Una canzone di Dawn Kinnard

Una ballata rock e qualche indiscrezione

Isabelle Adam

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Joan Armatrading ha appena compiuto 70 anni e sta facendo uscire un disco nuovo: nel singolo lei fa tutto il lavoro e rende niente male una canzone altrimenti inutile.
Venerdì esce il disco nuovo di Vasco Brondi, che ha già diffuso due singoli: a me piace più il secondo, ma ancora di più la canzone sul mare Adriatico, che ho sbirciato, una specie di tormentone-dell’estate virato Vasco Brondi. Ne riparliamo.
A un certo punto, miei piccoli lettori, apparve in una pubblicità della Levi’s un ragazzo dei cui poster furono tappezzate le camerette di tutte le nostre coetanee teenager, e noi maschi per gelosia sostenemmo che non fosse figo per niente, con quelle guanciotte e gli occhi a palla che sembrava un bebé sovradimensionato. Andò forte anche per una canzone, poi sparì dalla scena: è morto ieri, povero Nick Kamen.
Una riflessione successiva alle iniziali meraviglie con cui avevo segnalato il ricco repertorio canoro degli operai che stanno lavorando alle facciate del condominio dove vivo, impacchettato dai ponteggi da mane a sera senza sapere se piova o ci sia il sole. La riflessione è che cantano tanto, cantano in tanti, e con delle scelte musicali del tutto démodé e quindi straordinariamente raffinate: che vanno da Firenze sogna a melodie in spagnolo emesse da qualche apparecchio (radioline, sarebbe la parola coerente) su cui prevalgono le voci degli operai stessi, cosmopoliti. E questa cosa che le persone lavorano, e intanto cantano, dall’altra parte di questi muri in cui qua dentro suonano altre musiche, nella sua ovvietà, mi pare molto bella.

All in your head
Dawn Kinnard

All in your head su Spotify non c’è
All in your head su Apple Music non c’è
E allora almeno su Tidal
All in your head su YouTube

È una di quelle ballate rock con l’andamento alla Creep dei Radiohead, in cui l’andamento si conserva anche nel refrain ma picchiando più forte sugli strumenti e poi rimettendoli nelle custodie al rientro nella strofa. Lei ci aggiunge una voce di Paperino con la raucedine il cui risultato è molto migliore di quello che questa mia improvvisata definizione può far pensare.

Lei si chiama Dawn Kinnard, americana della Pennsylvania ma con frequentazioni del sud, e fece questo primo disco nel 2008 e poi un altro due anni dopo e poi è sparita dalla circolazione. Scopro ora, con un po’ di ricerche, che lavora in un elegante negozio di parrucchiere a Nashville, e mi fermo con imbarazzo e timore di indiscrezione a chiedermi: c’è da dispiacersi per il ridimensionamento della sua carriera musicale, oppure da rallegrarsi che si sia sistemata in modo diversamente stabile e sereno (ammesso che lo sia)? Ma forse l’indiscrezione è eccessiva ed è giusto farsi i fatti propri e continuare a far girare la canzone in loop.

It’s all in your head
That’s what they say


All in your head su Spotify non c’è
All in your head su Apple Music non c’è
E allora almeno su Tidal
All in your head su YouTube