I dati della settimana su coronavirus e vaccinazioni in Italia

Continua il calo di contagi e decessi, e per la prima volta nel 2021 nessuna regione supera le soglie di allerta nelle terapie intensive

Il numero di posti letto occupati dai malati di COVID-19 nelle terapie intensive è uno degli indicatori che mostrano in modo evidente l’andamento dell’epidemia: nell’ultima settimana nessuna regione ha superato le soglie di allerta, non era mai successo nel 2021, e non è l’unico dato incoraggiante. Il numero di nuovi casi ha avuto un netto calo, così come i decessi e il tasso di positività dei tamponi. Questi dati confermano che la situazione epidemiologica è sempre più sotto controllo e tutto fa pensare che questo andamento sarà confermato anche nelle prossime settimane, soprattutto grazie agli effetti della campagna vaccinale.

Se nei primi mesi non era così chiaro cosa sarebbe successo con la campagna di somministrazione di massa, ora i primi studi dell’Istituto superiore di sanità confermano l’efficacia dei vaccini nel prevenire nuove infezioni. Secondo una ricerca pubblicata dall’ISS, che ha esaminato i dati di 13,7 milioni di persone vaccinate, a partire da 35 giorni dall’inizio del ciclo vaccinale si osserva una riduzione dell’80 per cento delle infezioni, del 90 per cento dei ricoveri e del 95 per cento dei decessi. Gli effetti sono molto simili sia negli uomini che nelle donne e nelle diverse fasce d’età. Queste percentuali dimostrano che è molto importante vaccinare il più velocemente possibile e raggiungere il maggior numero di anziani e persone “estremamente vulnerabili”, due categorie considerate più a rischio di contrarre forme gravi della malattia.

Il calo dei contagi conferma l’efficacia dei vaccini soprattutto tenendo in considerazione le riaperture del 26 aprile, quasi un mese fa. Mercoledì c’è stato un nuovo allentamento delle misure restrittive, con lo spostamento dell’inizio del coprifuoco dalle 22 alle 23. Anche in questo caso, come era successo dopo il 26 aprile, si dovrà attendere almeno dieci giorni per valutare gli effetti di questa misura, anche se ormai il governo ha fissato il calendario delle nuove aperture: dal 7 giugno in zona gialla l’inizio del coprifuoco sarà ulteriormente spostato alle 24 e infine completamente abolito dal 21 giugno.

Dal 14 al 20 maggio sono stati trovati 39.101 nuovi casi di coronavirus, il 31,4 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. Anche l’indice Rt, che indica quante persone vengono contagiate da una sola persona, in media e in un certo arco di tempo, è stabilmente sotto l’1: secondo l’ultimo monitoraggio della cabina di regia è a 0,78, in calo rispetto a 0,86 della scorsa settimana.

È diminuito anche il numero dei morti: sono stati 1.065, il 28,1 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. La maggiore protezione assicurata agli anziani ha portato a un calo dell’età mediana al decesso, 78 anni, confermata al livello più basso da marzo 2020 come nell’ultimo monitoraggio.

Nell’ultima settimana i sistemi di tracciamento delle regioni hanno lavorato a ritmi inferiori rispetto agli ultimi due mesi: i tamponi eseguiti sono stati un milione e 715 mila, contro gli 1,9 milioni dei sette giorni precedenti. È calato anche il numero di persone testate, passate da 624mila a 541mila.

Questi due indicatori, combinati con l’andamento dei casi, non hanno influito sulla percentuale di positività dei tamponi, che si è mantenuta a livelli molto bassi, sia per i tamponi molecolari, sia per gli antigenici rapidi.

Il governo ha accettato le richieste presentate dalle regioni che avevano proposto una modifica dei criteri per stabilire le misure restrittive. Il nuovo modello si basa principalmente su due indicatori: l’incidenza settimanale dei casi e la percentuale di posti letto occupati da malati di COVID-19 in terapia intensiva e negli altri reparti sul totale dei posti disponibili. I criteri che regolano le chiusure sono molto semplici: con un’incidenza settimanale superiore ai 250 casi ogni 100mila abitanti ci sarà la zona rossa, tra i 150 e i 249 casi ogni 100mila abitanti la zona arancione, in giallo andranno le regioni tra i 50 e i 149 contagi settimanali ogni 100mila abitanti, mentre è prevista la zona bianca con un’incidenza settimanale fino a 49 casi ogni 100mila abitanti. Al momento nessuna regione ha valori da zona arancione e si attendono le decisioni del ministero in merito al possibile inserimento di alcune regioni in zona bianca.

La situazione epidemiologica sotto controllo è confermata anche dalla mappa che mostra l’incidenza settimanale a livello provinciale. Come nell’ultimo monitoraggio, Prato è la provincia con l’incidenza più alta: 137 casi ogni 100mila abitanti, in diminuzione rispetto ai 211 nuovi casi ogni 100mila abitanti trovati nei sette giorni precedenti.

Nel grafico che mostra l’incidenza settimanale e la variazione percentuale dell’incidenza rispetto all’ultimo monitoraggio ci sono sette regioni sotto la soglia di 50 casi settimanali ogni 100mila abitanti, uno dei parametri che determinano il passaggio alla zona bianca. Sono Veneto, Liguria, Abruzzo, Umbria, Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Molise. Quest’ultima regione ha registrato l’incidenza più bassa: 20 contagi ogni 100mila abitanti nell’ultima settimana.

Come già detto, nessuna regione ha superato la soglia del 30 per cento dei posti letto in terapia intensiva occupati da malati di COVID-19 sul totale dei posti disponibili. La regione con la percentuale più alta è la Toscana, 27,6 per cento, mentre l’ultimo aggiornamento dice che in Valle d’Aosta non ci sono ricoverati nei reparti di terapia intensiva.

In questo grafico si può osservare l’andamento settimanale dei nuovi ingressi in terapia intensiva dalla metà di dicembre, quando la Protezione civile ha iniziato a pubblicare i dati di questo indicatore utile a valutare la pressione sugli ospedali.

Al momento in Italia sono state somministrate 19,9 milioni di prime dosi del vaccino contro il coronavirus e 9,5 milioni hanno ricevuto la seconda dose. A 318mila persone è stato somministrato il vaccino monodose di Johnson & Johnson.

Il 34,1 per cento della popolazione ha ricevuto almeno una dose e il 16 per cento ha completato il ciclo vaccinale. Anche nell’ultima settimana non è stata superata la media di 500mila somministrazioni giornaliere.

La mappa mostra la percentuale di persone vaccinate in Italia: all’interno di ogni regione si trova la percentuale di persone che hanno ricevuto almeno una dose, mentre il colore indica la percentuale di persone che hanno completato il ciclo vaccinale. La Liguria si conferma la regione con la più alta percentuale di popolazione completamente vaccinata, il 19,9 per cento. La provincia autonoma di Trento invece ha superato da poco il 10 per cento.

In questo grafico si può osservare l’andamento delle somministrazioni fatte dalle regioni dall’inizio della campagna vaccinale.

In questa infografica, invece, è possibile consultare l’andamento delle campagne vaccinali e la curva di contagi, ricoveri in terapia intensiva e decessi in gran parte dei paesi del mondo. Basta cliccare sul filtro per scegliere il paese.