Cosa sta succedendo a Ceuta, città spagnola in Marocco
L'arrivo di migliaia di migranti dal Marocco ha fatto arrabbiare il governo spagnolo: ed è una storia con diversi precedenti
Negli ultimi due giorni l’arrivo di migliaia di migranti irregolari nella città di Ceuta, exclave spagnola circondata dal Marocco, ha aggravato le tensioni in corso da alcuni mesi tra Spagna e Marocco. Secondo i giornali spagnoli, il governo marocchino avrebbe rilassato i controlli alle frontiere come ritorsione per la decisione del governo spagnolo di accogliere nel paese per cure mediche un leader del Fronte Polisario, il movimento nazionalista che da più di 40 anni chiede al governo centrale marocchino l’indipendenza del territorio del Sahara Occidentale. I giornali spagnoli hanno ipotizzato però che gli ultimi eventi siano legati anche al tentativo del Marocco – non il primo – di sfruttare i flussi migratori verso la Spagna per ottenere denaro in cambio di cooperazione.
Il País ha scritto che la crisi in corso è la «più grave» affrontata dal primo ministro spagnolo Pedro Sánchez da quando è salito al governo, nel 2018. La situazione che si è creata negli ultimi due giorni a Ceuta è infatti senza precedenti: tra lunedì e martedì la città spagnola è stata raggiunta da più di 8mila migranti, circa 4mila dei quali sono già stati espulsi con modalità controverse. Lunedì sera Sánchez ha mobilitato anche l’esercito e il giorno seguente ha visitato Ceuta per fare pressioni sul Marocco e ottenere maggiore collaborazione.
Secondo quanto hanno raccontato alcuni attivisti al País e al Diario, già dal fine settimana circolava la voce che il Marocco avesse smesso di sorvegliare le proprie frontiere permettendo ai migranti che cercavano di raggiungere l’Unione Europea attraverso Ceuta di spostarsi più facilmente da un paese all’altro. Le forze di polizia marocchine dei comuni vicini a Ceuta, solitamente molto rigorose nei controlli di chi esce ed entra dalle frontiere, erano «insolitamente passive» verso i numerosi migranti che si erano visti partire dalle prime ore della notte tra domenica e lunedì.
Giovani uomini, famiglie e anche moltissimi minorenni – almeno 1.500, secondo fonti delle autorità locali citate dal País – hanno raggiunto soprattutto a nuoto o a bordo di piccole imbarcazioni le spiagge di Ceuta, superando le barriere che segnalano il confine: tra di loro c’erano molti migranti provenienti da diversi paesi dell’Africa centrale, ma soprattutto marocchini che stavano provando ad abbandonare il paese per ragioni economiche, vista la grave situazione provocata dalla pandemia.
L’enorme numero di persone arrivate nel giro di 48 ore in un territorio piccolissimo, dove abitano poco più di 80mila abitanti, ha subito causato un grosso problema di accoglienza, ma ha anche peggiorato le tensioni tra Spagna e Marocco per via di questioni che si trascinano da tempo.
Sembra che il motivo scatenante alla base di tutto sia stato la decisione della Spagna di far curare in un ospedale spagnolo Brahim Ghali, il segretario generale del movimento nazionalista Fronte Polisario, malato di COVID-19. Dopo la fine di un cessate il fuoco durato quasi trent’anni, lo scorso novembre i soldati marocchini avevano ripreso a scontrarsi col Fronte Polisario per il controllo sul territorio del Sahara occidentale – una disputa che va avanti da più di 40 anni – e la solidarietà spagnola nei confronti di Ghali era stata considerata un’offesa da parte del Marocco, che quindi aveva minacciato la Spagna di possibili ritorsioni.
Secondo El País, però, la vera questione alla base di queste minacce sarebbe un’altra, e precisamente il fatto che lo scorso dicembre l’allora presidente statunitense Donald Trump avesse riconosciuto la sovranità del Marocco sul Sahara occidentale.
La stampa spagnola ha sostenuto che sarebbe stato il riconoscimento di Trump a portare il governo marocchino a esercitare sempre più pressione sulla Spagna e sull’Unione Europea affinché altri paesi riconoscessero la sovranità del Marocco sulle aree che sono parzialmente controllate dal Fronte Polisario. El Diario ha scritto che rispetto alle dichiarazioni di Trump, la Spagna si era limitata ad aderire alle posizioni dell’ONU, che riconosce il Fronte Polisario come rappresentante legittimo del popolo saharawi, cioè quello che vive in alcune parti del deserto del Sahara occidentale: quindi facendo l’opposto di quello che aveva chiesto il Marocco.
