La lezione che i club possono imparare dal disastro della Super League, secondo Maldini
È il punto fino a cui si possono spingere, ha detto il direttore tecnico del Milan
Paolo Maldini, attuale direttore tecnico del Milan e celebre ex calciatore, ha commentato il fallimento del progetto della Super League in un’intervista con Sky Sport. Ha detto di aver saputo del progetto – a cui aveva partecipato anche il Milan – soltanto domenica sera, «come tutti voi, credo». Ha perciò confermato l’impressione che la decisione sia stata presa da una cerchia molto ristretta di dirigenti europei: di fatto, nell’organigramma del Milan, Maldini viene subito dopo il presidente Paolo Scaroni e l’amministratore delegato Ivan Gazidis.
Maldini ha poi detto di essere contrario alla proposta dei 12 club coinvolti di creare una competizione europea semi-chiusa al posto di quelle esistenti. Prima di lui lo avevano fatto moltissime persone nel mondo del calcio, anche di primo piano, come l’allenatore del Manchester City Pep Guardiola. Maldini ha aggiunto che nonostante non sia stato coinvolto nella decisione del Milan di aderire alla Super League, «questo non mi esenta da prendere la responsabilità di scusarmi nei confronti dei tifosi, non solo quelli del Milan ma anche in generale»:
«Se possiamo prendere un insegnamento da questa vicenda, è questo: fino a che punto ci possiamo spingere. Sicuramente non fino a cambiare quelli che sono i principi dello sport, che sono fatti di meritocrazia e di sogni che devono essere aperti a tutti».
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Lo sgretolamento della Super League era iniziato martedì sera con il ritiro delle sei squadre inglesi dal progetto. Mercoledì mattina il presidente della Juventus Andrea Agnelli, vice presidente della neonata competizione europea e tra le figure più esposte in questa vicenda, ha confermato che il progetto è stato temporaneamente sospeso.