Una canzone di Cat Power
Di ambizioni, desideri, e come va a finire
Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Roger Waters ha messo su YouTube una nuova registrazione di The bravery of being out of range, uno dei bei pezzi di quel suo bellissimo disco da solo del 1992 di cui già parlammo qui.
A fine maggio esce un disco di Moby che rifà sue vecchie cose con nuove orchestrazione, per l’illustre casa discografica di musica classica Deutsche Grammophone: intanto ha anticipato questa versione, bella, di The lonely night: in cui insieme a Mark Lanegan (che c’era già nella versione originale) ha tirato dentro Kris Kristofferson, attore e cantante d’altri secoli.
C’è una polemica tra Morrissey e i Simpsons, che in una puntata recente lo hanno raffigurato come un grasso razzista (Morrissey si è guadagnato accuse di razzismo in molte occasioni, negli anni passati), e a al suo agente non è andata giù soprattutto la cosa del grasso.
Ho letto e studiato le vostre gentili risposte al sondaggio di due settimane fa: trovate le considerazioni nella newsletter ricevuta per email.
The greatest
Once I wanted to be the greatest
Two fists of solid rock
With brains that could explain
Any feeling
In questo genere di storie Like a rolling stone è imbattibile: intendo le canzoni dove una volta eri il capo del mondo e ti sentivi onnipotente, e poi è finito tutto, e guardati adesso come hai abbassato la cresta. Ma anche Duchess dei Genesis parla di quello (buffo che Contessa dei Decibel sia uscita un mese prima, e che anche la cosa raccontata abbia delle somiglianze).
Il racconto di The greatest si stacca un po’: intanto è in prima persona, e poi qui i sogni e le ambizioni erano eccezionali ma ancora da realizzare, quando tutto è finito.
Once I wanted to be the greatest
No wind or waterfall could stall me
And then came the rush of the flood
Stars at night turned deep to dust
Lei in realtà qui la racconta meno triste di come suona, anche se la racconta un po’ confusamente.
Lei si chiama Chan Marshall, ha 49 anni, è di Atlanta (ma ha girato parecchio), e si è tenuta il nome di Cat Power che era quello di una sua iniziale band (non c’entra con nessun “Potere Gatto”: viene dall’azienda CAT che fa le ruspe, i “caterpillars”). Soprattutto al passaggio del millennio ha avuto molte attenzioni e ammirazioni (venendo adottata per un po’ dal mondo della Moda, che si fissa spesso con musicisti di cui abusa e poi si stufa), ed è stata allora considerata una delle migliori cantautrici americane “della sua generazione”, come si dice.
Il disco di The greatest si chiamava The greatest e uscì nel 2006, tra successi e apprezzamenti. Nel frattempo però lei ebbe casini di alcoolismo, problemi di salute mentale, guai respiratori. Negli ultimi nove anni ha fatto un solo disco, nel 2018, che non è andato granché, malgrado ottime recensioni (e belle canzoni, come questa).
Stars at night turned deep to dust
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