La Corte di Cassazione ha confermato le sentenze del secondo processo d’appello per l’omicidio di Marco Vannini

(ANSA/FACEBOOK MARCO VANNINI)
(ANSA/FACEBOOK MARCO VANNINI)

La Corte di Cassazione ha confermato le sentenze del secondo processo d’appello per l’omicidio di Marco Vannini, ucciso nel 2015 nella villa della famiglia della sua fidanzata a Ladispoli, in provincia di Roma: Antonio Ciontoli, padre della fidanzata di Vannini, è stato condannato a 14 anni di carcere per omicidio volontario con dolo eventuale, mentre la madre Maria Pezzillo e i figli Federico e Martina (che allora era la fidanzata di Vannini) sono stati condannati a 9 anni e 4 mesi per concorso in omicidio, attenuato dalla «minima partecipazione», secondo quanto scrive il Corriere della Sera (in appello l’accusa era stata di concorso anomalo in omicidio, con la stessa pena).

Marco Vannini fu ucciso il 17 maggio 2015: aveva 21 anni. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, Antonio Ciontoli gli sparò sotto la spalla destra per sbaglio mentre gli stava mostrando una pistola di sua proprietà. Vannini venne portato in pronto soccorso in codice verde perché Ciontoli non rivelò inizialmente di avergli sparato, ma disse che il ragazzo si era ferito con un pettine scivolando nella vasca. Vannini morì poche ore dopo: secondo la sentenza, la sua morte fu causata dalle lesioni dovute al colpo di pistola e dal ritardo con cui furono chiamati i soccorsi.

Il secondo processo d’appello si era svolto a settembre, dopo che a febbraio del 2020 la Corte di Cassazione aveva deciso di far ripetere il processo e annullare la sentenza del primo processo d’appello, che aveva condannato Antonio Ciontoli a 5 anni per omicidio colposo.