Florentino Pérez ha perso
Per il fallimento della Super League, che ha mostrato i limiti strategici degli ambiziosi piani del presidente del Real Madrid
Il crollo del progetto della Super League a poco più di 48 ore dal suo annuncio è stato il fallimento soprattutto di due persone: il presidente del Real Madrid, l’imprenditore Florentino Pérez, e il presidente della Juventus, Andrea Agnelli. Come ha spiegato il Financial Times, gli eventi dell’ultima settimana sono stati un colpo soprattutto per Pérez, e potrebbero mostrare i limiti strategici degli altri grandi piani di sviluppo dell’imprenditore spagnolo.
Florentino Pérez è infatti oggi uno degli uomini più ricchi di Spagna. Da vent’anni è a capo della società di costruzioni ACS (Actividades de Construcción y Servicios), uno dei gruppi industriali più importanti in Europa, e dal 2009 è presidente del Real Madrid, una delle squadre di calcio più vincenti e conosciute al mondo. Secondo gli esperti, tra le due attività ci sono somiglianze e contiguità notevoli, a partire dai debiti, dal team di consiglieri e banchieri che decide le strategie, e dai grandiosi progetti di espansione e internazionalizzazione, che in molti casi sono ad alto rischio – come la Super League.
Ascesa, declino e ritorno
La storia da imprenditore di Florentino Pérez iniziò nel 1983 quando, dopo aver ricoperto diversi incarichi nella pubblica amministrazione spagnola, rilevò assieme ad altri imprenditori una società di costruzioni in difficoltà economiche, la Construcciones Padrós, di cui divenne amministratore delegato. Grazie anche alla fine dell’isolamento del paese imposto dal regime franchista e alla ripresa generale dell’economia spagnola, negli anni Ottanta, Pérez riuscì a risanare l’azienda, fino a trasformarla nel 1997 nel gruppo ACS (Actividades de Construcción y Servicios), di cui divenne presidente.
Tre anni dopo decise di entrare nel mondo dello sport, candidandosi alla presidenza del Real Madrid.
Molte squadre di calcio spagnole, come appunto il Real, sono infatti associazioni sportive dove i soci votano per eleggere il presidente. Pérez aveva già provato a diventare presidente nel 1994, ma era stato sconfitto da Ramón Mendoza. Nel 2000 ci riprovò e sconfisse il presidente uscente Lorenzo Sanz grazie a una campagna elettorale in cui promise l’acquisto di quello che allora era il giocatore più forte dei rivali del Barcellona: il portoghese Luís Figo.
Figo fu acquistato per l’equivalente di 62 milioni di euro, diventando il giocatore più costoso nella storia del calcio fino ad allora. Il suo acquisto fu seguito da quelli di Zinédine Zidane nel 2001, di Ronaldo nel 2002 e di David Beckham nel 2003, tre dei più forti calciatori del mondo. Pérez creò quello che passò alla storia come il Real Madrid dei “Galacticos” (i Galattici), una squadra piena di giocatori molto famosi e pagati moltissimo, con l’obiettivo non solo di vincere ma anche di diventare una potenza commerciale da esportare in tutto il mondo.
Per poter completare il suo progetto, Pérez vendette lo storico centro di allenamento del Real Madrid, costruito negli anni Sessanta in una zona che all’epoca era periferica ma che negli anni seguenti divenne sempre più importante per la città.
Sui terreni venduti per 80 miliardi di pesetas (circa 480 milioni di euro) vennero poi costruiti quattro grandi grattacieli che oggi compongono il complesso di uffici chiamato “Cuatro Torres Business Area”. Il quotidiano spagnolo ABC ha scritto che un giorno, guardando le torri dalla finestra del suo ufficio, Peréz disse: «Guardatele, ecco la torre Figo, la torre Zidane, la torre Ronaldo e la torre Beckham», sottintendendo che era stato solo grazie alla vendita di quei terreni che il Real Madrid aveva potuto costruire una squadra di campioni.
Tra il 2000 e il 2006 il Real Madrid dei “Galacticos” vinse tra le altre cose due titoli di Liga e una Champions League, troppo poco per gli esigenti tifosi della squadra, soprattutto alla luce degli enormi investimenti fatti. Mettere insieme così tanti campioni risultò infatti un successo commerciale, ma dal punto di vista tecnico non fu facile farli coesistere. Sommerso dalle critiche e constatando il fallimento di quel progetto, nel 2006 Pérez si dimise da presidente della squadra.
Tre anni più tardi, però, si candidò nuovamente, e ancora una volta basò la sua campagna elettorale sulla promessa di acquistare grandi campioni, per costruire una nuova squadra di “Galacticos”. Fu eletto, e nell’estate del 2009 acquistò Kakà, Cristiano Ronaldo, Karim Benzema e Xabi Alonso, spendendo in tutto più di 200 milioni di euro. Negli anni successivi arrivarono altri campioni, come Gareth Bale, Gonzalo Higuaín, Luka Modric e James Rodriguez. Questa volta, a differenza della sua prima esperienza da presidente, l’esperimento funzionò: dal 2009 a oggi il Real Madrid ha infatti vinto tre titoli di Liga, ma soprattutto quattro Champions League, e Pérez è solidamente alla presidenza della società.
