Il misterioso “gigante” di Cerne Abbas
Sappiamo ancora poco del perché la grande figura col pene eretto fu disegnata su una collina inglese: ma ora possiamo dire più o meno quando
Negli anni Cinquanta, nonostante i tentativi, il sesto Marchese di Bath Henry Thynne e la sua seconda moglie, Virginia Tennant, non riuscivano ad avere figli. Per provare a risolvere il loro problema decisero di andare in visita a Cerne Abbas, un villaggio del Dorset, nel sud del Regno Unito, e dare credito a un’antica credenza popolare che lo descriveva come un luogo che faceva al caso loro. Era una collina sulla quale, da un tempo indefinito e probabilmente remotissimo, era disegnata una gigantesca figura umana, scavata nella terra e delimitata da linee di roccia calcarea, con una clava nella mano destra e un vistoso pene eretto. Secondo la leggenda, chi aveva problemi a concepire doveva sedersi proprio sul pene, lungo circa 8 metri: la sua fertilità ne avrebbe beneficiato.
Dieci mesi dopo alla coppia nacque effettivamente una figlia, ma non è per le sue presunte doti soprannaturali che di recente si è tornati a parlare del cosiddetto “gigante” di Cerne Abbas. Dopo decenni in cui la sua origine era stata dibattuta, un gruppo di ricercatori è riuscito a stabilire che l’opera fu fatta molto probabilmente nell’Alto medioevo, cioè tra il quinto e l’undicesimo secolo circa. La figura, alta quasi 55 metri, era un enigma che gli storici e gli archeologi non riuscivano a risolvere, a causa della sostanziale mancanza di indizi. Le principali teorie la facevano risalire all’Età del Bronzo – tra il 2300 a.C. e il 700 a.C. – ma altre ipotizzavano che fosse molto più recente, perché nel Cinquecento nelle vicinanze c’era un monastero e quindi sembrava impensabile che dei monaci si fossero stanziati in un posto con un simile panorama.
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In un lungo articolo del New Yorker è stato raccontato il lavoro dell’archeologo Martin Papworth, che si è occupato degli scavi per stabilire le origini del gigante. Papworth fa parte del National Trust, un’organizzazione che tutela il patrimonio britannico, e insieme a un team di archeologi e archeologhe ha eseguito per un anno alcuni scavi intorno al profilo della figura del gigante, attraverso gli strati di calcare scavati sulla collina. La tecnica usata per datare l’opera è stata ispirata dai rilevamenti che erano stati fatti su un altro sito simile, quello del cavallo bianco di Uffington, sempre in Inghilterra, nell’Oxfordshire.
Semplificando, la tecnica in questione prevede la misurazione delle radiazioni ionizzanti di origine naturale (raggi X e raggi gamma) assorbite da un determinato materiale dall’ultima volta che è stato esposto alla luce: più lungo è il periodo durante cui il materiale è stato sotterrato dai sedimenti, maggiore è la quantità di radiazioni che viene rilevata. Questa tecnica ha permesso di stabilire che il cavallo di Uffington – anch’esso fatto di roccia calcarea – risale a un periodo compreso tra il 1380 a.C. e il 550 a.C.: anche se non è una stima molto precisa, permette almeno di restringere il campo delle ipotesi.
Il National Trust da tempo voleva utilizzare questa tecnica anche sul gigante di Cerne Abbas, ma fino al 2019 erano mancati i fondi per farlo. Quell’anno fu finanziato il progetto e Papworth iniziò gli scavi. Inoltre, fu avviata un’indagine parallela da un altro archeologo del National Trust, Mike Allen, specializzato nel rilevare tracce di fossili nel terreno. Durante le rilevazioni Allen scoprì che in alcuni sedimenti contemporanei al gigante c’erano i resti di una particolare specie di lumaca, introdotta in Inghilterra solamente in epoca romana, o tardo-antica. La sua presenza indica che quel particolare strato geologico non può essere precedente al Medioevo.
«La risposta ai dubbi sull’origine medievale o preistorica del gigante fu trovata subito», ha detto Allen a Rebecca Mead, autrice dell’articolo del New Yorker. «Chiaramente, in presenza di queste lumache, è medievale o di un periodo successivo». La scoperta è stata accolta con disappunto da Allen, che avrebbe preferito che il sito fosse preistorico. «Questo tipo di iconografia in genere la vediamo nella preistoria. Intorno al gigante ci sono altri monumenti preistorici, proprio qui sopra ci sono siti dell’Età del Ferro. E ci sono siti dell’Età del Bronzo qui di fronte. Sappiamo che alcune comunità preistoriche dall’Età del Bronzo in avanti vivevano qui, allevavano bestiame. Sarebbe stato bello se avessero lasciato un segno con il gigante».
Le rilevazioni di Papworth, che sono terminate poco prima che la pandemia da coronavirus cominciasse a diffondersi nel Regno Unito, sono arrivate alla stessa conclusione, e cioè che probabilmente il gigante fu fatto durante il periodo dei Sassoni – l’antico popolo germanico che migrò nell’odierna Inghilterra nel quarto secolo d.C. – tra il 700 e il 1100. Tuttavia la scoperta non spiegava del tutto altri aspetti della storia del gigante: per esempio, perché il primo documento che cita l’opera, scritto dal guardiano della chiesa vicina, è solo del 1694?
Papworth e Allen sostengono che per molti anni il gigante sia stato abbandonato o dimenticato, motivo per cui a un certo punto probabilmente fu semi-nascosto dall’erba cresciuta in mezzo al calcare. Inoltre, gli storici e gli archeologi non hanno la certezza che l’attuale forma del gigante sia la stessa di quando fu creato. Papworth e i colleghi non hanno fatto rilevazioni nel terreno intorno al pene, quindi non hanno potuto escludere che sia stato aggiunto anni o secoli dopo, e che quindi in precedenza il gigante catturasse meno l’attenzione.
Un indizio a sostegno di questa ipotesi è il fatto che, come rilevato da alcune scansioni aeree, la cinta del gigante un tempo continuava anche nella zona dove ora si trova il pene. Secondo Papworth è probabile che il gigante fosse una sorta di indicazione, come un cartello stradale che indicava la via ai viaggiatori verso la chiesa: «Magari un tempo indossava i pantaloni!».
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