I bombardamenti tra Israele e Striscia di Gaza
Stanno proseguendo da lunedì, nella Striscia e in Israele sono state uccise almeno 30 persone e la situazione potrebbe peggiorare
Da lunedì sta proseguendo il lancio di razzi tra Israele e gruppi armati palestinesi iniziato a seguito degli scontri tra palestinesi e polizia israeliana sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme. Finora sono stati lanciati oltre 400 razzi dalla Striscia verso Israele, e sono stati diversi i bombardamenti compiuti dall’esercito israeliano sulla Striscia.
Nella serata di martedì decine di razzi sono state lanciate su Tel Aviv, buona parte delle quali intercettate dai sistemi di difesa israeliani. Un razzo ha comunque colpito un autobus: le autorità israeliane hanno in seguito comunicato che il veicolo era vuoto. I lanci sono stati organizzati dai gruppi armati palestinesi dopo la distruzione di un palazzo nella Striscia con alcuni uffici politici di Hamas.
Secondo fonti palestinesi, nei bombardamenti israeliani sarebbero state uccise almeno 28 persone, di cui nove bambini; altri 700 palestinesi erano stati feriti negli scontri a Gerusalemme iniziati lunedì mattina e proseguiti per parecchie ore. Israele ha detto di avere colpito vari obiettivi militari nella Striscia, tra cui 14 militanti palestinesi responsabili di avere lanciato razzi contro il territorio israeliano.
Due lanci di razzi dalla Striscia verso Ashkelon, città nel sud di Israele, hanno provocato la morte di due persone e il ferimento di oltre 30, con la necessità di alcuni ricoveri in ospedale per trattare le ferite subite.
Gli eventi di lunedì e martedì stanno facendo temere una possibile escalation di violenze tra gruppi palestinesi e Israele, che secondo alcuni analisti potrebbe sfociare in una nuova guerra.
Per il momento sembra che il governo israeliano abbia escluso una possibile invasione di terra della Striscia di Gaza, ma non è chiaro cosa succederà. Le violenze in corso sono infatti le peggiori dai tempi dell’ultima guerra combattuta fra i gruppi armati palestinesi e Israele, nel 2014, e le due parti non sembrano intenzionate a fare un passo indietro: Hamas e altri gruppi di Gaza hanno minacciato di proseguire il lancio di razzi contro Israele (razzi che comunque sono per lo più intercettati dal sistema antimissilistico di difesa israeliano Iron Dome), mentre Netanyahu ha annunciato che i combattimenti potrebbero «andare avanti per un po’ di tempo».
Nelle ultime ore, inoltre, si sono diffuse le proteste in diverse città israeliane per quello che era successo a Gerusalemme. Per esempio a Lod, città nel centro di Israele, la polizia ha arrestato un uomo ebreo sospettato di essere coinvolto nell’uccisione di un uomo arabo. Una possibilità che si sta investigando, ha scritto Haaretz, è che l’uomo arabo sia stato ucciso dai residenti di un quartiere della città dopo che un gruppo di arabi israeliani aveva lanciato pietre contro alcune case di persone appartenenti alla comunità ebraica. Altre violenze si sono verificate in diverse città israeliane.
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I lanci di razzi e le violenze di lunedì e martedì sono stati il culmine di tensioni che andavano avanti da settimane e che si erano concentrate a Sheikh Jarrah, quartiere di Gerusalemme dove era stato disposto lo sfratto di tre famiglie palestinesi (tema su cui deve ancora esprimersi in via definitiva la Corte Suprema israeliana): il tema dello sfratto è molto ampio ed è parte di una complessa lunga disputa legale sulla pertinenza del territorio.
All’aumento della tensione avevano contribuito anche altri fattori, come la frustrazione dei palestinesi per l’annullamento delle imminenti elezioni politiche – che il presidente palestinese Mahmoud Abbas aveva attribuito allo scarso coordinamento con le autorità israeliane – e più di recente le limitazioni imposte dalle autorità israeliane ai palestinesi che intendevano celebrare il mese sacro del Ramadan a Gerusalemme, giustificate dalla pandemia.
Lunedì le tensioni erano poi sfociate negli scontri sulla Spianata delle Moschee, durante i quali la polizia israeliana aveva usato anche granate stordenti all’interno della moschea di al Aqsa. I palestinesi protestavano contro una marcia nazionalista israeliana che avrebbe dovuto celebrare la conquista di Israele della parte est di Gerusalemme avvenuta durante la Guerra dei Sei Giorni del 1967; la marcia era stata poi annullata a causa delle violenze. Gli scontri avevano poi spinto i gruppi armati palestinesi della Striscia a lanciare razzi contro Gerusalemme, il quale aveva poi risposto bombardando la Striscia.