And the Oscar forse goes to
Le previsioni su chi potrebbe vincere i premi più importanti del cinema americano, a leggere in giro
Tra il 15 e il 20 aprile i circa diecimila membri dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, l’associazione che assegna gli Oscar, hanno espresso il loro voto nelle 23 categorie che verranno premiate nella notte italiana tra il 25 e il 26 aprile. E che, ancora più che in passato, per buona parte riguardano film che in Italia ancora devono uscire. Ma gli Oscar sono sempre gli Oscar e, soprattutto negli Stati Uniti, si continuano a dedicare particolari attenzioni all’evento e ai tentativi di prevedere i suoi vincitori (cosa che interessa molto anche a chi ci scommette).
Prevedere i gusti dei membri dell’Academy è difficile, però negli ultimi anni questo tipo di esercizio da parte di giornali e siti specializzati si è affinato, basandosi soprattutto su analisi e considerazioni relative a tutti i premi cinematografici che precedono gli Oscar. In particolare quelli assegnati dai vari “sindacati” di addetti ai lavori (attori, registi, produttori e così via) che, in molti casi, sono poi anche membri dell’Academy. Per fare previsioni sugli Oscar si uniscono poi considerazioni sul passato recente (per provare a interpretare i gusti dei votanti, perché i film cambiano ogni anno ma loro no) e analisi di altro tipo che hanno a che fare con i film, i loro contenuti, le persone che ci hanno lavorato e il modo in cui è stata condotta la campagna promozionale per far sì che venissero candidati e magari anche premiati.
Partendo da tutte queste premesse e guardando le previsioni fatte da importanti siti come Variety e anche da siti ancora più specialistici come Awards Watch, le seguenti sono un po’ di considerazioni su chi sembra avere più o meno possibilità di vincere premi Oscar. Sempre tenendo conto che, come in molti altri contesti, queste previsioni possono a loro volta finire per influenzare i votanti. Parlando di chi se ne occupa, il New York Times ha scritto: «questi esperti non stanno solo leggendo le foglie del tè, lo stanno anche preparando».
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Miglior film
È l’unica categoria con otto nomination, così da poter permettere a più film di presentarsi come “candidato a miglior film” e allo stesso tempo rendere la competizione più partecipata e quindi incerta. Ed è l’unica categoria in cui non funziona che “chi prende più voti vince”, bensì con un sistema più macchinoso. Per votare i membri dell’Academy mettono infatti i film candidati in ordine di preferenza, dal primo all’ultimo: poi i voti vengono raccolti, e se in almeno metà delle schede c’è lo stesso film al primo posto vince quello. Se non succede, si individua il film che è finito meno volte in cima alle liste di preferenze: si prendono quelle schede, lo si depenna e si considera come primo il successivo. Si redistribuiscono i voti, e si conta se a questo punto un film è il preferito da almeno metà dei votanti. E così via.
Insomma: per vincere un film non deve essere solo il preferito di un po’ di votanti, deve essere uno dei preferiti di tanti.
Il chiaro favorito di questa categoria è Nomadland, che fin qui ha vinto il premio più importante ai Golden Globe, ai Bafta (gli “Oscar del Regno Unito”) e poi anche ai PGA e ai DGA Awards: i premi dei sindacati dei produttori e dei registi, entrambi considerati sempre piuttosto rilevanti nel mostrare chi ha più vento in poppa. In particolare i PGA Awards , dove il meccanismo di voto è simile a quello per l’Oscar al miglior film. Nomadland non era però nemmeno tra i film candidati al premio per il miglior cast, che è il premio più importante assegnato ai SAG Awards (i premi del sindacato degli attori) ed è considerato molto importante in vista degli Oscar perché gli attori rappresentano una buona parte dei membri dell’Academy. Quel premio lo ha vinto Il processo ai Chicago 7, che insieme a Minari e Una donna promettente è tra i film che sembrano avere più possibilità di insidiare Nomadland per il premio più importante.
A favore di Nomadland gioca il fatto che negli ultimi anni è già successo due volte – con Green Book e con La forma dell’acqua – che un film non candidato al premio per il cast dei SAG Awards vincesse poi l’Oscar al miglior film. E che, di solito, quando un film che era favorito prima degli Oscar finisce per non vincere (come successe un anno fa con 1917) a vincere è in genere quello che già da settimane era considerato il chiaro e unico “sfidante” (che un anno fa era appunto Parasite). Quest’anno, come abbiamo visto, gli “sfidanti” sono almeno tre.
Miglior regia
In questa categoria, così come in tutte le altre che non sono quella per il miglior film, i candidati sono sempre cinque e per vincere basta prendere un voto in più del secondo, senza altre complicazioni. Anche qui, comunque, sembra esserci una chiara favorita che è Chloé Zhao, regista di Nomadland. Perché ha già vinto ai Golden Globe e ai Bafta, perché il film che ha diretto ha vinto il premio del sindacato dei registi e perché è anche la regista del film considerato favorito per l’Oscar più importante (spesso le due cose vanno di pari passo). Tra gli altri quattro, i candidati la cui vittoria al posto di quella di Zhao è considerata meno improbabile sono Emerald Fennell e David Fincher, registi di Una donna promettente e Mank.
