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  • Domenica 9 maggio 2021

Una strana storia che riguarda l’orso più grande della Romania e il principe del Liechtenstein

I giornali e gli ambientalisti romeni accusano l'uomo di avere ucciso l'orso illegalmente, per poterlo esporre come trofeo: e non sarebbe un caso isolato

Una foto dell'orso, Arthur, scattata nel 2019 dalla ong Agent Green (Agent Green/ ANSA)
Una foto dell'orso, Arthur, scattata nel 2019 dalla ong Agent Green (Agent Green/ ANSA)
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Da giorni gli ambientalisti e i giornali romeni hanno accusato il principe Emanuel del Liechtenstein – il principato che si trova tra Svizzera e Austria – di aver ucciso l’orso bruno più grande della Romania durante una battuta di caccia lo scorso marzo. Il caso ha fatto riemergere le polemiche sulle assegnazioni dei permessi di caccia all’orso in Romania, che vengono concessi per uccidere specifici esemplari ma secondo diversi esperti finiscono col permettere a chi li ottiene di dedicarsi alla caccia indiscriminata degli esemplari più pregiati, che invece è vietata.

A marzo il principe Emanuel, che vive in Austria, aveva ottenuto dal ministero per l’Ambiente romeno un permesso di quattro giorni per cacciare e uccidere una piccola orsa che aveva danneggiato alcune proprietà in un’area protetta vicino ai monti Carpazi, nel nord della Romania. Secondo gli ambientalisti, però, il principe avrebbe sparato a un altro animale, un maschio, uccidendolo: questo orso aveva 17 anni, era soprannominato Arthur ed era l’orso bruno più grande osservato nel paese in tempi recenti. Secondo un comunicato stampa di Agent Green, una importante ong ambientalista romena, Arthur era probabilmente il più grande esemplare di orso bruno che viveva nell’Unione Europea (in una conferenza stampa il primo ministro romeno Florin Cîțu ha cercato di minimizzare l’incidente sostenendo che Arthur in realtà non fosse così grande).

Un funzionario del ministero per l’Ambiente romeno, Octavian Berceanu, ha detto ad AP che le autorità del paese hanno aperto un’inchiesta per chiarire le cause dell’abbattimento di Arthur, e che il bracconaggio è considerato fra le ipotesi plausibili. Diversi giornali, tra cui il New York Times, hanno provato a contattare l’ufficio del principe del Liechtenstein, ma i suoi portavoce hanno risposto ad AFP che non avevano commenti da fare, e hanno definito la questione «privata e personale».

La Romania è il paese dell’Unione Europea dove vive il maggior numero di orsi: secondo i dati ufficiali sono circa 6mila (in Italia sono appena un centinaio). Non è raro che le femmine di orso bruno si avvicinino ai centri abitati e provochino qualche danno alle proprietà o alle attività agricole, ed è per questo che in Romania è permesso uccidere questi animali: ma soltanto in queste circostanze, e in ogni caso solo dopo aver ottenuto un regolare permesso da parte delle autorità. Ogni altra forma di caccia all’orso, come la caccia grossa – che si pratica per il “piacere” di cacciare una grossa preda, per poi ucciderla ed esporla come trofeo – è vietata dal 2016.

Secondo Paun «è chiaro che il principe non fosse venuto [in Romania, ndr] per risolvere il problema della gente del posto, ma per uccidere l’orso e portare a casa il trofeo più grosso». Tra le altre cose, gli ambientalisti hanno detto di ritenere improbabile che Arthur possa essere stato ucciso per errore: sarebbe infatti molto difficile confondere un grande esemplare maschio da una femmina, molto più piccola. Secondo i documenti ottenuti da Associated Press, il principe Emanuel si era procurato il permesso di caccia pagandolo presumibilmente circa 7mila euro.

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L’attivista della ong austriaca VGT Ann-Kathrin Freude ha spiegato a Politico che «non siamo in grado di misurare l’altezza di tutti gli orsi, ma abbiamo l’indicazione del “punteggio”» che viene assegnato nei circoli del bracconaggio a ognuno di loro, ovvero il “valore” che viene attribuito a una preda che viene cacciata e uccisa. Freude ha detto che il punteggio per «gli orsi migliori» che si possono uccidere è di circa 600 punti: e a giudicare dalle misurazioni effettuate sulla sua carcassa, Arthur “valeva” 592,8 punti. È quindi probabile che possa essere stato preso di mira da un gruppo di cacciatori.

Secondo Csaba Domokos, esperto di orsi dell’organizzazione per la conservazione degli animali Milvus Group, casi come questo evidenziano un problema sistemico in Romania. Secondo Domokos succede spesso che gli orsi che vengono uccisi dai cacciatori non abbiano niente a che fare con quelli che sono segnalati come molesti, e per cui vengono richiesti e ottenuti i permessi di caccia. Di solito sono le femmine a spingersi fino ai villaggi in cerca di cibo; ma uccidere un maschio è più prestigioso e può essere anche più remunerativo, se il cacciatore decide di vendere la carcassa.

Il dubbio degli attivisti è che i controlli sull’attuale sistema con cui vengono rilasciati i permessi dalle autorità non siano abbastanza stringenti e lascino spazio a una serie di abusi, frodi e violazioni a danno della popolazione degli orsi. Lo stesso Berceanu ha ammesso al New York Times che nella richiesta del permesso rilasciato al principe del Liechtenstein era stato scritto che l’orsa si era avvicinata ai centri abitati e aveva provocato danni «per venti giorni di fila»: a supporto dell’accusa, però, non c’era nemmeno una fotografia che lo dimostrasse.

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