Alla fine l’Inter ce l’ha fatta
Ha messo fine alla serie di vittorie della Juventus con l’allenatore che quella serie l’aveva iniziata, in un anno in cui non sono mancate le difficoltà
Il diciannovesimo Scudetto dell’Inter ha interrotto le nove vittorie consecutive con cui la Juventus aveva monopolizzato il campionato di calcio italiano nell’ultimo decennio. Curiosamente, sono state interrotte dallo stesso allenatore che le aveva iniziate, Antonio Conte, tornato ad allenare in Italia due anni fa con l’obiettivo di vincere lo Scudetto in tre stagioni.
Conte ci è riuscito alla seconda, confermando la sua capacità di portare rapidi e netti cambiamenti nelle squadre che allena: accadde nel 2012 alla Juventus, unica squadra ad aver vinto il campionato nell’ultimo decennio (insieme all’Inter di quest’anno) senza essere stata anche quella con il monte ingaggio più alto, e accadde nel 2017 in Inghilterra con il Chelsea, che l’anno prima aveva terminato la Premier League al decimo posto.
Nonostante i suoi trascorsi in carriera – da calciatore giocò quasi soltanto con la Juventus, la più grande rivale dell’Inter, vincendo tutto – il profilo di Conte si allineava a quelli degli allenatori con cui l’Inter aveva ottenuto le vittorie più importanti della sua storia, da Helenio Herrera a Giovanni Trapattoni a José Mourinho, tutti accomunati da stili di gioco più concreti che spettacolari e orientati esclusivamente al risultato.
L’Inter veniva da un decennio in cui aveva visto accadere di tutto. Dopo il triplete vinto con Mourinho nel 2010 iniziò una lenta caduta segnata principalmente dai debiti accumulati sotto la presidenza di Massimo Moratti, che uniti alle nuove e stringenti norme finanziarie della UEFA nel 2013 spinsero la famiglia milanese a cedere la maggioranza del club all’imprenditore indonesiano Erick Thohir. Con Thohir la società iniziò una lenta ristrutturazione che coincise con alcuni degli anni più deludenti della sua storia: dal 2013 al 2016 l’Inter concluse il campionato in nona, quinta, ottava e quarta posizione.
Nel 2016 Thohir cedette le sue quote di maggioranza al gruppo cinese Suning, con il quale il club si è lentamente risollevato. Dopo la deludente stagione interlocutoria tra il 2016 e il 2017, l’ingaggio di Luciano Spalletti come allenatore diede inizio alla vera crescita dell’Inter, che con l’allenatore toscano ritornò stabilmente in Champions League. Con investimenti sempre maggiori da parte della proprietà (641 milioni di euro in cinque anni, più di qualsiasi altra squadra di Serie A), ha gettato le basi di una squadra competitiva che oggi, con Conte, è diventata campione d’Italia.
In linea con la storia dell’Inter, tuttavia, anche nell’anno del diciannovesimo scudetto non sono mancate le difficoltà. Suning è diventata la prima proprietà straniera a vincere uno Scudetto in Italia, ma lo ha fatto paradossalmente nel suo anno più complicato: segnato dalla crisi del settore delle vendite al dettaglio in Cina, causata dalla pandemia, e da conseguenti problemi di liquidità che hanno interessato anche la gestione del suo club in Italia. Club peraltro alle prese con le perdite dovute alla mancanza del pubblico, il più numeroso in Italia da alcuni anni a questa parte.
Da inizio anno il gruppo ha tagliato tutte le sue attività secondarie considerate non strategiche, tra le quali la squadra cinese del Jiangsu, vincitrice dell’ultimo campionato locale. Suning ha però sempre negato di volere cedere la sua quota di maggioranza dell’Inter: è invece ancora alla ricerca di un socio di minoranza con cui risolvere i problemi liquidità, anche attraverso dei prestiti a lunga scadenza. Da agosto gli investimenti nella squadra sono bloccati e gli stipendi, così come accade in tante altre squadre, Juventus compresa, vengono pagati in ritardo rispetto al solito.
Proprio dalle prospettive economiche del club dipenderà la permanenza di Conte a Milano, che dopo lo Scudetto chiede investimenti adeguati per difendere il titolo (e nel caso ottenere la seconda stella per il ventesimo Scudetto) e diventare più competitivo in Europa.