Il Real Madrid come ACS
Se sportivamente il progetto si è rivelato infine di successo, non si può dire lo stesso dell’aspetto economico. Negli ultimi due anni, complice la pandemia, il Real Madrid ha perso 400 milioni di euro di entrate. A questi si devono aggiungere i 575 milioni di euro di prestito chiesti per il rifacimento dello stadio Santiago Bernabeu e i 200 milioni di euro di prestito chiesti al governo spagnolo per far fronte all’emergenza coronavirus.
I debiti sono uno degli aspetti che accomunano le attività di Florentino Pérez: prima della crisi immobiliare del 2007-2008 la sua società di costruzioni ACS aveva contratto infatti enormi debiti per poter continuare a operare. A oggi, scrive il Financial Times, ACS ha 8,4 miliardi di euro di debiti a lungo termine e 2,9 miliardi di euro di debiti a breve termine.
Il grande indebitamento di ACS non ha fermato però i piani della società di allargarsi in Europa. Nel 2018 ACS acquisì il gruppo Abertis, multinazionale che si occupa di infrastrutture e telecomunicazioni, in collaborazione con la holding italiana Atlantia, della famiglia Benetton. Abertis oggi è una delle più importanti società in Europa nella gestione di strade a pedaggio, con più di 1.500 chilometri di autostrade in Spagna e 1.750 in Francia.
A inizio aprile, inoltre, ACS ha presentato una manifestazione d’interesse ad Atlantia per acquistare la controllata Autostrade per l’Italia (ASPI): ACS ha offerto 10 miliardi di euro, e se Atlantia dovesse accettare la proposta, secondo alcuni analisti, la società potrebbe far confluire ASPI dentro Abertis, creando un unico colosso europeo nella gestione delle autostrade (in questo modo Atlantia, socio di Abertis, rientrerebbe di fatto in ASPI, dopo averla venduta). Per riuscire in queste operazioni ACS ha venduto sempre a inizio aprile la società energetica Cobra al gruppo industriale francese VINCI, per 4,9 miliardi di euro.
Così come spera che con l’acquisto di ASPI arriveranno nuove entrate che permettano di risanare i conti di ACS, allo stesso modo Pérez sperava che la Super League potesse portare nuove entrate sicure al Real Madrid e aiutare la società a ripagare tutti i debiti contratti. È per questo motivo che secondo molti Pérez avrebbe spinto così tanto per la costruzione della nuova lega.
«Non lo ha mai nascosto. Ha sempre collegato la sua immagine aziendale a quella del Real Madrid», ha detto Lorenzo Bernaldo de Quirós, presidente di Freemarket, una società di consulenza con sede a Madrid, parlando dell’accostamento delle vicende societarie di ACS e del Real Madrid.
La vicinanza tra gli interessi di Pérez in ACS e nel mondo del calcio si riscontra secondo alcuni analisti anche nella società che avrebbe dovuto sovrintendere alla costruzione della Super League. I finanziamenti principali sarebbero dovuti arrivare dalla banca d’affari JP Morgan, che avrebbe dovuto versare circa 3 miliardi e mezzo di euro, e le transazioni sarebbero state gestite da Key Capital, una società finanziaria spagnola che è anche uno dei più importanti consulenti di ACS.
L’influenza di Key Capital nella Super League sarebbe stata profonda: il segretario generale della lega avrebbe dovuto essere Anas Laghrari, socio di minoranza di Key Capital, che negli ultimi anni è stato uno dei principali collaboratori di Pérez nella gestione di alcune delle trattative più importanti di ACS. È stata Key Capital, per esempio, ad aiutare ACS ad acquistare nel 2018 il gruppo Abertis, e sempre Key Capital, assieme al gruppo bancario francese Société Générale, sta aiutando ACS nell’acquisto di ASPI. In tutte queste trattative c’è sempre stato di mezzo Laghrari, che è diventato uno degli uomini di cui Pérez si fida maggiormente.
Il Financial Times ha raccontato che Laghrari viene descritto da molti che lo conoscono come uno di famiglia per Pérez, che si rivolge a lui per chiedere consulenza su ogni operazione commerciale, soprattutto quando si tratta di gestire transazioni in inglese, lingua che Pérez non padroneggia alla perfezione: «Anas ha la completa fiducia di Florentino. Se ad Anas non piace qualcosa o non si fida di qualcosa, Florentino non conclude l’affare», ha raccontato una persona vicina a entrambi.
Un altro personaggio chiave nella cerchia di consulenti di Pérez è Borja Prado, anche lui membro di Key Capital, come Laghrari. Tra le altre cose dal 2010 al 2019 Prado è stato presidente di Endesa, la più grande società di energia elettrica in Spagna, acquistata nel 2009 dall’italiana ENEL, nonché uno dei principali sponsor di Pérez nelle sue campagna elettorali per diventare presidente del Real Madrid.
Con la stessa strategia di internazionalizzazione e lo stesso team di consiglieri, scrive il Financial Times, Pérez ha messo in atto le due più importanti scommesse della sua carriera. La prima, quella della Super League, per ora è persa, anche se chi lo conosce sostiene che Pérez non si arrenderà e tornerà con un nuovo progetto. La seconda, quella dell’acquisizione di Autostrade, è ancora in bilico.
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