Le migliori attrici e i migliori attori, protagonisti e non
Tra le cinque candidate, fatta forse eccezione per Vanessa Kirby (protagonista di Pieces of a Woman), tra le altre quattro ognuna sembra poter vincere. Viola Davis (che è Ma Rainey in Ma Rainey’s Black Bottom’s) perché ha vinto ai SAG Awards; Andra Day (protagonista di The United States vs. Billie Holiday) perché ha vinto ai Golden Globe; Frances McDormand perché ha vinto anche lei qualche premio e perché recita in Nomadland, che come abbiamo visto sembra essere piaciuto tanto a tanti; e anche Carey Mulligan ha vinto qualche altro premio e la sua interpretazione in Una donna promettente ha avuto ottime recensioni. Come ha scritto Vulture, «in questa categoria c’è modo di trovare argomenti per prevedere la vittoria di ognuna di queste quattro, ma anche solidissimi argomenti per dire il contrario».
Sembrano esserci molti meno dubbi per l’Oscar al miglior attore protagonista, visto che molti elementi sembrano portare verso un premio postumo assegnato a Chadwick Boseman, morto nell’agosto 2020 e protagonista di Ma Rainey’s Black Bottom. Se il premio non dovesse andare a lui, potrebbe andare a uno tra Riz Ahmed e Anthony Hopkins, rispettivamente protagonisti di Sound of Metal e The Father. Nel caso di premio a Boseman, non si tratterebbe comunque del primo Oscar postumo: ce ne sono stati altri, compreso quello come miglior attore non protagonista assegnato nel 2009 a Heath Ledger.
Per quanto riguarda l’Oscar al miglior attore non protagonista di quest’anno, il grande favorito è Daniel Kaluuya per il suo ruolo in Judas and the Black Messiah. Kaluuya ha vinto ai Bafta, ai Golden Globe e ai premi degli attori, e non sembra potere essere insidiato dalla concorrenza, rappresentata soprattutto da Sacha Baron Cohen (candidato per il suo ruolo in Il processo ai Chicago 7).
Per il premio alla miglior attrice non protagonista valgono invece considerazioni simili a quelle fatte per il premio alla miglior attrice protagonista: è considerata una competizione ancora apertissima. Anche se, forse, in leggero vantaggio sulle altre c’è Yuh-Jung Youn, molto apprezzata per il suo ruolo in Minari (che non sembra però essere tra i favoriti nelle altre categorie in cui è presente). A dover proprio farne altri due, gli altri nomi che saltano fuori più spesso in relazione a questo premio sono quelli di Amanda Seyfried e Maria Bakalova, per Mank e Borat 2.
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Le sceneggiature
Per la migliore sceneggiatura originale le maggiori possibilità sembrano averle Una donna promettente (scritto da Emerald Fennell, che ne è anche regista) e Il processo ai Chicago 7, che è stato scritto (e diretto) da Aaron Sorkin e sembra essere piuttosto in linea con i gusti dell’Academy. Per la sceneggiatura non originale invece si parla soprattutto di Nomadland, nonostante il film non sia propriamente fitto di dialoghi. Ai premi assegnati dagli sceneggiatori statunitensi in queste due categorie hanno vinto rispettivamente Una donna promettente e Borat 2 (in una categoria in cui però, per via di certe regole, Nomadland non era presente).
Gli altri premi per i film
Per il premio alla miglior fotografia sembra che la gara sia soprattutto tra i paesaggi di Nomadland e il bianco e nero di Mank, a sua volta favorito per l’Oscar alla miglior scenografia. Il favorito per l’Oscar per i costumi e per quello per trucco e acconciatura sembra essere Ma Rainey’s Black Bottom, insidiato soprattutto da Emma nella prima categoria e da Mank nella seconda. Per il premio al sonoro (che da quest’anno è diventato uno solo) il favorito è piuttosto comprensibilmente Sound of Metal, che sembra potersi aggiudicare anche quello per il miglior montaggio. Tenet potrebbe vincere l’Oscar per gli effetti speciali e per quanto riguarda la miglior colonna sonora Soul sembra essere favorito, ma si pensa abbiano buone possibilità anche Mank e Minari. “Speak Now” – contenuta in Quella notte a Miami… – sembra essere la favorita per l’Oscar alla miglior canzone originale, con buona pace di Húsavík, la cittadina islandese che vorrebbe che a vincere il premio fosse una canzone con il suo stesso nome.
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Gli altri film
Il danese Un altro giro è favorito per il premio al miglior film straniero. Soul a quello per il miglior film di animazione e Il mio amico in fondo al mare a quello per il miglior documentario (ma ha buone possibilità anche Time). E, a volerne proprio scegliere tre, i favoriti per il miglior cortometraggio, il miglior cortometraggio animato e il miglior cortometraggio documentario sono rispettivamente The Letter Room, Se succede qualcosa, vi voglio bene, A Concerto Is A Conversation. Ma le previsioni in queste categorie, delle quali evidentemente si parla molto meno, vanno prese ancora più con le pinze di quelle precedenti.