La Lega fa ostruzionismo sulla tutela di ambiente e animali in Costituzione
Ha presentato migliaia di emendamenti a un testo proposto dagli altri partiti sulla salvaguardia della biodiversità
A fine marzo la commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato un testo unificato per inserire la tutela dell’ambiente e degli animali nella Costituzione. La Lega ha però presentato quasi 250 mila emendamenti, nel tentativo di intralciare una modifica da tempo richiesta dai partiti con cui attualmente è al governo e sostenuta da più di ottanta associazioni ambientaliste e animaliste.
Il testo proposto è la sintesi di altre sette proposte fatte da Liberi e Uguali, Partito Democratico, Forza Italia, Movimento 5 Stelle e +Europa. Modifica la Costituzione agli articoli 9, 41 e 117. Nel primo, che tutela il paesaggio e il patrimonio storico artistico, il nuovo testo introduce per estensione anche la salvaguardia della biodiversità. La modifica prevede di introdurre il seguente comma:
«Tutela l’ambiente e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni; protegge la biodiversità e gli animali».
L’articolo 41 della Costituzione invece stabilisce attualmente che l’iniziativa economica privata è libera, che non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. Il testo della commissione chiede di inserire anche «la salute» e «l’ambiente» all’elenco. L’articolo 41 prosegue dicendo che «la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali». Si vorrebbero aggiungere anche i fini «ambientali».
L’articolo 117 fa parte del Titolo V, quella parte di Costituzione che regola i rapporti tra Stato e regioni ed elenca le materie di competenza statale, cioè riservate in via esclusiva allo Stato centrale, le materie concorrenti nelle quali vengono chiamati a lavorare insieme lo Stato (che detta l’impostazione generale delle leggi) e le regioni (che dettano le regolamentazioni effettive) e le competenze regionali, quelle per cui le regioni hanno potestà legislativa piena: e sono tutte quelle materie che non sono nominate esplicitamente nel testo.
Al secondo comma, dove si trova l’elenco delle materie di legislazione esclusiva dello Stato c’è anche la «tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali». La modifica proposta dalla Commissione Affari costituzionali del Senato chiede di sostituire questa parte con «tutela dell’ambiente, degli ecosistemi e degli animali; tutela dei beni culturali».
Ma la Lega ha presentato al testo unificato della Commissione quasi 250 mila emendamenti firmati da Roberto Calderoli (di cui già in passato si era parlato per il suo generatore automatico di emendamenti), Luigi Augussori, Ugo Grassi, Daisy Pirovano e Alessandra Ricciardi. I leghisti chiedono che il testo venga riformulato perché è troppo generico. Dovrebbe, secondo loro, prevedere una differenziazione tra animali da compagnia, selvatici, di allevamento e animali considerati pericolosi: «Serve differenziare con ragionevolezza», hanno scritto in una nota i senatori della Lega «per evitare in futuro paradossi nella sua applicazione».
Il timore della Lega, come scrive il Corriere della Sera, è che quella formulazione possa essere interpretata portando, ad esempio, a «limitazioni alla caccia o agli allevamenti, due settori in cui il partito di Salvini ha molto seguito». Per la Lega, insomma, sarebbe probabilmente un problema inserire troppi vincoli in difesa degli animali non domestici, rischiando di “compromettere” gli interessi dei cacciatori e degli allevatori che a livello regionale, e non solo, ha spesso difeso e favorito.
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La modifica proposta dalla Commissione, dal punto di vista della Lega, avrebbe poi un secondo problema: assegna allo Stato e non alle regioni la competenza esclusiva su queste materie, riducendo dunque gli interventi a livello locale su diverse questioni.
Le modifiche alla Costituzione devono essere approvate due volte da ciascuna camera con un intervallo non inferiore a tre mesi tra la prima e la seconda deliberazione. Se la seconda approvazione avviene con la maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna camera, la legge può essere immediatamente promulgata e pubblicata. Si tratta dunque di tempi piuttosto lunghi e la scadenza naturale della prossima legislatura è il 2023.
La quantità di emendamenti proposti dalla Lega è stata interpretata come un atto di evidente ostruzionismo. I senatori leghisti hanno fatto sapere di non voler bloccare il testo, ma di volerlo solo «migliorare»: «Siamo quindi pronti a ritirarli (gli emendamenti, ndr) e a favorire un iter più fluido di approvazione, nel momento in cui il testo avrà una formulazione corretta».
Varie associazioni animaliste e i partiti favorevoli alle modifiche della Commissione hanno invece reagito in modo molto critico. Michela Brambilla, deputata di Forza Italia e presidente dell’intergruppo parlamentare per i diritti degli animali, ha dichiarato che «non è il momento per posizioni di retroguardia ma di battaglie di civiltà». Loredana De Petris (LeU) ha parlato di «motivazioni pretestuose» della Lega e il M5S ha accusato Salvini di «incoerenza»: giorni fa il segretario della Lega ha infatti presentato il piano del suo partito contro il randagismo e le zoomafie (cioè lo sfruttamento degli animali, ad esempio per ragioni economiche), chiedendo pene severe contro i maltrattamenti e maggiori fondi a disposizione.