Si continua a negoziare per un cessate il fuoco fra Israele e Striscia di Gaza
Joe Biden ha detto a Israele di aspettarsi una netta riduzione delle violenze già oggi, ma potrebbe non bastare per una tregua
La guerra tra Israele e gruppi armati palestinesi della Striscia di Gaza è iniziata da dieci giorni, e nelle ultime ore sembra che un accordo per un cessate il fuoco sia diventato più probabile di quanto non lo fosse nei giorni scorsi.
Oltre a una pressione internazionale sempre maggiore, e al lavoro di mediazione di paesi come Egitto e Qatar, mercoledì il presidente statunitense Joe Biden ha detto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di aspettarsi una riduzione dell’intensità dei bombardamenti israeliani sulla Striscia già da oggi, che potrebbe facilitare una tregua tra le parti. Le parole di Biden sono importanti perché finora gli Stati Uniti, alleati di Israele, avevano bloccato tutti i tentativi del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di auspicare pubblicamente un cessate il fuoco, e avevano difeso i metodi e la strategia utilizzati dal governo israeliano. Non significa comunque che saranno determinanti a convincere Israele a fermare la guerra.
I bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza e i lanci di razzi dalla Striscia verso Israele sono proseguiti anche mercoledì. Israele, che può contare su una superiorità militare netta rispetto ai gruppi palestinesi, ha detto di avere compiuto diversi attacchi aerei per colpire i tunnel sotterranei usati soprattutto da Hamas, il gruppo radicale che governa la Striscia, per trasportare e accumulare materiale bellico e per nascondere i suoi leader.
Dall’inizio della guerra sono stati uccisi 219 palestinesi, tra cui 63 bambini, e 12 israeliani, tra cui un bambino e un soldato. Le autorità palestinesi non hanno detto quante tra le persone uccise fossero civili, e quanti combattenti: Hamas e il Jihad Islamico – altro gruppo armato della Striscia, più piccolo di Hamas – hanno parlato di 20 combattenti uccisi, mentre per Israele sarebbero almeno 130. Secondo l’ONU, circa 58mila palestinesi sono stati costretti a lasciare la propria casa a causa dei bombardamenti compiuti da Israele.
Finora i principali tentativi diplomatici per un accordo sul cessate il fuoco sono stati avviati dalla Francia e dall’Egitto.
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La Francia ha scritto una risoluzione da presentare al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, organo di cui fa parte in maniera permanente e in cui gode anche del diritto di veto insieme a Stati Uniti, Cina, Russia e Regno Unito (a causa di Brexit, la Francia è rimasta l’unico paese dell’Unione Europea con la possibilità di esercitare il veto). Il testo della risoluzione non è ancora stato diffuso, ma diplomatici dell’ONU sentiti dal New York Times hanno specificato che il linguaggio usato è stato pensato per poter essere accettato da tutti i 15 paesi che fanno parte del Consiglio di Sicurezza. Non si sa ancora quando sarà votata e che posizione assumeranno gli Stati Uniti.
Secondo i giornalisti del Guardian Martin Chulov e Julian Borger, inoltre, l’azione da mediatore dell’Egitto avrebbe guadagnato consensi tra le fazioni di Gaza, anche se al momento non si conoscono i dettagli sulle condizioni poste da Hamas per fermare il lancio di razzi verso Israele.
Mercoledì, in un incontro con gli ambasciatori stranieri, Netanyahu ha però ribadito che Israele non decide «col cronometro in mano», ma sulla base degli obiettivi che si era prefissato e che riuscirà a raggiungere attraverso i bombardamenti sulla Striscia. Secondo il governo israeliano, gli attacchi in corso avrebbero già inflitto colpi molto duri ad Hamas e al Jihad Islamico, tanto da riportarli indietro di «molti anni» per quando riguarda la capacità di produrre armi.