Una canzone di Ray Charles
Una che veniva da lontano musicalmente, e da vicino geograficamente
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Ieri Marta, che legge questa newsletter, mi ha scritto una bella mail aggiungendo questo video – avvincente fino all’ultimo secondo – di Alanis Morrissette che l’anno scorso canta da casa in una condizione ulteriormente complicata, e spettacolare.
Parlando di gente che gestisce il cantare una canzone con la facilità con cui noi umani al massimo sappiamo buttare la pasta, vedetevi anche la naturalezza con cui Mica Paris attacca Don’t you worry ‘bout a thing di Stevie Wonder, in uno dei soliti video domestici dei mesi scorsi di Gary Barlow. Da volerla come vicina di casa, e con le pareti sottili.
È uscita la canzone dei Kings of Convenience, si annuncia un disco per il 18 giugno e al Post ora iniziano a sentirsi vecchi anche quelli giovani.
You don’t know me
Ray Charles
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Cindy Walker, che ha scritto il testo della canzone, spiegò che Eddy Arnold le suggerì il titolo e l’idea che parlasse di un ragazzo innamorato di una persona ma troppo timido e insicuro per dirglielo: e lei la accantonò per un po’, pensando “che parole uso, se il protagonista non trova le parole?”.
Eddy Arnold era un cantante country del Tennessee, Cindy Walker una cantautrice texana, entrambi di grande successo rispettivamente come cantante e come autrice: lei scrisse almeno 500 canzoni, molte diventate assai famose nella musica country. Arnold pubblicò You don’t know me nel 1955 e poi la canzone ebbe molte cover, Elvis compreso. Nel 1962 Ray Charles la mise in un suo leggendario disco dal gran titolo – Modern sounds in country and western music -, che è nelle storie della musica per come spostò le attenzioni di Charles verso generi diversi da quelli più “black” che aveva frequentato fino ad allora.
Approfitto per condividere di nuovo con chi di voi non abbia fatto quell’esperienza, la mia ingenua meraviglia di qualche estate fa nel realizzare quanto le due città storiche dei due generi più classici della musica bianca e nera – Nashville e Memphis – si trovino nello stesso stato, a 200 miglia (che per gli Stati Uniti sono un tiro di schioppo) l’una dall’altra. Almeno metà della storia della musica degli Stati Uniti viene da lì.
You don’t know me di Ray Charles andò più forte di tutte e arrivò al secondo posto delle classifiche americane. Io la scoprii – assieme a tutto il resto di quel film che costituisce una quota rilevante del mio background culturale – in quella scena di Ricomincio da capo. Ma prima l’aveva cantata Meryl Streep in Cartoline dall’inferno.
(Certo che Meryl Streep è stata una gran fortuna, per l’umanità, penso, a rivederla)
Walker raccontò che i versi della canzone “uscirono da soli” a un certo punto. E in effetti sono semplici e di nessuna ricercatezza, ma in termini di metrica e suono è una semplicità imbattibile.
You give your hand to me
And then you say hello
And I can hardly speak
My heart is beating so
And anyone can tell
You think you know me well
But you don’t know me
L’intervista a Walker che ho citato all’inizio in cui lei racconta la genesi della canzone è piuttosto insignificante, e non dice niente di che sulla scrittura della canzone: ma guardatela lo stesso, che il momento a metà in cui lei si commuove è un colpo di scena.
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