La questione dei vaccini in vacanza
Le Regioni vorrebbero un sistema per permettere ai turisti di vaccinarsi lontano da casa: ma il piano non sembra convincere Figliuolo, e ci sono diverse difficoltà tecniche
Negli ultimi giorni si sta discutendo molto di una questione che potrebbe diventare centrale nella riorganizzazione del piano vaccinale contro il coronavirus nei prossimi mesi: la possibilità di vaccinare nei luoghi di vacanza gli italiani che quest’estate viaggeranno per turismo in una regione diversa dalla propria. È un tema molto sentito soprattutto nei posti in cui il turismo estivo è particolarmente importante per l’economia locale, e che temono un calo di visitatori per ragioni legate al calendario vaccinale.
Il problema riguarda soprattutto chi ha già ricevuto la prima dose ed è in attesa della seconda, e che deve quindi rispettare l’intervallo massimo di tempo tra le due per essere sicuro di completare il ciclo: per quanto riguarda AstraZeneca, la seconda dose si può fare con un intervallo tra le 4 e le 12 settimane, mentre per i vaccini a RNA messaggero, Pfizer-BioNTech e Moderna, l’intervallo tra le due dosi è di massimo 42 giorni.
La questione è stata affrontata in settimana dal generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario all’emergenza coronavirus, che intervistato da alcuni giornalisti a Siena ha detto che «è bene che chi va in vacanza regoli le proprie vacanze in funzione dell’appuntamento vaccinale».
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Il problema è che i tempi tra le due dosi, e l’incertezza sulle date delle somministrazioni che riguarda ancora tutti quelli che stanno aspettando il proprio turno per essere vaccinati, potrebbero essere d’impedimento nell’organizzazione di viaggi e vacanze, o potrebbero costringere molte persone a interrompere le ferie per tornare a casa e ricevere la seconda dose. Alcuni presidenti di Regione hanno quindi ipotizzato di allestire piani vaccinali straordinari o hub nei luoghi di vacanza per vaccinare i turisti, ma per Figliuolo questa possibilità non è al momento contemplabile: «Sono aperto a qualsiasi proposta che le Regioni vorranno farmi; ovviamente a tutto c’è un limite che è il pragmatismo, se facciamo voli pindarici e invenzioni, io non ci sto», ha detto.
Il problema principale delle vaccinazioni dei turisti nei luoghi di vacanza è che la gestione del sistema di prenotazione dei vaccini è gestita dalle singole Regioni, sulla base di una lista di persone registrate nei sistemi informatici dei servizi sanitari regionali. Dato che non c’è un registro nazionale, i richiami per le seconde dosi sono quindi affidati alle Regioni, che devono tenere conto anche delle dosi di vaccino a disposizione.
Per vaccinare i turisti servirebbe che i sistemi di prenotazione delle singole Regioni si scambiassero i dati a vicenda, cosa che al momento sembra piuttosto difficile, anche considerando il fatto che molte Regioni non stanno rispettando il piano vaccini, e stanno somministrando le prime dosi anche ai quarantenni, senza avere terminato le vaccinazioni di anziani e soggetti vulnerabili.
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Da aprile, inoltre, le dosi di vaccino vengono distribuite alle Regioni sulla base della popolazione residente, e non più sulla base degli obiettivi del piano vaccinale, come avveniva in precedenza. Questo vuol dire che le Regioni hanno a disposizione un numero di dosi che non comprende l’eventualità di vaccinare anche persone non residenti (esclusi i domiciliati non residenti che abbiano però il medico di famiglia in quella regione).
La proposta di vaccinare i turisti comporterebbe quindi la necessità di una compensazione delle dosi tra territori. Le regioni non sono però mete di turismo estivo tutte allo stesso modo: alcune dovrebbero ricevere molte più dosi di altre, con la possibilità che si crei un rallentamento della vaccinazione dei residenti.
Sul tema è intervenuto anche il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, che si è mostrato di diverso avviso rispetto a Figliuolo. Secondo Sileri, non ci sarebbero grandi difficoltà nell’allestire hub vaccinali per i turisti: «Bisogna però sapere a priori quali sono gli spostamenti, che vaccino è stato fatto e se non esiste la possibilità di farlo al ritorno. Si tratterà di mettere a sistema tutto questo e incrociare le esigenze con la realtà delle cose», ha detto a Radio 1.
L’idea di somministrare la seconda dose del vaccino in vacanza è stata sostenuta da diversi presidenti di Regione, e in particolare da Luca Zaia, presidente del Veneto, della Lega.
In un’intervista al Corriere della Sera, Zaia ha detto di essere convinto «che i turisti vadano accolti a braccia aperte» e che le vaccinazioni in vacanza non rappresenteranno un problema nell’organizzazione del piano vaccinale: «Si rilascia un certificato che riporta il lotto del vaccino e poi il turista potrà far registrare la vaccinazione a casa». Intanto i presidenti di Piemonte e Liguria, Alberto Cirio e Giovanni Toti, di centrodestra, stanno discutendo di un patto bilaterale che prevede di scambiarsi i dati sulla gestione delle prenotazioni, in modo da vaccinare i cittadini che si spostano tra le due regioni per turismo. Al momento il governo non ha preso una posizione sulla questione, al di là delle dichiarazioni di Sileri, ma è presumibile che nei prossimi giorni il tema verrà sottoposto dalle Regioni al presidente del Consiglio Mario Draghi perché cerchi una soluzione.
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