Un anno con poco sesso
L’isolamento e le restrizioni hanno condizionato la vita sessuale di molti, sia coppie sia persone single, e non sempre in modi scontati
Tra il 2020 e il 2021, le attenzioni di molti psicologi e di altri specialisti e studiosi dei comportamenti umani e della sfera dell’affettività si sono concentrate sui cambiamenti – in alcuni casi anche molto evidenti – nelle abitudini delle persone durante la pandemia. Le misure introdotte in diversi paesi per ridurre la diffusione del coronavirus hanno prodotto effetti diretti e rilevanti, tra gli altri, sia sulle modalità che sulla frequenza dei rapporti umani, inclusi quelli sessuali. Riguardo a questi ultimi, una generale e diffusa riduzione della frequenza è stata attestata da studi e sondaggi sui rapporti sia tra partner conviventi che tra persone non impegnate in relazioni stabili.
La decisione di molti governi di limitare gli incontri all’interno delle abitazioni tra persone non conviventi e di far rispettare distanze minime negli incontri all’esterno ha fortemente ridotto le occasioni di socialità e, di conseguenza, la possibilità di condividere spazi di intimità. Specialmente nei momenti iniziali di maggiore incertezza e paura, durante i lockdown, il sesso è stato peraltro incluso nell’insieme di pratiche oggetto di attente – e spesso acrobatiche e bizzarre – valutazioni dei possibili rischi di contagio: condizione che potrebbe aver causato ulteriori spostamenti rispetto a predisposizioni e attitudini diffuse in precedenza.
In molti si sono chiesti che peso abbiano avuto questi cambiamenti della vita sessuale negli equilibri interpersonali, familiari e sociali delle persone, considerati nel più ampio quadro delle altre alterazioni di prassi e consuetudini provocate dalla pandemia. Oltre al tentativo di stimare e misurare le nuove abitudini, il lavoro di ricercatori e analisti ha prodotto varie riflessioni sulle relazioni durante la pandemia e sui possibili modi di ripristinare reazioni affettive e psichiche sane e gratificanti nella sfera sessuale.
I cambiamenti durante la pandemia
In un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica The Journal of Sex Research, i ricercatori si sono concentrati sui cambiamenti nel desiderio e nei comportamenti sessuali tra i giovani adulti nel Regno Unito durante il lockdown. Due degli autori dello studio – Liam Wignall, docente di psicologia alla Bournemouth University, e Mark McCormack, docente di sociologia all’Università di Roehampton – ne hanno scritto sul sito The Conversation, descrivendo il metodo utilizzato e i risultati della ricerca.
I soggetti coinvolti nello studio – 565 persone, tutte tra 18 e 32 anni – erano volontari reclutati attraverso un sito Internet secondo il cosiddetto “campionamento di convenienza”. È un tipo di selezione di campioni non probabilistici che presenta alcuni limiti nella possibilità di inferire conclusioni tramite generalizzazione, ma ritenuto comunque valido in determinate circostanze e abbastanza diffuso negli studi sociologici e di psicologia sociale.
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Alle persone intervistate i ricercatori hanno chiesto di tenere in considerazione un elenco di attività che include i rapporti sessuali, l’autoerotismo e la visione di pornografia, e hanno chiesto loro di riferire eventuali variazioni nella frequenza di tali attività prima e durante il lockdown. Stando alle dichiarazioni raccolte, il totale delle persone che hanno praticato ciascuna di queste attività durante il lockdown è diminuito rispetto a prima. La diminuzione maggiore ha interessato l’attività sessuale con un partner: il 25,5 per cento degli intervistati ha smesso durante il lockdown.
Riguardo ai soggetti che hanno continuato a praticare anche durante il lockdown le attività sessuali considerate dallo studio, un terzo delle persone ha riferito una diminuzione della frequenza del sesso con il partner. E ci sono state diminuzioni anche tra gli altri: un quarto degli intervistati ha detto di masturbarsi meno, e circa un quinto ha detto di vedere meno pornografia. Ma sono stati gruppi che hanno anche riferito un aumento nella frequenza delle attività: il più consistente tra i quali, un quarto, ha detto che ha praticato più autoerotismo.
Una delle conclusioni tratte dai ricercatori a partire da altre risposte fornite dai partecipanti allo studio è che le misure restrittive durante il lockdown abbiano sproporzionatamente condizionato alcuni gruppi più di altri, con differenze significative in base al sesso e all’orientamento sessuale. È stata notata una certa maggiore propensione a segnalare un aumento dell’attività sessuale da parte delle persone di sesso maschile, impegnate in una relazione stabile e non eterosessuali. E riguardo al desiderio sessuale – altro fattore preso in considerazione – il campione ha mostrato una diminuzione del desiderio tra le donne e non tra gli uomini, durante il lockdown.
