Mediaset e Vivendi si sono accordate per mettere fine alle dispute legali degli ultimi anni

(ANSA/DANIEL DAL ZENNARO)
(ANSA/DANIEL DAL ZENNARO)

Mediaset e la società francese di telecomunicazioni Vivendi hanno trovato un accordo per mettere fine alle dispute che vanno avanti da cinque anni tra le due aziende. Nel 2016 Vivendi aveva tentato una scalata ostile per acquistare Mediaset, ma la ferma opposizione della società italiana, attraverso diversi contenziosi legali, aveva bloccato questo tentativo, lasciando a Vivendi una quota di minoranza.

In base all’accordo verrà abolito il meccanismo del voto maggiorato (contestato da Vivendi perché premiava Mediaset dando alla società italiana il doppio dei voti nell’assemblea degli azionisti in quanto detentrice di azioni da più 24 mesi) e Vivendi voterà a favore del trasferimento della sede legale di Mediaset nei Paesi Bassi.

Vivendi si impegna inoltre a vendere l’intera quota del 19,19% di Mediaset detenuta dalla sua Simon Fiduciaria, nell’arco di 5 anni. Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi che detiene il 44% delle azioni di Mediaset, avrà il diritto di prelazione sulle azioni invendute. Fininvest rileverà inoltre il 5% delle quote detenute direttamente da Vivendi, a cui rimarrà una quota residua del 4,61%. La conclusione dell’accordo è prevista per il 22 luglio 2021.

Vivendi, di proprietà dell’imprenditore francese Vincent Bolloré, aveva cercato di scalare Mediaset a fine 2016. Tra il 2015 e il 2016 aveva comprato in poco tempo il 24,9 per cento di Telecom Italia, ottenendone il controllo di fatto. A fine 2016 aveva poi fatto un accordo con Mediaset per comprare Mediaset Premium (la piattaforma Mediaset di contenuti televisivi a pagamento), ritirandosi però all’ultimo perché diffidava delle stime di crescita dell’azienda (Mediaset Premium ha poi chiuso), e spostando i suoi interessi da Premium a Mediaset stessa, di cui aveva comprato in borsa il 28,8 per cento (pari al 29,94 per cento dei diritti di voto) in poco tempo.

Per fermare la scalata indesiderata, i vertici di Mediaset avevano denunciato Vivendi all’AGCOM accusandola di aver violato la legge Gasparri, che vieta a una società con una quota di mercato più alta del 40 per cento nel settore delle telecomunicazioni (in questo caso, TIM) di detenerne al contempo una più alta del 10 per cento in quello dei mass media (Mediaset).

Nel 2017 l’AGCOM aveva accolto la richiesta, imponendo a Vivendi di ridimensionare la propria posizione dominante. La società aveva obbedito, trasferendo il 19,19 per cento delle azioni Mediaset in suo possesso alla Simon Fiduciaria (una società terza che le detiene in sua vece), ma appellandosi al contempo al Tribunale amministrativo del Lazio, che aveva interpellato in merito la Corte di giustizia europea. Lo scorso settembre la Corte aveva stabilito che la delibera dell’AGCOM era contraria al diritto dell’UE, dando ragione a Vivendi.