Una canzone di Greta Gaines
Facendosi distrarre da tutte le altre cose per cui si è fatta notare, Greta Gaines
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Moby ha fatto uscire un altro remake di una delle sue vecchie canzoni da quel disco che si chiamava Play con cui fece il botto in mezzo mondo nel 2000.
Sono arrivato tardi sulla canzonetta di Bruno Mars e Anderson .Paak di due mesi fa, una specie di imitazione/parodia di certe cose languide degli anni Settanta, quelle che si dicevano di “Philadelphia soul”, carina (e darei un’occhiata a questa esibizione, anche)
Viene fuori che sono nati lo stesso giorno e lo stesso anno Massimo Ranieri e Christopher Cross, e oggi ne compiono settanta. Metto qui la più bella dell’uno e la più bella dell’altro. Vabbè, e anche l’uno con gli altri.
Apollo
Greta Gaines
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Confesso che non sapevo molto di Greta Gaines, quando ho ascoltato la prima volta questo suo disco nuovo e questa canzone che lo apre. Quindi sono andato su Wikipedia e ho trovato molte informazioni interessanti, ma soprattutto estranee alla sua attività musicale: “attivista per la liberazione della cannabis”, “una delle prime campionesse di snowboard”, “figlia dello scrittore autore di Pumping Iron e inventore di Paintball (il gioco, ndr)”, “amica e compagna di scuola di Uma Thurman”.
Poi fa dischi dal 1999, adesso ha 50 anni, vive a Nashville e quindi fa dischi country, ma non troppo country: mediati verso quel genere di cantautorato rock che gli americani chiamano “americana”. Questo disco è uscito un mese fa (dentro ci canta Ethan Hawke, per aggiungere altre curiosità collaterali), è piacevole nel suo genere ma senza grandi emergenze (Drugstore corner, se volete aggiungerne una: che lei scrisse 26 anni fa). Salvo la prima canzone, e primo singolo, Apollo: molto tradizionale, ma piuttosto impeccabile e cantata perfetta.