Il Turkmenistan ama i suoi cani
E li ama in particolare il presidente autoritario Gurbanguly Berdymukhamedov, che ha appena istituito una festa per la razza alabai
Domenica in Turkmenistan è stata celebrata la prima “giornata del cane” dedicata all’alabai, una razza di cane da pastore tipica del paese dell’Asia centrale. La festa è stata fortemente voluta dal presidente turkmeno Gurbanguly Berdymukhamedov, che governa il paese in maniera autoritaria dal 2006, e ha costruito un regime ultra personalistico modellato per molti aspetti sulle sue stravaganti predilezioni o abitudini.
Oltre a essere un amante degli alabai, Berdymukhamedov è anche un gran sostenitore del loro valore simbolico. Appartenenti al gruppo dei molossoidi, lo stesso dei Terranova e degli alani, sono tra i cani più grossi del mondo e possono arrivare a pesare anche 80 chili; sono tradizionalmente utilizzati dai pastori turkmeni e vengono impiegati anche dalle guardie nazionali, per cui Berdymukhamedov li considera un motivo di orgoglio nazionale.
Durante le celebrazioni di domenica, Serdar Berdymukhamedov, figlio del presidente e vice primo ministro del Turkmenistan, ha premiato proprio uno degli alabai utilizzati dalle guardie nazionali per il suo coraggio. Al contempo ha inaugurato un nuovo impianto per l’allevamento di questa razza di cani nella capitale turkmena, Ashgabat.
Turkmenistan has created a new national holiday to honour its native dog breed the alabay https://t.co/9NAL3i9lb0
— Sky News (@SkyNews) April 26, 2021
Le celebrazioni per la “giornata del cane”, che comprendevano gare, sfilate e premiazioni, si sono svolte in concomitanza con i festeggiamenti per la “giornata del cavallo”, un altro degli animali prediletti del presidente. La festa nazionale in onore della razza autoctona Akhal-Teke fu proclamata nel 1991 e successivamente ampliata da Berdymukhamedov. Secondo Radio Free Europe – Radio Liberty, uno dei pochi media indipendenti che raccolgono notizie dal Turkmenistan, per assecondare la sua passione per i cavalli, incentivare e migliorare gli allevamenti di Akhal-Teke, il presidente avrebbe speso l’equivalente di 560 milioni di euro di soldi pubblici.
Lo stesso ha fatto di recente per tutelare e preservare l’immagine degli alabai, obbligando le banche nazionali a investire e finanziare i progetti legati all’allevamento e al mantenimento del loro pedigree, ha fatto sapere l’agenzia di stampa nazionale TDH.
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Berdymukhamedov aveva proclamato il 2018 «l’anno del cane», elencandone le virtù e i valori sui media di stato; all’inizio dell’anno successivo aveva impiegato il periodo delle vacanze per scrivere un libro dedicato proprio agli alabai, che sempre secondo i media nazionali era stato accolto con entusiasmo e ampie lodi da esperti e funzionari pubblici.
L’anno scorso ha fatto erigere nel centro di Ashgabat una statua d’oro alta 6 metri che raffigura la sua razza di cane preferita: una tra le numerose e talvolta bizzarre opere d’arte o architettura che si possono vedere nella capitale turkmena.
Formalmente il Turkmenistan è una repubblica presidenziale, ma nel concreto è una dittatura. Le libertà civili sono represse come in pochi altri paesi al mondo, e oltre al culto del presidente sono imposte severe restrizioni alla stampa. Praticamente non esistono media indipendenti e non è facile ottenere informazioni su quanto avviene nel paese: per fare un esempio, nel marzo del 2020 girò parecchio la notizia che l’utilizzo della parola “coronavirus” fosse stato vietato, e ancora oggi, ufficialmente, in Turkmenistan non sarebbe ancora stato riscontrato alcun contagio.
Il Turkmenistan ha fatto parte dell’Unione Sovietica fino al 1991, l’anno della sua dissoluzione, e oggi intrattiene buoni legami con la Russia. Negli ultimi anni, tra gli altri, Berdymukhamedov ha regalato dei cuccioli di alabai all’ex primo ministro russo Dimitri Medvedev e all’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al-Thani. Nel 2017, ne aveva regalato uno al presidente russo Vladimir Putin, ma si era attirato qualche critica per aver sollevato bruscamente il cucciolo prendendolo per la collottola prima di consegnarglielo.
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