In Colombia le proteste contro la riforma fiscale sono diventate qualcosa di più
Si sono dirette contro il presidente Iván Duque e il suo governo: nell'ultima settimana sono state uccise almeno 19 persone
Da diversi giorni in molte città della Colombia vanno avanti grandi proteste contro il presidente Iván Duque e il suo governo, che in alcuni casi hanno portato a scontri assai violenti tra manifestanti e polizia: sono morti almeno 18 civili e un agente di polizia, e centinaia di persone sono state ferite. Le proteste erano iniziate per contestare una proposta di riforma fiscale, ma sono presto diventate qualcosa di diverso e più grande, dirette contro l’intero operato del governo: nonostante il 2 maggio Duque abbia ritirato la riforma fiscale, e nonostante le dimissioni del ministro delle Finanze, Alberto Carrasquilla, le manifestazioni sono continuate.
Duque è stato contestato soprattutto per la gestione della pandemia. La Colombia ha infatti imposto uno dei lockdown più lunghi al mondo – e reintrodotto a più riprese – che ha causato enormi problemi economici, tra cui la chiusura di oltre 500mila attività. Al momento si stima che il 43 per cento della popolazione sia povero, il 7 per cento in più rispetto al periodo pre-pandemia, e nell’ultimo anno 2,8 milioni di persone sono finite in condizione di estrema povertà: cioè quella di chi guadagna meno di 145mila pesos al mese, circa 32 euro.
Il governo aveva inviato la proposta di legge sulla riforma fiscale al parlamento il 15 aprile, e le proteste erano iniziate il 28 con un grande sciopero generale: da allora non si sono più fermate, e sono diventate sempre più violente.
Le maggiori violenze si sono verificate nelle città più grandi, come Cali, Medellín e la capitale Bogotà, dove i manifestanti hanno saccheggiato negozi e banche, e incendiato autobus e stazioni di polizia; gli agenti hanno risposto con gas lacrimogeni e manganelli. Negli ultimi giorni sui social network sono girati diversi video in cui si vedono azioni particolarmente violente della polizia, per esempio quando alcuni agenti cercano di speronare la folla con le moto o sparano con armi da fuoco da distanza ravvicinata.
Dal primo maggio, quando Duque ha schierato l’esercito per fermare le proteste, la situazione è ulteriormente peggiorata.
Le uccisioni dei manifestanti, tra cui almeno due adolescenti, hanno alimentato ancora di più le proteste, che si sono dirette anche contro le violenze e gli abusi compiuti dalla polizia. Già lo scorso settembre c’erano state manifestazioni per gli stessi motivi, dopo la diffusione di un video in cui un uomo, prima di morire, veniva ripetutamente colpito da due agenti con un taser, un’arma non letale che colpisce con delle scosse elettriche.
Negli ultimi mesi la popolarità di Duque si è ridotta notevolmente, e una sua rielezione nel 2022 sembra molto improbabile: nei sondaggi è dietro al socialista Gustavo Petro, che aveva battuto alle elezioni del 2018. Duque è stato anche accusato di non conoscere bene la riforma che il suo governo aveva proposto, dopo che in diverse occasioni era sembrato sorpreso di alcune delle misure previste dal testo, e aveva lasciato che fossero altri, come Carrasquilla, a difenderla nel merito. In ogni caso Duque, dopo averla ritirata, ha ribadito come la riforma fiscale non fosse «un capriccio», ma «una necessità».
Secondo molti osservatori, la riforma fiscale era davvero necessaria per la Colombia: dall’inizio della pandemia il deficit, la differenza tra le entrate e le uscite di uno stato, è infatti triplicato ed è cresciuto fino all’8 per cento del prodotto interno lordo.
La riforma avrebbe rimosso molte esenzioni per l’imposta sugli scambi di beni e servizi (quella che per noi è l’IVA) e avrebbe abbassato la soglia a partire dalla quale si inizia a pagare l’imposta sul reddito, in un paese in cui le entrate di questo genere sono tra le più basse dell’OCSE, l’organizzazione che raggruppa 37 degli stati più sviluppati al mondo. L’obiettivo della riforma era raccogliere fondi da investire in programmi sociali che secondo il governo avrebbero raggiunto 19 milioni di persone. Carrasquilla aveva detto che la percentuale di popolazione in condizioni di estrema povertà sarebbe diminuita del 6 per cento.