Un diamante sintetico è per sempre?
Il più grande produttore di gioielli al mondo non utilizzerà più i diamanti naturali, ma quelli di laboratorio, per ridurre i costi e diventare più sostenibile
Pandora, la più grande azienda per numero di gioielli prodotti al mondo, non utilizzerà più i diamanti naturali e impiegherà esclusivamente quelli sintetici, nell’ambito di una serie di iniziative per ridurre l’impatto ambientale delle proprie attività e lo sfruttamento dei lavoratori nelle aree di estrazione. L’azienda prevede di effettuare il passaggio nel corso del prossimo anno e secondo diversi analisti la decisione potrebbe spingere altri produttori a fare altrettanto, cambiando sensibilmente il mercato dei gioielli realizzati industrialmente su grande scala.
Diamanti e diritti
I diamanti sono tra i minerali più preziosi sulla Terra (ma non così rari come si pensa) e la loro estrazione e lavorazione avviene spesso in condizioni molto dure per i lavoratori del settore.
Nelle miniere, presenti soprattutto in Africa, non sono garantite condizioni minime di sicurezza e gli incidenti sul lavoro sono all’ordine del giorno. In molti casi i minatori lavorano per estrarre materiale preziosissimo, ricevendo paghe basse e appena sufficienti per mantenere le loro famiglie. Nonostante le numerose riforme promesse dalle più grandi aziende, sia in termini di sicurezza sia di tutela dei diritti umani, continuano a essere segnalati abusi in molte miniere e nei siti dove viene realizzata parte della lavorazione dei diamanti, prima di essere trattati più finemente per essere inseriti nei gioielli.
Le ricorrenti violazioni dei diritti dei lavoratori hanno portato a film, documentari, reportage e denunce nei confronti dei grandi estrattori di diamanti, che da anni cercano di migliorare le cose anche per difendere la loro immagine. Di recente, per esempio, Tiffany & Co., ha annunciato che i diamanti naturali presenti nei propri gioielli saranno venduti con un certificato che attesti tutti i passaggi della catena produttiva, fino alla miniera di provenienza. L’iniziativa, simile a quella avviata da altri produttori, dovrebbe servire anche a distinguere più facilmente i diamanti naturali da quelli sintetici, il cui valore è più basso.
I responsabili di Pandora, che ha la propria sede in Danimarca ed è presente in un centinaio di paesi, hanno ritenuto che si potesse risolvere il problema alla base impiegando unicamente diamanti prodotti in laboratorio. La scelta è derivata da diverse valutazioni, sulle quali ha influito soprattutto la possibilità di ottenere diamanti in molti casi più puri di quelli naturali, a costi più bassi e riducendo enormemente l’impatto ambientale per la loro realizzazione.
Da dove arrivano i diamanti
In natura i diamanti si formano nel mantello, l’ampio strato che si trova al di sotto della crosta terrestre e che prosegue fino al nucleo del nostro pianeta. Alla profondità di circa 200 chilometri, alte temperature e pressioni modificano il modo in cui sono organizzati gli atomi del carbonio, portando alla formazione di reticoli cristallini di atomi secondo particolari strutture geometriche. Inglobati in altre rocce (kimberlite), i diamanti risalgono poi dal mantello verso la crosta terrestre attraverso i condotti vulcanici.
Il processo impiega un’enorme quantità di tempo per realizzarsi: i geologi stimano che buona parte dei diamanti fino a oggi ritrovati si siano formati tra 1 e 1,6 miliardi di anni fa.
Una volta affiorata, la kimberlite viene sgretolata dai processi di erosione, portando alla luce i diamanti, che possono poi essere trasportati dai corsi d’acqua, stratificandosi nei sedimenti. Buona parte delle miniere viene organizzata intorno a questi giacimenti secondari, dove scavando il terreno spesso a grande profondità si recuperano i diamanti grezzi.
Diamanti sintetici
La produzione dei diamanti sintetici non richiede miliardi di anni, ma ha comunque richiesto molto tempo prima di essere perfezionata. Le prime tecniche furono sviluppate tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, inizialmente cercando di imitare il più possibile i processi che avvengono nel mantello, sottoponendo quindi il carbonio ad altissime temperature e a una forte pressione.
