Quali sono i tempi della seconda dose
Se ne discute per la valutazione del CTS di ritardare i richiami con Pfizer-BioNTech e Moderna oltre i giorni finora previsti
Martedì la direttrice medica di Pfizer Italia, Valentina Marino, ha commentato su SkyTg24 la valutazione del Comitato tecnico scientifico (CTS) sull’opportunità di estendere l’intervallo tra la prima e la seconda dose del vaccino Pfizer-BioNTech fino a 42 giorni rispetto agli attuali 21, esposta la scorsa settimana in una circolare. Marino ha ricordato che «il vaccino è stato studiato per una seconda somministrazione a 21 giorni» e ha invitato ad «attenersi a quello che è emerso dagli studi scientifici perché questo garantisce i risultati che hanno permesso l’autorizzazione».
Le dichiarazioni di Marino sono state ampiamente riprese dai giornali. Alcuni hanno parlato di “doccia fredda” per il CTS e di possibili ulteriori revisioni dei piani per la somministrazione delle seconde dosi in Italia. In realtà, il CTS ha basato le proprie valutazioni sull’esperienza di quanto avvenuto finora nel Regno Unito e negli altri paesi dove si è deciso di ritardare le seconde somministrazioni, tenendo anche in considerazione le valutazioni delle autorità sanitarie degli Stati Uniti che indicano come accettabile un richiamo entro i 42 giorni.
I tempi delle seconde dosi
La data della somministrazione della seconda dose varia in base al tipo di vaccino che si è ricevuto e ad altre eventuali valutazioni mediche, che devono comunque portare a stabilire una data entro gli intervalli di tempo indicati dalle autorità sanitarie.
Pfizer-BioNTech
Per il vaccino di Pfizer-BioNTech la seconda dose non può essere somministrata prima di 21 giorni, come indicato dalle stesse aziende che hanno ricevuto l’autorizzazione di emergenza in base a questo intervallo, la cui efficacia è stata verificata nei test clinici. Il CTS ha indicato che tra la prima e la seconda dose possono trascorrere comunque fino a 42 giorni.
Moderna
Nel caso del vaccino di Moderna, l’azienda produttrice consiglia di procedere con la seconda dose a 28 giorni di distanza dalla prima. È comunque possibile ritardare il richiamo e anche per questo vaccino il CTS indica la possibilità di attendere fino a 42 giorni.
AstraZeneca
Il vaccino di AstraZeneca prevede che la seconda dose possa essere somministrata in un intervallo compreso tra 28 e 84 giorni dalla prima somministrazione. Alcuni studi hanno evidenziato una migliore protezione nel caso in cui il richiamo avvenga nel corso della dodicesima settimana, quindi a ridosso dello scadere degli 84 giorni. Studi e valutazioni sono ancora in corso, ma viene comunque consigliato di effettuare la seconda dose il più avanti possibile nel tempo, naturalmente entro gli 84 giorni.
Johnson & Johnson
Il vaccino di Johnson & Johnson è simile a quello di AstraZeneca, ma è stato sperimentato con diverse condizioni e con l’obiettivo di verificare se una sola dose fosse sufficiente per proteggere dalle forme gravi di COVID-19. Viene quindi somministrato con un’unica dose e non necessita di richiamo qualche settimana dopo, come avviene invece con gli altri vaccini autorizzati finora.
Come sapere la data della seconda dose
Nella maggior parte dei casi, la data della seconda somministrazione viene comunicata dal personale sanitario quando si riceve la prima dose. In alcune circostanze può essere richiesto un rinvio, se per esempio si hanno impedimenti, ma in linea di massima conviene attenersi alle indicazioni ricevute non solo per motivi sanitari, ma anche per non complicare l’organizzazione della campagna vaccinale in una fase in cui devono essere vaccinate ancora decine di milioni di persone.
Negli ultimi giorni alcune regioni come Piemonte, Toscana, Liguria, Campania, Emilia-Romagna e Lazio hanno iniziato a estendere l’intervallo tra la prima e la seconda dose dei vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna, come consigliato dal CTS. Nel Lazio, per esempio, si è deciso che dal 17 maggio il richiamo del vaccino Pfizer-BioNTech sarà effettuato dopo 35 giorni e non più entro i 21 giorni indicati in precedenza. La regola si applicherà anche a chi aveva già ricevuto la prima dose ed era in attesa della seconda a partire dal 17 maggio. La regione invierà SMS e altre comunicazioni agli interessati per indicare lo slittamento del richiamo.
Prendere tempo
Estendere l’intervallo tra prima e seconda somministrazione fa aumentare la disponibilità di dosi per la prima iniezione e consente quindi di vaccinare parzialmente un maggior numero di persone. Anche per questo motivo l’estensione era stata sostenuta con una certa convinzione dal Commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo, che ha la responsabilità del coordinamento della logistica per la campagna vaccinale.
I benefici erano stati spiegati anche dal CTS nella circolare della scorsa settimana:
In uno scenario in cui vi è ancora necessità nel Paese di coprire un elevato numero di soggetti a rischio di sviluppare forme gravi o addirittura fatali di COVID-19, si configurano condizioni in cui è opportuno dare priorità a strategie di sanità pubblica che consentano di coprire dal rischio il maggior numero possibile di soggetti nel minor tempo possibile.
Protezione
I dati clinici e sulle campagne vaccinali in alcuni paesi raccolti finora indicano che dopo la somministrazione della prima dose del vaccino di Pfizer-BioNTech o di Moderna si sviluppa nella maggior parte dei casi (più dell’80 per cento) una forte protezione contro le forme gravi di COVID-19. Questa aumenta ulteriormente al ricevimento della seconda dose, anche nel caso in cui sia somministrata dopo i 21 giorni consigliati dalle aziende produttrici.
Già da tempo i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), tra le più importanti istituzioni sanitarie negli Stati Uniti, avevano inserito nelle loro linee guida la possibilità di ricevere il richiamo dei vaccini di Pfizer-BioNTech e di Moderna fino a 42 giorni dalla prima dose. I CDC specificano comunque che di preferenza la seconda dose «dovrebbe essere somministrata il più vicino possibile all’intervallo indicato, ma non prima».
Seconda dose AstraZeneca
Nel caso del vaccino di AstraZeneca il CTS non ha fornito indicazioni su estensioni dell’intervallo tra le due dosi, già piuttosto ampio, ma ha comunque ribadito la sicurezza del vaccino per effettuare i richiami. Le indicazioni sono contenute sempre nella circolare della scorsa settimana e tengono conto delle evidenze scientifiche emerse finora, specialmente dopo i rarissimi casi di problemi circolatori (trombosi) riscontrati in alcuni vaccinati dopo la prima dose.
Se non si sono riscontrati problemi dopo la dose iniziale, non ci sono controindicazioni per ricevere anche la seconda con lo stesso vaccino. Sono comunque in corso ulteriori approfondimenti soprattutto sulla base dei dati dal Regno Unito, paese che ha utilizzato più di tutti i vaccini di AstraZeneca in Europa procedendo con una massiccia somministrazione delle prime dosi.
Al momento non ci sono invece indicazioni sull’opportunità di utilizzare vaccini diversi tra la prima e la seconda somministrazione. Nelle scorse settimane vari esperti avevano sconsigliato di seguire questa strada, visto che non esistono dati clinici affidabili sul livello di protezione che si può ricevere.