medici di famiglia stanno contattando su pressione del commissario Figliuolo
Secondo gli ultimi dati diffusi dal governo, in Italia ci sono 1,7 milioni di persone con più di 70 anni che non sono ancora state vaccinate: gli anziani sono la fascia d’età con il maggior rischio di contrarre forme gravi della COVID-19 e per questo le regioni sono alla ricerca delle ultime persone da vaccinare. Il 10 per cento degli anziani con più di 80 anni, 472mila persone, non ha ancora ricevuto la prima dose del vaccino, mentre sono 1,2 milioni le persone tra 70 e 79 non ancora raggiunte, il 20 per cento del totale.
Queste percentuali hanno spinto il commissario straordinario per l’emergenza, Francesco Figliuolo, a scrivere una lettera alle Regioni per richiamarle al rispetto delle priorità fissate dal piano vaccini. Con l’ordinanza firmata lo scorso 9 aprile, infatti, Figliuolo aveva imposto di dare assoluta precedenza alle persone anziane e agli estremamente vulnerabili e di fermare la somministrazione a tutte le altre fasce d’età e categorie, compresi gli insegnanti.
Nella sua ultima lettera inviata la scorsa settimana al referente delle Regioni Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia, Figliuolo aveva scritto che la struttura commissariale aveva autorizzato l’apertura nei confronti delle altre fasce d’età «richiamando però sempre l’attenzione alla tutela dei soggetti fragili, delle classi d’età over 60 e dei cittadini che presentano comorbilità». Figliuolo aveva detto: «negli ultimi giorni questo focus appare un po’ perso di vista».
Il commissario si era riferito ad alcune iniziative specifiche promosse dalle Regioni nelle ultime due settimane, tra cui gli open day che avevano consentito a migliaia di giovani di accedere alla vaccinazione.
Nell’ultimo fine settimana, per esempio, nel Lazio è stato promosso un open day per vaccinare le persone con più di 35 anni. In Campania ci si è spinti oltre: nella notte tra sabato e domenica sono stati aperti i punti vaccinali di Capodichino e della Mostra d’Oltremare per vaccinare le persone con più di 30 anni. Nella stessa notte, l’Asl Napoli 3 Sud ha organizzato un appuntamento chiamato «Janssen Weekend Night & Day», dedicato a tutti i maggiorenni residenti nei 57 comuni di competenza che hanno potuto vaccinarsi con il vaccino sviluppato da Johnson & Johnson.
La provincia autonoma di Bolzano invece ha destinato 4600 dosi ai maggiorenni con meno di 40 anni e l’azienda sanitaria ha promosso sei serate con musica di dj locali all’interno dei punti vaccinali. Anche la Liguria ha anticipato i tempi: da lunedì 24 maggio sono state aperte le prenotazioni su base volontaria per tutti i maggiorenni che potranno vaccinarsi con AstraZeneca o Johnson & Johnson in centri vaccinali aperti in tutte le aziende sanitarie appositamente per questo scopo. Queste iniziative sono state accolte con molto entusiasmo: in Campania e nel Lazio si sono prenotati migliaia di giovani e i posti disponibili sono stati esauriti in poco tempo.
Nelle ultime due settimane, invece, le vaccinazioni agli anziani sono state sempre di meno e tra gli 1,7 milioni di persone che mancano ci sono quelle più difficili da raggiungere: gli attendisti che non sono mai stati convinti di vaccinarsi e che ora, con i contagi in calo, lo sono ancora di meno; chi è già stato infettato e sta aspettando qualche tempo prima di prenotarsi; le persone che hanno difficoltà con le piattaforme online e non hanno chiesto aiuto; e infine gli anziani dichiaratamente contro il vaccino oppure invitati a non prenotarsi da parenti no vax.
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In questa infografica è possibile osservare la percentuale di persone con più di 80 anni vaccinate a livello regionale.
In questa infografica, invece, la percentuale di persone già vaccinate tra 70 e 79 anni.
Le Regioni hanno il difficile compito di conciliare le raccomandazioni del piano vaccinale, che ha l’obiettivo di proteggere il maggior numero possibile di persone, con la libertà concessa dalla mancanza dell’obbligo di sottoporsi al vaccino. Fino alla scorsa settimana non c’erano linee guida precise per coinvolgere le persone con più di 70 anni mancanti e le aziende sanitarie si sono mosse in autonomia. In molte regioni il compito è stato affidato ai medici di famiglia, che hanno contattato gli anziani non ancora vaccinati per sapere come mai non si fossero ancora prenotati e convincerli che sarebbe stata una scelta giusta.
Per coordinare meglio questa attività di ricerca, la struttura commissariale ha chiesto alle Regioni un maggiore coinvolgimento di tutte le professioni sanitarie: oltre ai medici di famiglia, anche pediatri e farmacisti. L’obiettivo è favorire il passaggio dal sistema dei grandi centri vaccinali a uno più capillare sul territorio.
Questo nuovo modello «permetterà di completare l’immunizzazione delle categorie più fragili, degli over 80, dei cittadini con comorbilità e a ridotta mobilità, non ancora completamente intercettati dall’attuale modalità organizzativa», si legge nelle linee guida inviate dalla struttura commissariale alle Regioni.
Il commissario ha chiesto alle Regioni di aumentare le somministrazioni negli ambulatori e nelle farmacie mantenendo comunque i grandi centri vaccinali, almeno in questa fase. Con un passaggio graduale, l’obiettivo è organizzare un sistema vaccinale stabile nel tempo e diffuso sul territorio senza dover ricorrere ai cosiddetti hub, definiti strutture “emergenziali”.
Tra le proposte arrivate negli ultimi giorni c’è anche quella della FIMMG, il principale sindacato dei medici di medicina generale, che ha invitato le regioni a sfruttare con più attenzione i dati dei pazienti custoditi dai medici.
Il sindacato ha messo a punto un software, utilizzato fin dall’inizio della campagna vaccinale, per incrociare i dati sanitari dei pazienti assistiti e cercare di studiare una possibile priorità per le persone più a rischio anche all’interno di una fascia di popolazione. Secondo il segretario nazionale, Silvestro Scotti, questo software consentirebbe di trovare in modo più veloce gli ultimi anziani non ancora vaccinati. Lo strumento è già stato utilizzato da molti medici in alcune regioni, per esempio in Campania, e ha integrato i database dei medici di famiglia con i registri vaccinali nazionali e regionali consentendo di svolgere un monitoraggio più preciso.