Cosa succederà alle scarpe da basket di Kobe Bryant?
Sono usate da tanti giocatori dell'NBA, ma l'accordo con Nike è scaduto e potrebbero scomparire dal mercato
Lo scorso 13 aprile è scaduto il contratto tra il marchio di abbigliamento Nike e Kobe Bryant, il celebre giocatore di basket dei Los Angeles Lakers morto in un incidente in elicottero l’anno scorso, per la produzione e il commercio del suo merchandising: in particolare delle sue linee di scarpe personalizzate. La scadenza del contratto potrebbe far scomparire dal mercato modelli di scarpe da basket popolarissimi tra i giocatori e, dopo la sua morte, anche tra il normale pubblico, creando una situazione probabilmente senza precedenti.
È molto comune che i giocatori di basket vengano sponsorizzati da aziende che producono abbigliamento sportivo, ma pochissimi di loro hanno le proprie signature shoes e ancora meno riescono a rimanere molto influenti anche dopo il loro ritiro. Il caso più famoso di chi ci è riuscito è ovviamente Michael Jordan, a cui da decenni è dedicata una linea di scarpe e abbigliamento di straordinario successo commerciale, la Air Jordan, controllata da Nike. Ma la morte improvvisa di Bryant ha portato a una situazione inedita in cui il protagonista di una linea che sarebbe ancora molto richiesta non può rinnovare il contratto, e per il momento non è stato trovato un accordo per proseguire la collaborazione con la moglie Vanessa e la società che si occupa degli interessi della famiglia.
Per un breve periodo di tempo Nike potrà continuare a vendere le scarpe e gli indumenti che sono già stati prodotti, ma se le cose non dovessero cambiare presto i giocatori potrebbero dover trovare altre scarpe da basket, e i modelli firmati da Bryant scomparirebbero anche dai negozi.
– Leggi anche: Le scarpe da basket stanno cambiando
Bryant iniziò la collaborazione con Nike nel 2003, e negli anni successivi contribuì a disegnare e a far produrre una decina di linee di scarpe personalizzate. Secondo Baller Shoes DB, sito specializzato in scarpe da basket, nella stagione 2019-2020 le signature shoes di Bryant sono state indossate da 103 giocatori dell’NBA, più o meno il 20 per cento degli atleti della lega. Mentre le Air Jordan erano molto popolari anche al di fuori dei campi da basket, i modelli “Kobe” erano apprezzati soprattutto dai giocatori dell’NBA e dalle giocatrici della WNBA, la lega di basket femminile statunitense, molto sostenuta da Bryant.
Come ha spiegato al New York Times Chad Jones, cofondatore del portale per collezionisti di sneakers Another Lane, prima della morte di Bryant questi modelli erano un prodotto di nicchia, e spesso uscivano in edizioni limitate o colori speciali che non potevano essere acquistati dal pubblico. Dopo la sua morte, però, i modelli disponibili sono stati venduti in pochissimo tempo, così come altri venduti da Nike in esclusiva tramite l’app SNKRS.
Di conseguenza, sui portali dei collezionisti le signature shoes di Bryant si trovavano a prezzi più alti di due, tre e anche cinque volte rispetto a quelli di listino, ha detto Jones, e molti di quelli che avrebbero voluto comprarle non avevano potuto farlo. La gestione dei prodotti legati a Bryant aveva provocato diverse critiche nei confronti di Nike, che era stata accusata di aver permesso ai rivenditori di guadagnare ancora di più sfruttando la sua morte. Secondo alcune fonti citate da ESPN, anche Vanessa Bryant e la società che gestisce gli interessi di Kobe Bryant sarebbero rimasti molto scontenti per come Nike aveva gestito le vendite di questi prodotti.
Lunedì sera Vanessa Bryant ha confermato a ESPN di aver deciso assieme alla società di non proseguire la collaborazione con Nike. In alcune Stories su Instagram, ha detto che avrebbe «sperato di siglare un accordo a vita con Nike» per mantenere vivo il ricordo e del marito e che «continuerà a lottare» per permettere ai fan di comprare i suoi prodotti. Non si sa se Nike le abbia fatto qualche tipo di proposta e di che tipo, ma le parole di Bryant fanno pensare che l’azienda non intenda impegnarsi con un contratto a lungo termine e che la famiglia stia comunque cercando soluzioni alternative.
Vanessa Bryant’s statement on the end of Kobe’s Nike deal ❤️ pic.twitter.com/mE2KQ86PPQ
— Complex Sneakers (@ComplexSneakers) April 20, 2021
Secondo Russ Bengtson, ex direttore della rivista di basket SLAM, Bryant aveva contribuito moltissimo a indirizzare le scelte di Nike per la produzione di scarpe da basket, sia in termini estetici che di performance di gioco. Inoltre, aveva mantenuto una grande influenza nel mondo del basket sia negli Stati Uniti che all’estero, anche dopo il ritiro, lanciando tra le altre cose il centro sportivo Mamba Academy. Tutti elementi che hanno contribuito alla popolarità delle sue scarpe.
Un portavoce di Nike ha detto che «anche se il legame contrattuale si è concluso, [Bryant] rimane un membro molto amato della famiglia» aziendale e ha aggiunto che il giocatore aveva svolto «un ruolo importante nel profondo legame di Nike coi consumatori». Secondo Bengtson, pertanto, è possibile che il distacco tra le due parti non sia definitivo. Altri sostengono invece che il Kobe Bryant estate, che detiene i diritti del logo “Mamba” e della firma di Bryant, stia cercando di stringere accordi con altre aziende oppure di avviare un nuovo marchio per continuare a produrre le sue signature shoes.