Gli Stati Uniti sosterranno la sospensione dei brevetti per i vaccini

La nuova posizione presa da Joe Biden è stata definita «storica», ma per avere effetti dovrà esserci consenso dentro al WTO

Gli stock di vaccini Pfizer-BioNTech vengono estratti dai frigoriferi (Cecilia Fabiano/ LaPresse)
Gli stock di vaccini Pfizer-BioNTech vengono estratti dai frigoriferi (Cecilia Fabiano/ LaPresse)

Gli Stati Uniti hanno annunciato di essere a favore della sospensione dei brevetti per i vaccini contro il coronavirus, in modo da consentirne la produzione anche ad altre aziende oltre a quelle che li hanno sviluppati e detengono quindi la proprietà intellettuale. Il sostegno all’iniziativa è stato comunicato dalla rappresentante al commercio per gli Stati Uniti, Katherine Tai, all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), il più importante organo per regolamentare e armonizzare le attività e gli scambi commerciali a livello globale.

L’opportunità di sospendere i brevetti sui vaccini contro il coronavirus è discussa ormai da mesi e vede contrapposti alcuni paesi e le aziende farmaceutiche. I sostenitori ritengono che con la sospensione si potrebbe accelerare la produzione dei vaccini, mentre i contrari dicono che i processi produttivi sono molto più complicati e che i ritardi nella produzione e nelle consegne non derivano da problemi legati alle limitazioni per la proprietà intellettuale.

Tra i principali sostenitori della sospensione ci sono India e Sudafrica, alla guida di un gruppo di almeno 60 paesi che da ormai sei mesi chiede una revisione delle regole per i brevetti dei vaccini. Finora la proposta si era scontrata con la contrarietà dell’Unione Europea e degli Stati Uniti. L’amministrazione statunitense precedente all’attuale, quella di Donald Trump, aveva escluso la possibilità di attuare una sospensione dei brevetti, mentre il nuovo presidente Joe Biden aveva segnalato di essere a favore di una revisione, già durante la propria campagna elettorale lo scorso anno.

Presentando l’orientamento degli Stati Uniti al WTO, Tai ha spiegato che «tempi straordinari richiedono misure straordinarie». Ha poi ricordato che il confronto sul tema dovrebbe essere affrontato da subito, considerati i tempi solitamente necessari per raggiungere un accordo all’interno dell’Organizzazione. Per decisioni di questo tipo è necessario raggiungere il consenso tra tutti i 164 stati membri, un processo lungo e che richiede non pochi sforzi diplomatici.

In precedenza la direttrice del WTO, Ngozi Okonjo-Iweala, aveva sostenuto la necessità di un trasferimento di conoscenze per la produzione dei vaccini contro il coronavirus, se i detentori dei brevetti non fossero stati in grado di produrre e consegnare tutte le dosi necessarie. Oltre ai governi di diversi paesi in via di sviluppo, questa posizione è condivisa anche da associazioni e organizzazioni senza scopo di lucro che forniscono assistenza sanitaria.

Le aziende farmaceutiche sostengono che i ritardi nelle consegne o la mancanza di dosi sufficienti nei vari paesi non derivi dalla proprietà dei brevetti, ma da difficoltà produttive che continuerebbero a esistere anche nel caso di una sospensione della proprietà intellettuale.

Altri osservatori hanno segnalato i rischi nel sospendere i brevetti, ricordando che è grazie a questo sistema che le aziende farmaceutiche investono grandi quantità di denaro per fare ricerca e sviluppare nuovi farmaci, facendosi carico dei rischi legati ai fallimenti nelle loro ricerche o durante i test clinici. I brevetti assicurano a queste aziende un ritorno economico certo per qualche anno, prima che la proprietà intellettuale scada e il farmaco da loro sviluppato possa essere prodotto da altri, di solito con una sensibile riduzione del prezzo finale. D’altro canto, in diverse circostanze le ricerche vengono condotte grazie a finanziamenti pubblici ingenti, e per i quali è più difficile valutare i ritorni in termini economici diretti e di miglioramento della salute per tutti.

La sospensione dei brevetti, o la loro concessione con licenze gratuite, potrebbe consentire ad altre aziende farmaceutiche di produrre i vaccini già autorizzati e che si sono rivelati efficaci, ma potrebbe rivelarsi insufficiente. Oltre ai brevetti, le aziende devono avere le conoscenze, i giusti macchinari e disporre delle materie prime per la produzione, condizioni non scontate in una fase come l’attuale dove a causa dell’alta domanda molte risorse scarseggiano.

Mentre il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha definito la nuova posizione degli Stati Uniti «storica, un grande momento per la lotta contro la COVID-19», non è ancora chiaro quale posizione assumeranno ora l’Unione Europea e diversi altri paesi come il Regno Unito, finora contrari alla possibilità di sospendere i brevetti. Commentando l’annuncio degli Stati Uniti, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha ricordato che per ora l’obiettivo dell’Unione Europea è di aumentare la produzione dei vaccini e che sarà quindi necessario valutare se la proposta statunitense sul tema possa contribuire a quell’obiettivo.