Questi sistemi consentivano di ottenere diamanti di piccole dimensioni, utili soprattutto per essere impiegati in ambito industriale: costituendo uno dei materiali più duri conosciuti, sono ideali per essere inseriti nelle punte dei trapani e delle trivelle, o ancora negli utensili per tagliare, lucidare e abradere. I diamanti conducono inoltre il calore con grande efficienza, e sono quindi usati in alcune circostanze per trasferire il calore dai componenti elettronici.
I diamanti ottenuti con questa tecnica hanno talvolta impurità e sono piuttosto piccoli. Una tecnica alternativa, sviluppata nella seconda metà del secolo scorso, è la “deposizione chimica da vapore” (CVD): consiste nel creare le condizioni ideali per fare in modo che gli atomi di carbonio, presenti in particolari gas, si stratifichino su una superficie trattata in precedenza (substrato) nella forma cristallina dei diamanti. Il processo è reso possibile dall’impiego di fonti di energia che modificano le proprietà dei gas e rendono possibili i processi chimici per far crescere i diamanti sul substrato.
La CVD permette di avere un maggiore controllo sul processo di produzione, riducendo il rischio di impurità, e di ottenere diamanti molto più grandi che possono poi essere lavorati dagli orefici. Pandora utilizzerà questa tecnica per i propri gioielli sui quali sono montati diamanti, e l’azienda prevede di poter ottimizzare il processo in modo da ridurre ulteriormente il suo impatto ambientale.
Produzione
Attualmente, Pandora dice di produrre i propri diamanti sintetici utilizzando in media il 60 per cento di energia proveniente da fonti rinnovabili, e che entro il prossimo anno potrà raggiungere il 100 per cento. L’estrazione dei diamanti naturali richiede il consumo di molta più energia secondo i produttori di quelli sintetici, con le difficoltà di compensare il consumo di combustibili fossili necessari per i macchinari nelle miniere con altre iniziative per ridurre l’impatto complessivo delle emissioni di anidride carbonica. La produzione in laboratorio rende inoltre possibile una gestione più semplice della logistica per il trasferimento del materiale.
I diamanti sintetici sono spesso visti come di minore qualità rispetto a quelli naturali, ma Pandora non dovrebbe riscontrare particolari problemi per gli affari. La società si è posizionata come produttrice di gioielli a prezzi relativamente contenuti e lo scorso anno ne ha venduti circa 50mila con diamanti naturali, a fronte di una vendita complessiva di oltre 85 milioni di gioielli. L’impiego dei diamanti sintetici consentirà inoltre all’azienda di ridurre i prezzi rendendo i prodotti di gioielleria più accessibili.
Vendite
La decisione è arrivata in un periodo difficile per il mercato dei diamanti e più in generale per quello dei gioielli. Le vendite dei diamanti sono diminuite del 15 per cento nel 2020, anche a causa delle difficoltà economiche e delle restrizioni dovute alla pandemia. La produzione con diamanti naturali è diminuita del 20 per cento e i prezzi si sono ridotti dell’11 per cento circa.
Con il parziale miglioramento della situazione in diversi paesi nel 2021, le vendite sono tornate ad aumentare. Nell’ultimo anno fiscale, che comprende quindi parte del 2020, De Beers – uno dei più grandi produttori di diamanti – ha prodotto ricavi per oltre 1,6 miliardi di dollari, segnando un sensibile aumento rispetto agli anni precedenti. La società sostiene che i diamanti naturali siano molto più richiesti di quelli sintetici, anche dalle nuove generazioni.
Il mercato dei diamanti sintetici sta comunque crescendo sensibilmente, anche grazie a una maggiore sensibilità di parte degli acquirenti sui temi ambientali, della sostenibilità e della tutela dei lavoratori nel settore. Gli analisti prevedono che la domanda continuerà a crescere e che altre grandi aziende seguano Pandora, riducendo la loro dipendenza dai minerali naturali. Alcuni produttori negli ultimi anni si sono del resto dati da fare per ridurre il loro impatto ambientale, per esempio impegnandosi a utilizzare solo metalli preziosi riciclati, interrompendo il ricorso ai tradizionali metodi estrattivi.