A Mogadiscio, in Somalia, ci sono stati scontri molto violenti tra sostenitori e oppositori del presidente
Domenica a Mogadiscio, la capitale della Somalia, ci sono stati scontri tra soldati sostenitori del presidente Mohamed Abdullahi Mohamed e militari che si sono schierati con le opposizioni: gli scontri, tra i più violenti avvenuti da anni in città, sono iniziati dopo mesi di tensioni, culminate con la decisione arbitraria di Mohamed di estendere di due anni la durata del suo mandato presidenziale, dopo che erano saltate le elezioni dello scorso febbraio (il mandato di Mohamed scadeva l’8 febbraio). La divisione nell’esercito, hanno detto alcuni analisti citati dal New York Times, sarebbe stata influenzata anche dalle divisioni tra i clan somali che sono state spesso al centro delle crisi che ha affrontato il paese dal collasso del governo centrale, nel 1991.
Non si hanno molte informazioni sulla situazione attuale a Mogadiscio, e non si sa quante persone siano state uccise e ferite negli scontri. Dalle ricostruzioni disponibili, sembra che i soldati schierati con l’opposizione abbiano preso il controllo di diversi punti della città. L’ex presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud e il leader dell’opposizione Abdirahman Abdishakur hanno accusato le forze filo-governative di avere attaccato le loro case.
Unione Europea e Stati Uniti hanno condannato le violenze. Funzionari americani hanno vietato a Mohamed, ex cittadino statunitense, di usare contro le opposizioni l’unità militare “Danab”, un commando addestrato dagli Stati Uniti. Mohamed potrebbe comunque ricorrere a un’unità di 2.600 soldati addestrati dalla Turchia e da un contingente addestrato in Eritrea, paese alleato della Somalia e governato dal dittatore Isaias Afwerki.
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