Il CEO della Colonial Pipeline ha ammesso di avere autorizzato il pagamento di un riscatto di 4,4 milioni di dollari dopo l’attacco informatico del 7 maggio

(AP Photo/Chris Carlson)
(AP Photo/Chris Carlson)

Joseph Blount, CEO della Colonial Pipeline, uno dei più grandi e importanti oleodotti degli Stati Uniti, ha confermato al Wall Street Journal di avere autorizzato il pagamento di un riscatto di 4,4 milioni di dollari (circa 3,6 milioni di euro) per permettere la ripresa delle attività dell’oleodotto, bloccate a causa dell’attacco informatico compiuto il 7 maggio. L’attacco era stato compiuto con un “ransomware”, cioè un software malevolo installato dagli hacker che blocca alcuni dati, che possono essere sbloccati solo con il pagamento di un riscatto (in inglese ransom).

Blount ha raccontato che in cambio del pagamento del riscatto, avvenuto in bitcoin, la società aveva ricevuto uno strumento di decriptazione che aveva permesso di sbloccare i sistemi compromessi: erano poi serviti alcuni giorni per ripristinare tutte le attività, ricominciate il 16 maggio. In passato il governo statunitense si era raccomandato di non pagare riscatti per attacchi di questo genere, per non incentivare l’attività degli hacker: Blount stesso ha detto che in linea di principio era contrario al pagamento del riscatto, ma di non aver avuto scelta.