A Roma da settimane centinaia di salme sono in attesa di essere cremate

Addirittura duemila secondo le agenzie funebri, che non possono procedere con le sepolture e accusano il comune

(Marco Di Lauro/Getty Images)
(Marco Di Lauro/Getty Images)

Nel cimitero Flaminio, che si trova a Nord di Roma ed è conosciuto anche come cimitero di Prima Porta, ci sono centinaia di salme in attesa della cremazione. Le bare sono accatastate nei depositi, impilate su scaffali improvvisati costruiti con tubi e giunti. Il Flaminio è l’unico cimitero di Roma con un forno crematorio e qui arrivano i carri di moltissime imprese di pompe funebri, che attendono in coda per ore prima di poter consegnare le bare.

Nelle ultime settimane le code sono aumentate perché AMA Cimiteri Capitolini, la società che gestisce i cimiteri di Roma, ha temporaneamente sospeso le cremazioni a causa dello «straordinario afflusso in entrata». I forni lavorano a un ritmo insufficiente per rispondere alle richieste e questo rallenta tutte le sepolture, anche quelle di chi non deve essere cremato. Secondo i rappresentanti delle agenzie funebri, le bare in attesa di cremazione sarebbero duemila. Secondo AMA, invece, sono 850.

Le proteste delle famiglie dei defunti aumentano ogni giorno: la scorsa settimana Oberdan Zuccaroli, un imprenditore che gestisce cartelloni pubblicitari nella capitale, ha affisso alcuni pannelli luminosi e 250 manifesti con la scritta «Scusa mamma, se non riesco ancora a farti tumulare». La madre di Zuccaroli, Ernesta Magri, è morta l’8 marzo scorso a 85 anni e la sua salma è ancora in un deposito del cimitero Flaminio, in attesa della tumulazione.

Molti giornali hanno pubblicato testimonianze dei famigliari dei defunti, che denunciano lo scarso rispetto nei confronti dei loro cari: è molto difficile accedere ai depositi per capire dove si trova la bara del familiare deceduto, non viene data nessuna informazione sui tempi della cremazione, e anche quando si procede si deve poi attendere a lungo prima dell’inumazione o della tumulazione che è prevista in molti casi, su richiesta delle famiglie. Ma le lamentele riguardano anche la manutenzione e la pulizia inadeguata degli altri dieci cimiteri comunali.

Venerdì pomeriggio gli impresari e i dipendenti delle agenzie funebri hanno organizzato una manifestazione alle terme di Caracalla e davanti al Campidoglio per chiedere al comune di intervenire in tempi brevi con investimenti per realizzare nuovi forni crematori. «Scusateci se non ci fanno seppellire i vostri cari», dicevano i manifesti sui carri funebri, riprendendo la protesta di Oberdan Zuccaroli. I rappresentanti delle imprese di pompe funebri non sanno più dove portare le salme a causa della situazione ingestibile nel cimitero Flaminio e hanno spiegato che i disagi risalgono a prima di novembre, da quando i depositi hanno iniziato a riempirsi in modo insostenibile.

«L’AMA ha comunicato che non accettano più feretri destinati alla cremazione. Allora cosa facciamo con le bare, le portiamo sotto al Campidoglio?» ha detto Alessandro Bosi, segretario generale della Federazione nazionale imprese onoranze funebri, intervenendo a Radio Cusano Campus.


Oltre ai ritardi dovuti ai pochi forni crematori in funzione, c’è anche un problema di burocrazia. Gianluca Fiori, segretario di Assifur, Associazione Imprese Funebri riunite, ha spiegato che in tutti i comuni italiani servono al massimo 72 ore per avere l’autorizzazione alla cremazione, mentre a Roma bisogna aspettare almeno 45 giorni.

AMA Cimiteri Capitolini ha giustificato le lunghissime attese per la cremazione con l’aumento di mortalità causato dell’epidemia di coronavirus, ma secondo le agenzie funebri e i sindacati il caos e ritardi sono dovuti alla mancanza di investimenti e programmazione.

Nel 2017 il comune di Roma aveva analizzato l’andamento dei decessi e il numero di richieste di cremazione, un rito di sepoltura scelto dal 50 per cento delle famiglie: dalle 5.820 cremazioni del 2006 si è passati, nel 2019, a oltre 17mila. Sulla base di questa analisi erano stati stanziati 2,7 milioni di euro per ampliare il cimitero Laurentino, a Sud di Roma, e per costruire altri quattro forni crematori nel cimitero Flaminio, oltre ai sei già funzionanti. Al momento, non è stato fatto nulla: dalla scorsa estate nel cimitero Laurentino non vengono sepolte nuove salme perché non ci sono più posti e al Flaminio non sono stati realizzati nuovi forni crematori. Anzi, spesso i sei forni non funzionano tutti insieme perché necessitano di costante manutenzione.

Secondo Natale di Cola, segretario della Cgil di Roma, e Giancarlo Cenciarelli, segretario della Fp Cgil di Roma, il caos è destinato ad aumentare nelle prossime settimane a meno che il comune non intervenga immediatamente con una nuova organizzazione del personale per fare più cremazioni al giorno. «Infrastrutture, assunzioni, organizzazione e snellimento delle procedure», sono le richieste dei sindacati.

Finora AMA Cimiteri Capitoli si è limitata a diffondere una nota piuttosto stringata per comunicare i numeri degli ultimi giorni e rassicurare sulla continuazione delle cremazioni. AMA ha parlato di un «aumento significativo delle lavorazioni», cioè delle cremazioni, grazie a un aumento dei dipendenti.

Alla fine di gennaio, dopo un’altra denuncia dei sindacati, il presidente di AMA Stefano Zaghis aveva giustificato i disservizi con l’aumento dei decessi dovuto all’epidemia. «La pandemia sta compiendo un autentico disastro» disse. Secondo Zaghis, a Roma nel 2020 ci sono stati tremila morti in più rispetto alla media degli ultimi cinque anni, con un incremento soprattutto tra ottobre e dicembre, durante la seconda ondata dell’epidemia. Zaghis disse che AMA era riuscita a fare molte più cremazioni, inumazioni e tumulazioni rispetto al 2019. In una nota pubblicata la scorsa settimana da RomaToday, AMA Cimiteri Capitolini ha promesso l’assunzione di 20 nuovi addetti, il miglioramento dei servizi online rivolti alle agenzie funebri e ai cittadini, e di partire al più presto con la progettazione dei nuovi forni crematori nel cimitero Flaminio.