Israele e Hamas si sono accordati per un cessate il fuoco
Entrerà in vigore questa notte, hanno confermato le due parti, dopo undici giorni di guerra
Il governo israeliano ha annunciato giovedì sera di avere accettato una proposta di cessate il fuoco per sospendere i combattimenti contro Hamas, il gruppo radicale palestinese che governa di fatto la Striscia di Gaza. La proposta, già accettata da Hamas e dal Jihad Islamico, altro gruppo armato palestinese della Striscia, è stata mediata dall’Egitto nelle ultime ore ed entrerà in vigore alle due ora locale della notte tra giovedì e venerdì (all’1 ora italiana). L’ufficio del primo ministro israeliano, il conservatore Benjamin Netanyahu, ha specificato di avere accettato il cessate il fuoco «senza alcuna precondizione».
La guerra tra Israele e gruppi armati palestinesi della Striscia di Gaza era iniziata 11 giorni fa e aveva provocato l’uccisione di 232 palestinesi e 12 israeliani.
L’accordo sul cessate il fuoco potrebbe essere in parte il risultato delle pressioni internazionali degli ultimi giorni e dell’efficacia della mediazione egiziana, ma sembra per lo più motivato dal raggiungimento degli obiettivi che si era prefissato il governo israeliano prima della guerra: in particolare la riduzione significativa dell’arsenale militare di Hamas, inclusa la distruzione delle installazioni militari in cui venivano costruiti o assemblati i razzi da lanciare contro Israele, e il danneggiamento della rete di tunnel sotterranei usati dai gruppi armati della Striscia per importare sia beni di vario tipo aggirando il durissimo embargo imposto da Israele, sia materiale militare, soprattutto da Siria e Iran.
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Non sono ancora chiari i dettagli dell’accordo, al di là della sospensione dei combattimenti a partire dalle 2 della notte tra giovedì e venerdì. Giovedì sera un leader di Hamas ha detto ad Al Mayadeen, network affiliato al gruppo radicale libanese Hezbollah, che Hamas avrebbe ricevuto «garanzie che le aggressioni israeliane alla moschea di al Aqsa e a Sheikh Jarrah sarebbero state fermate».
Il riferimento è ai due eventi che erano stati causa scatenante della guerra: cioè l’intervento della polizia israeliana nel complesso della Spianata delle Moschee a Gerusalemme, lo stesso giorno dell’inizio dei bombardamenti, e lo sfratto di alcune famiglie palestinesi dal quartiere di Sheikh Jarrah di Gerusalemme est, che aveva provocato un notevole aumento di tensione tra israeliani e palestinesi. Il giornalista Barak Ravid, citando una sua fonte israeliana, ha scritto però che nell’accordo non sarebbe stato incluso alcun impegno israeliano riguardo alla moschea di al Aqsa e al quartiere di Sheikh Jarrah, smentendo di fatto la versione di Hamas.
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