È morto Franco Battiato

Era stato uno dei più grandi e amati cantautori italiani, aveva 76 anni

(ANSA-ZUMAPRESS)
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Franco Battiato, uno dei più importanti e amati cantautori italiani della seconda metà del Novecento, è morto a 76 anni. Da anni sulle sue condizioni di salute c’era un certo riserbo, ma si sapeva che non erano buone. L’annuncio della morte è arrivato dalla famiglia, che ha aggiunto che i funerali si terranno in forma privata.

Tra gli anni Settanta e Ottanta Battiato era stato tra i più originali e innovativi artisti italiani, raggiungendo un grandissimo successo in particolare con il disco La voce del padrone (1981), nel quale erano contenute alcune delle sue canzoni più celebri come “Cuccurucucù” e “Centro di gravità permanente”. Produsse una gran quantità di dischi, esplorando vari generi, dal pop al progressive rock alla musica sperimentale ed elettronica, che accompagnava con testi notoriamente ricercati che diventarono praticamente un genere letterario.

Nato in provincia di Catania nel 1945, si formò musicalmente a Milano negli anni Sessanta dove conobbe tra gli altri Giorgio Gaber che lo aiutò a fare uscire le prime canzoni e a fare le prime apparizioni in televisione. Negli anni Settanta si allontanò dalla musica più pop per darsi a quella che si rifaceva alle sonorità del progressive rock inglese, pubblicando il suo primo disco Fetus, in cui mise molti ingredienti che avrebbero caratterizzato la sua produzione successiva, dagli strumenti elettronici ai riferimenti colti. Nel 1973 uscì Sulle corde di Aries, un disco ricco di strumenti tipicamente orchestrali e influenzato dalla musica etnica.

Dopo anni di sperimentazioni varie e di crescente popolarità nella vivace scena della musica alternativa e della controcultura italiana conobbe il violinista Giusto Pio, con cui avrebbe collaborato a lungo. Alla fine del decennio passò alla casa discografica EMI con la quale avrebbe fatto i suoi dischi più famosi e popolari, conservando il gusto per l’avanguardia degli anni precedenti e unendolo a una grande sensibilità per melodie trascinanti, arrangiamenti contemporanei, commistioni di generi diversi ed esotici, e testi pindarici e ricchi di citazioni.

Nel giro di pochi anni fece uscire alcuni dei suoi dischi di maggior successo: L’era del cinghiale bianco (1979), Patriots (1980), La voce del padrone (1981) e L’arca di Noè (1982), che contenevano tra le altre “Prospettiva Nevski”, “Radio Varsavia”, “Voglio vederti danzare” e “Scalo a Grado”. In questi anni Battiato raggiunse una grande popolarità che fu accompagnata da estesi riconoscimenti della critica. Nel 1984 andò anche all’Eurovision Song Contest, cantando “I treni di Tozeur” con Alice ed estendendo il suo successo fuori dall’Italia.

Continuò a pubblicare dischi con grande frequenza, con risultati altalenanti, finché negli anni Novanta iniziò una proficua collaborazione con il filosofo e poeta siciliano Manlio Sgalambro. Tra le sue produzioni recenti più apprezzati ci fu la cosiddetta “trilogia dei Fleurs”, pubblicata tra gli anni Novanta e i Duemila. Nel 2012 entrò nella giunta regionale del presidente siciliano Rosario Crocetta, come assessore alla Cultura, incarico da cui sarebbe stato rimosso pochi mesi dopo per un’uscita sessista che causò estese polemiche. Nel 2017 aveva fatto il suo ultimo concerto, e poi si era progressivamente ritirato dalla vita pubblica, pubblicando un ultimo disco – Torneremo ancora – nel 2019. Viveva nella sua casa di Milo, ai piedi dell’Etna.