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«Il sesso può essere una componente importante della vita delle persone e della loro identità, in particolare per le minoranze sessuali», hanno scritto su The Conversation gli autori dello studio, citandone altri sui benefici in generale di una regolare attività sessuale – anche occasionale – per la salute fisica e mentale. E, secondo gli stessi autori, le politiche del governo britannico avrebbero colpevolmente sottostimato l’impatto delle restrizioni – incluso il ridotto accesso ai preservativi, ai contraccettivi e alla rete dei servizi per la prevenzione e diagnosi delle infezioni sessualmente trasmesse – sul benessere sessuale della popolazione.
Le possibili spiegazioni
Il Kinsey Institute, un istituto americano di ricerche sulla sessualità umana presso l’Università dell’Indiana, ha condotto uno studio su un campione di 1.559 persone adulte, interrogate sull’impatto della pandemia sulla loro vita sessuale. Quasi la metà degli intervistati ha riferito sia un calo della frequenza dei rapporti sia un calo dell’autoerotismo. Circa un partecipante su cinque ha poi riferito di aver introdotto nuove pratiche nella propria vita sessuale, come per esempio il sexting (l’invio di testi, immagini o video sessualmente espliciti tramite smartphone o altri dispositivi).
In un’altra ricerca preprint – non ancora sottoposta a revisione – pubblicata da altri ricercatori della stessa Università dell’Indiana, quasi la metà degli adulti intervistati ha riferito un qualche tipo di cambiamento, in genere una diminuzione, nell’attività sessuale nel mese di aprile 2020. E tra i vari fattori presi in considerazione, l’adozione di comportamenti protettivi utili a ridurre il rischio di contagi è tra quelli associati, nello studio, a una riduzione delle espressioni dei legami di coppia, inclusa l’attività sessuale. In generale, sostengono i ricercatori, diversi fattori associati alla pandemia – tra i quali la solitudine o eventuali stati depressivi – hanno condizionato l’attività sessuale, in termini sia di opportunità inibite che di opportunità alternative generate.
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La giornalista Emine Saner ha approfondito sul Guardian i temi legati alla sessualità durante la pandemia, raccogliendo una serie di pareri di specialisti e interviste anonime utili a immaginare alcune possibili motivazioni alla base dei cambiamenti. Tra i fattori rilevanti citati ci sono, per esempio, la spossatezza e lo stress derivanti dal dover badare per più tempo ai bambini, a lungo rimasti in casa durante la chiusura delle scuole e di altre attività in presenza, e anche l’ansia per lo stato di salute dei propri genitori.
«L’ansia generalizzata è a un livello più alto: ci sono rischi per la salute, il benessere, il lavoro, l’istruzione e le cure mediche. E non vediamo amici né familiari. Questa maggiore ansia può condizionarci anche nell’intimità: le persone riferiscono di essere più distratte, o di non essere nello spirito adatto, di avere più pensieri scomodi o più pensieri negativi», ha detto la consulente e terapista psicosessuale americana Kate Moyle.
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Nel caso delle coppie conviventi, sostiene Moyle, la possibilità data a molti di lavorare da casa nell’anno passato non ha incrementato in modo automatico le possibilità di avere rapporti sessuali. Vivere molto più tempo insieme – o anche tutto il tempo insieme – ha piuttosto accresciuto in alcuni casi la possibilità di fare maggiore esperienza di tutto ciò che del proprio o della propria partner non ci piace o ci irrita, e di vederlo sotto una lente negativa dovuta al fatto che non ci fosse «via di scampo l’uno dall’altro», fa notare Moyle.
Altre spiegazioni plausibili richiamano l’idea che una serie di comportamenti basati su un eccesso di familiarità e di coazione a ripetere, in alcuni nuovi contesti domestici creati dalla pandemia, abbia potuto «disinnescare» il desiderio sessuale nelle relazioni a lungo termine. «Vederci continuamente al lavoro al computer, in pigiama, non è propriamente uno scenario che induce il desiderio per la maggior parte delle persone», ha detto al Guardian Laura Vowels, terapista e ricercatrice all’Università di Southampton, e principale referente per la app Blueheart, una piattaforma di terapia sessuale di coppia.
I cambiamenti per i single
Per le persone non impegnate in relazioni stabili e a lungo termine, le restrizioni hanno avuto ripercussioni immediate sulle opportunità di uscire e di incontrare altre persone con cui poter avere rapporti sessuali. I condizionamenti si sono verificati sia nel primo lockdown che nei mesi successivi. Saner sul Guardian riporta come esempio di dinamica abbastanza prevedibile la testimonianza di una ragazza di ventitré anni che ha trascorso il primo lockdown nella casa in campagna dei suoi genitori, senza avere alcun incontro, e il secondo a casa sua, a Londra, infrangendo le regole qualche volta. «Mi è capitato di fare sesso con una persona un paio di volte, non abbracciavo nessuno da mesi e credo mi stessi aggrappando a quella relazione soltanto per ottenere quel tipo di contatto», ha detto.
