Cosa si sa del gommone che si è ribaltato in Libia
A bordo c'era probabilmente un centinaio di persone, tutte morte, e sia la Guardia costiera italiana che quella di Malta sapevano che avevano bisogno di aiuto
Non sappiamo e forse non sapremo mai con esattezza quante persone c’erano a bordo del gommone che giovedì si è ribaltato nel mar Mediterraneo, al largo della Libia. Quando la Ocean Viking, la nave di soccorso gestita dalla ONG SOS Mediterranée, ha raggiunto le coordinate a nord-est di Tripoli dove secondo Alarm Phone, servizio che fornisce assistenza ai migranti nel Mediterraneo, c’erano delle barche in difficoltà, non ha trovato nessuno da soccorrere: ha solo avvistato i resti del gommone e i corpi di almeno dieci persone. Secondo SOS Mediterranée a bordo del gommone potevano esserci tra le 100 e le 130 persone.
«Da oltre 24 ore la Ocean Viking stava inseguendo dei destini nel mare, quelli di due imbarcazioni in difficoltà, molto lontane fra di loro», ha raccontato Alessandro Porro, presidente di SOS Mediterranée Italia e soccorritore a bordo della nave: «Della prima non abbiamo trovato alcuna traccia, possiamo solo sperare che sia rientrata a terra o comunque giunta in salvo. La seconda è stata rincorsa attraverso una bufera, in una notte con onde alte sei metri».
SOS Mediterranée e Alarm Phone, insieme a Sea Watch e altre ONG, hanno criticato l’Italia e gli altri paesi che sarebbero potuti intervenire in soccorso ai migranti. Secondo la ricostruzione degli eventi fatta da Alarm Phone, fin dalla mattina del 21 aprile la Guardia costiera italiana, quella maltese, la cosiddetta Guardia costiera libica e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) erano stati avvisati della presenza di un’imbarcazione in difficoltà.
Alarm Phone ha comunicato di essere stata a sua volta informato del gommone quella mattina, da un pescatore che aveva avvistato l’imbarcazione. Secondo le informazioni messe insieme inizialmente dalla ONG, a bordo c’erano oltre 100 persone che erano partite da Homs, nel nord della Libia, intorno alle 22 del 20 aprile. L’imbarcazione era partita insieme a un’altra barca di migranti, poi intercettata e riportata indietro dalla cosiddetta Guardia costiera libica. Alarm Phone era poi riuscita a mettersi in contatto con le persone a bordo del gommone: avevano riferito di essere circa 130, tra cui 7 donne, una delle quali incinta, e avevano trasmesso le loro coordinate.
In una serie di comunicazioni successive le persone a bordo del gommone avevano detto ad Alarm Phone di essere molto spaventate, perché il gommone imbarcava acqua e c’erano grandi onde. L’ONG aveva chiesto alla Guardia costiera italiana di mandare una nave mercantile che si trovava vicino alle coordinate del gommone a soccorrere i migranti: la Guardia costiera, ha raccontato Alarm Phone, aveva risposto dicendo che avrebbero dovuto informare le «autorità competenti», cioè quelle libiche, che però non hanno risposto per ore.
Poco dopo le 20 del 21 aprile Alarm Phone aveva perso i contatti con le persone sul gommone perché la batteria del loro telefono satellitare si era scaricata. Due ore dopo le autorità libiche avevano detto ad Alarm Phone che non avrebbero cercato il gommone a causa delle cattive condizioni meteorologiche; nel frattempo la cosiddetta guardia costiera libica aveva intercettato un’altra imbarcazione con circa cento persone a bordo, tra cui una donna e un bambino che sono morti.
La mattina successiva, quella del 22 aprile, le autorità libiche avevano ribadito che non avrebbero condotto un’operazione di soccorso ma avevano detto ad Alarm Phone di aver dato alle navi mercantili presenti nell’area il permesso di prestare soccorso, come loro richiesto dalle autorità italiane. Nel pomeriggio infine l’Ocean Viking aveva raggiunto la zona in cui doveva trovarsi il gommone, insieme a tre mercantili, ma senza trovare sopravvissuti.
WARNING: GRAPHIC CONTENT – Bodies have been discovered during a search operation in the Mediterranean sea, after a rubber boat believed to have been carrying some 130 migrants capsized https://t.co/IEcrfhYXQt pic.twitter.com/2iLI9GastX
— Reuters (@Reuters) April 23, 2021
Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM), che è un’agenzia dell’ONU, con il ribaltamento del gommone più di 400 persone sono morte nel Mediterraneo dall’inizio dell’anno: nello stesso periodo del 2020 i morti erano stati 150. In tutto l’anno scorso almeno 2.200 persone erano morte nel Mediterraneo, secondo i dati dell’IOM: il numero totale è probabilmente più alto però, perché secondo le ONG che si occupano di soccorsi in mare ci sono stati almeno cinque naufragi senza sopravvissuti. «Gli stati sono rimasti fermi in modo sprezzante e si sono rifiutati di intervenire per salvare le vite di più di 100 persone», ha detto Safa Msehli, portavoce dell’IOM: «È responsabilità degli stati rispondere alle richieste di soccorso in mare».