Tra Marocco e Spagna, inoltre, emerge ciclicamente un altro motivo di tensione: cioè il tema della sovranità di Ceuta e Melilla (Melilla è l’altra exclave spagnola in Nord Africa), due territori che il governo marocchino rivendica come propri.
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Il governo spagnolo ha evitato di accusare direttamente il Marocco per la crisi migratoria, ma martedì Sánchez, in visita a Ceuta, ha sottolineato la necessità di difendere «l’integrità territoriale» della Spagna con fermezza e «con tutti i mezzi possibili».
L’attuale crisi tra Spagna e Marocco è stata ampiamente discussa anche nel Parlamento Europeo. La commissaria degli Affari interni della Commissione Europea, Ylva Johansson, ha ricordato che «le frontiere spagnole sono le frontiere europee» e ha invitato il Marocco a compiere il suo dovere per presidiare le uscite irregolari dal paese e per assicurarsi che «chi non ha diritto a rimanere venga espulso in maniera ordinata ed efficace». La posizione espressa da Johansson non ha sorpreso nessuno, visti i grandi sforzi dei paesi membri per bloccare i flussi migratori verso l’Europa nei paesi di partenza.
My statement in the #EPlenary on the situation in #Ceuta Spain.
Morocco is an important partner for the European Union across many areas & issues, not least effective and orderly migration management.#MigrationEU @UE_au_Maroc @MarocDiplomatie pic.twitter.com/Yypb58Ar7s— Ylva Johansson (@YlvaJohansson) May 18, 2021
Nel frattempo il ministero dell’Interno spagnolo ha detto che circa la metà delle persone che sono arrivate a Ceuta da lunedì è stata espulsa, ma non ha fornito molti dettagli sulle operazioni effettuate.
Secondo le informazioni ottenute dall’Agenzia di stampa spagnola EFE e confermate da diverse fonti di polizia citate dal País, molte espulsioni sarebbero state compiute in maniera controversa e sarebbero state “collettive”, senza dare la possibilità ai migranti di fare richiesta di asilo o di un’altra forma di protezione internazionale, come invece prevede la Convenzione europea dei diritti umani. Il ministero dell’Interno spagnolo ha sostenuto di avere effettuato «espulsioni di frontiera», quindi realizzate prima che i migranti avessero superato effettivamente il confine del paese di arrivo: diversi giornali hanno messo però in dubbio la spiegazione del governo, parlando di operazioni molto controverse e irregolari.
Tra le altre cose, il Collegio degli avvocati di Ceuta, che solitamente si occupa di seguire l’iter delle espulsioni in base alle norme di legge, ha detto di essere stato convocato soltanto alle 14 di martedì sebbene centinaia di migranti fossero stati già espulsi a partire da lunedì sera. Fonti del ministero dell’Interno hanno anche detto che molti migranti sono rientrati volontariamente in Marocco. Il tema delle espulsioni immediate compiute dalla polizia spagnola era stato affrontato anche in una recente sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che aveva dato ragione alla Spagna.
🔴 DIRECTO | Continúan las devoluciones en la frontera de Ceuta: el Gobierno ha desplegado al Ejército en la playa del Tarajal ante la crisis migratoriahttps://t.co/63bwDMyShY Vídeo de @NikoCastellano, enviado especial de @la_ser pic.twitter.com/BE34uYjtJZ
— Cadena SER (@La_SER) May 18, 2021
In questi giorni il governo marocchino ha commentato molto poco la crisi a Ceuta. Martedì, prima di incontrare la ministra degli Esteri spagnola, Arancha Gonzáles Laya, l’ambasciatrice marocchina in Spagna, Karima Benyaich, si è limitata a dire che «ci sono gesti che comportano conseguenze che vanno previste». Il governo marocchino ha richiamato l’ambasciatrice dopo che Laya aveva detto di essere «disgustata» da quello che sta accadendo.
Da tempo Spagna e Marocco hanno un accordo riguardo ai migranti: i governi spagnoli danno soldi a quelli marocchini in cambio della loro cooperazione sulla gestione dei flussi alle frontiere.
I giornali spagnoli hanno osservato che il governo marocchino aveva rilassato i controlli ai confini già in altre occasioni, proprio con l’obiettivo di esercitare pressione sulle autorità spagnole o europee per ottenere più fondi oppure per aumentare il suo potere rispetto a questioni particolarmente delicate, come nel caso del conflitto nel Sahara Occidentale. In un fine settimana dell’agosto del 2014, per esempio, le autorità marocchine avevano favorito la partenza di più di 3mila migranti che volevano attraversare lo stretto di Gibilterra perché la Guardia Civil spagnola aveva fermato la nave del re marocchino Mohamed VI per un controllo di routine, facendo infuriare il sovrano.