La pandemia ha avuto ripercussioni anche sulle vendite di prodotti per la stimolazione sessuale. L’azienda britannica di lingerie e sex toys Ann Summers ha dichiarato un netto aumento delle vendite dei suoi articoli, in particolare della linea di sex toys di lusso, che ha registrato un aumento delle vendite del 160 per cento tra novembre e febbraio, rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente. Sono inoltre aumentate le vendite di sex toys più silenziosi, osserva Saner sul Guardian ipotizzando una crescita della domanda da parte di persone che abitano con coinquilini o che si sono provvisoriamente trasferite dai genitori.
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Ovviamente non tutti i single si sono astenuti dal fare sesso durante la pandemia, scrive la giornalista Katie Heaney sul sito The Cut, del gruppo New York Media. Ci sono modi in cui le persone senza partner hanno soddisfatto i loro bisogni sessuali e di intimità correndo rischi relativamente ridotti. Uno dei modi più popolari, secondo lo psicoterapeuta Matt Lundquist della Columbia University a New York, è stato quello di riallacciare rapporti con ex partner. «Credo che per alcuni sia stato un modo di ottenere maggiore sicurezza emotiva e familiarità in un contesto di paura ed emergenza», ha spiegato Lundquist.
«Credo che molte persone single si siano sistemate in modi in cui non si sarebbero sistemate normalmente, perché non volevano interagire con più persone», ha detto Courtney Watson, terapista matrimoniale a Oakland, in California. The Cut riporta come esempio di un tipo di rimpianto frequente durante la pandemia quello di una ragazza che si è detta dispiaciuta per il fatto che le cose fossero andate male con un ragazzo incontrato a febbraio 2020, poco prima del lockdown. Infatti, quando in seguito era riuscita a incontrare e conoscere un paio di altre persone, aveva sofferto le restrizioni e la necessità di rispettare le distanze interpersonali, e altre volte non le aveva rispettate ricavandone però un senso di disagio e insicurezza.
Secondo la terapista Vowels, sentita dal Guardian, il lockdown è stato per molte persone single anche un’occasione per riflettere sulla propria sessualità, sui propri desideri e sui propri bisogni anche in funzione del periodo particolare. «Non fare sesso è un’opzione assolutamente valida, soprattutto durante una pandemia», se questo fatto è frutto di una scelta e non crea preoccupazioni né problemi, sostiene Vowels.
Come ribadito dallo psicoterapeuta sentito da The Cut, Lundquist, la pandemia ha dato a molte persone single la possibilità di rivalutare il modo in cui organizzano la loro vita sessuale e i loro appuntamenti, «che non sono necessariamente la stessa cosa». Alcune persone hanno espresso il desiderio di fare del sesso occasionale, una volta vaccinate. «Non avevo mai avuto una storia da una notte, e dopo un mese di questa pandemia pensavo “ok, penso che lo farò”», ha detto una ragazza a The Cut.
La vita di coppia
The Cut descrive il disaccordo frequente tra single e coppie riguardo a quale delle due tipologie di persona abbia avuto maggiori difficoltà durante il lockdown sotto l’aspetto della vita sessuale. In genere, alla maggior parte delle persone impegnate e conviventi, specialmente quelle con bambini, scrive The Cut, risulta difficile non invidiare le persone single per qualche ora del loro tempo. Sebbene siano differenti le ragioni per cui sia le coppie che le persone single abbiano in molti casi fatto meno sesso durante il lockdown, sia per gli uni che per gli altri è emersa una condivisa difficoltà nel trovare un equilibrio tra il tempo con e il tempo senza partner (troppo tempo-con, da una parte, e troppo tempo-senza, dall’altro).
Per le coppie, secondo Moyle, la terapista sentita dal Guardian, l’isolamento è per altri versi un’opportunità per imparare qualcosa di nuovo di sé e dell’altro o dell’altra, e condividere del tempo in esperienze non necessariamente di tipo sessuale ma «aperte» a quel tipo di scenario (cucinare insieme, per esempio, o ascoltare un podcast sul sesso e poi parlarne, per esempio). Nei casi piuttosto frequenti in cui i confini del lavoro svolto da casa sono diventati più incerti sia negli orari che nelle modalità, anche la tecnologia è stata a volte un ulteriore ostacolo per l’intimità. Programmare serate senza smartphone o tenere lontani i dispositivi tecnologici dalla camera da letto, sostiene Moyle, può essere di aiuto.
Il fatto stesso di “programmare” il tempo per l’intimità, sebbene suoni come un’idea poco eccitante, potrebbe rivelarsi utile. «Sappiamo che il desiderio sessuale reattivo [quello che scaturisce come risposta a uno stimolo o a un contesto erotico] viene innescato, e perciò quello che spesso dobbiamo fare è creare l’opportunità per innescarlo, anziché sederci e aspettare che il desiderio si manifesti spontaneamente», spiega Moyle. «Abbiamo quest’idea che le relazioni e le vite sessuali semplicemente accadano, che non dovremmo nutrirle intenzionalmente, ma non è così. Lo facciamo con tutte le altre cose della nostra vita; perché non dovremmo farlo con il sesso e le relazioni?».