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  • Venerdì 23 aprile 2021

Cosa succede dopo il disastro della Super League

I club che erano rimasti fuori vorrebbero rivalersi su quelli che l'hanno proposta, che devono preoccuparsi anche della UEFA

Gli striscioni rimasti appesi ai cancelli di Anfield, lo stadio del Liverpool (AP Photo/Jon Super)
Gli striscioni rimasti appesi ai cancelli di Anfield, lo stadio del Liverpool (AP Photo/Jon Super)

Il progetto della Super League europea è fallito, o meglio: è fallito il primo tentativo di introdurlo. I due club considerati i principali promotori dell’iniziativa, Real Madrid e Juventus, si sono arresi all’evidenza che non si possa procedere senza metà delle società fondatrici, ma non hanno davvero abbandonato l’idea. La Juventus ha scritto che il progetto «non può essere portato a termine nella forma in cui è stato inizialmente concepito», ma «rimane convinta della fondatezza dei presupposti sportivi, commerciali e legali». La stessa linea è condivisa dal Real Madrid, il cui presidente Florentino Perez ha detto alla stampa spagnola: «Stiamo lavorando a questo progetto da molti anni, forse non siamo riusciti a spiegarlo bene».

A Real e Juventus si è aggiunto anche Joan Laporta, da poco rieletto alla presidenza del Barcellona, che dopo giorni di silenzio stampa ha spiegato: «La Super League è assolutamente una necessità, ma l’ultima parola sarà data dai nostri partner. I grandi club contribuiscono con molte risorse e dobbiamo dire la nostra per quanto riguarda la distribuzione economica». Sempre in Spagna, Perez ha detto che fra le squadre ancora interessate a portare avanti l’iniziativa ci sarebbe ancora il Milan.

Anche se queste società rimangono convinte dell’operazione, a livello europeo e nei loro rispettivi paesi dovranno affrontare periodi piuttosto complicati. Vale anche per i club inglesi: la loro uscita ha di fatto sancito il fallimento del progetto e il calcio europeo rappresentato dalla UEFA ne ha elogiato il ripensamento, ma quello inglese ora chiede provvedimenti. Agli amministratori delegati di Manchester United, Arsenal, Manchester City e Liverpool è stato chiesto di lasciare i rispettivi incarichi dirigenziali all’interno della Premier League, mentre la stampa locale sostiene che i dirigenti di United e Liverpool verranno certamente esclusi dal gruppo di consulenti in materia di diritti televisivi.

I giocatori del Levante contro la Super League prima della partita di Liga contro il Siviglia (Angel Martinez/Getty Images)

In Italia i toni nei confronti dei tre club coinvolti sono stati piuttosto duri. Repubblica scrive che molti club di Serie A starebbero pensando di intraprendere azioni legali. Il presidente della Juventus Andrea Agnelli, in particolare, ha subito gli attacchi del presidente del Torino Urbano Cairo, che lo ha accusato di aver sabotato intenzionalmente la trattativa che la Serie A aveva intavolato con tre fondi d’investimento pronti a versare quasi 2 miliardi di euro per acquistare una parte dei diritti commerciali del campionato italiano.

Agnelli era stato uno dei dirigenti scelti per meglio definire l’ingresso di questi fondi: ma secondo i critici, avrebbe sabotato l’accordo insieme all’Inter, opponendosi alla clausola che prevedeva sanzioni in caso di stravolgimento della struttura del campionato. Secondo i club, l’opposizione sarebbe stata dettata dal coinvolgimento segreto di Juventus e Inter nella Super League, la cui introduzione avrebbe potuto richiedere la diminuzione delle squadre in Serie A per diminuire il numero di partite stagionali.

Prima dell’ultima partita di campionato, l’amministratore delegato dell’Inter Giuseppe Marotta ha risposto agli attacchi di Cairo dicendo che la questione dei fondi non aveva nulla a che vedere con la Super League, come dimostrerebbe il fatto che il Milan sia sempre rimasto favorevole al loro ingresso. Allo stesso Marotta sarebbero state richieste le dimissioni da consigliere della FIGC, dove rappresenta la Serie A insieme al presidente della Lazio e al presidente della Lega, Paolo Dal Pino: ha però risposto dicendo di ricoprire un ruolo impegnativo come servizio per tutte le squadre del campionato, e che non verrà intralciato dagli sviluppi della vicenda.

La dirigenza della Juventus prima dell’ultima partita di campionato contro il Parma (Getty Images)

In Europa il presidente della UEFA Aleksander Čeferin parla da giorni di conseguenze. A un giornale sloveno ha detto: «Ci aspettiamo che tutti si rendano conto del loro errore e ne subiscano le conseguenze». I giornali europei sostengono inoltre che i paesi e i club che hanno contribuito al fallimento della Super League potranno essere ricompensati, in qualche modo: si tratta in particolare di Bayern Monaco, Paris Saint-Germain, Borussia Dortmund e della federazione inglese, che ha contribuito al ripensamento delle sei “grandi” del paese. In tutto questo, il PSG ha già ottenuto la presidenza dell’ECA — l’associazione che riunisce i club partecipanti alle coppe europee — che verrà ricoperta dal suo proprietario, Nasser Al-Khelaifi, in sostituzione di Andrea Agnelli.

Čeferin ha fatto capire che una loro esclusione dai tornei europei in corso non è prevista, dato che questo comporterebbe delle grosse penali concordate in precedenza con le emittenti televisive, ma ha promesso ugualmente conseguenze, che potrebbero riguardare quindi la riforma della Champions League. Il nuovo formato è stato presentato lunedì scorso: la novità principale riguarda la fase a gruppi, che diventerà un unico campionato dove ciascuna delle 36 partecipanti giocherà 10 partite contro avversarie sempre diverse. La sua introduzione è prevista a partire dal 2024, ma per le esigenze economiche dei club e dopo tutto quello che è successo in settimana potrebbe essere anticipata.

Secondo la Gazzetta dello Sport, la UEFA dovrebbe concedere una fetta maggiore di introiti ai club: in cambio, però, potrebbe “stringere” i contratti di partecipazione per scongiurare possibili fuoriuscite con conseguenze economiche e giuridiche molto più pesanti di quelle attuali. Si parla inoltre di “un giudizio etico” per premiare o sanzionare il comportamento dei club europei.

Infine, anche tra i club fondatori della Super League rimangono molte cose da chiarire. Secondo il Financial Times, i contratti firmati dai dodici club per aderire alla Super League obbligherebbero al rimborso dei 3 miliardi e mezzo di euro garantiti dalla banca JP Morgan in caso di fuoriuscita dal progetto prima del 2025. Resta quindi da accertare se i club ne abbiano già ricevuta una parte: venerdì, tuttavia, JP Morgan ha pubblicato un comunicato in cui ha ammesso di aver valutato male il progetto.
In ogni caso, la sottoscrizione di accordi definiti più volte come “vincolanti” potrebbe far nascere delle dispute legali tra i club che hanno abbandonato il progetto e quelli che sono rimasti fino all’ultimo.