Come si restaura l’orologio più famoso al mondo
Il New York Times ha intervistato uno dei 500 operai che stanno lavorando sui ponteggi intorno al Big Ben
Né la torre sul lato nord del Palazzo di Westminster né il celebre orologio che vi è incastonato si chiamano Big Ben, come ormai molti hanno imparato sentendoselo ripetere da chi ama questo genere di curiosità. Dal 2012 il nome ufficiale della torre è Elizabeth Tower, scelto per celebrare i sessanta anni di regno di Elisabetta II. In precedenza era nota semplicemente come “Clock Tower”, cioè “Torre dell’Orologio”, mentre Big Ben è il nome della campana più grande della torre, anche nota come “Great Bell”. Per estensione poi il nome della campana è diventato quello con cui si indica l’intera torre o anche solamente l’orologio. Che dal 2017 è coperto da ponteggi per un delicato lavoro di restauro, sul quale il New York Times ha chiesto lumi a Ian G. Westworth, uno degli operai specializzati che si stanno occupando dei lavori.
La torre fu progettata a metà Ottocento insieme al resto del nuovo palazzo di Westminster, in sostituzione del vecchio che era stato distrutto in un incendio nel 1834. I lavori finirono nel 1859 e nell’aprile di quell’anno venne anche installato l’orologio, che era stato costruito dal rinomato orologiaio Edward John Dent su progetto dell’avvocato – e orologiaio per diletto – Edmund Beckett Denison. Per avere un’idea delle sue dimensioni, l’intero meccanismo che muove l’orologio pesa cinque tonnellate; i quattro quadranti hanno un diametro di 8 metri; la lancetta dei minuti è lunga più di 4 metri, mentre quella delle ore quasi 3.
Il restauro in corso non è il primo della storia, ma è sicuramente il più completo e profondo, e quello che sta impiegando più tempo: la fine dei lavori inizialmente era prevista per il 2021, mentre ora a causa della pandemia si prevede che finiranno almeno con un anno di ritardo. Inoltre c’erano già stati alcuni intoppi legati alla scoperta di amianto e di alcuni danni risalenti al bombardamento del 1941, a causa dei quali il costo preventivato dei lavori era salito da 35 milioni di euro a 80 milioni. Entro la fine di aprile, peraltro, dovrebbe esserci una verifica per stimare l’impatto del ritardo sui conti dell’opera.
Il restauro in corso è un lavoro molto complesso. Per esempio, sono state sostituite 1.296 placche di vetro soffiato per i quadranti e sono stati rimossi diversi strati di vernice nera e verde scuro dai quadranti e dalla cornice in pietra, usando solamente solventi e piccole spazzole. Westworth, l’operaio specializzato intervistato dal New York Times, ha spiegato che l’obiettivo di questi lavori è «salvaguardare sia l’orologio che la torre per le future generazioni» e per prevenire il rischio che il meccanismo abbia dei malfunzionamenti.
Westworth ha 58 anni ed è un veterano dell’esercito britannico. Finita la carriera militare frequentò la scuola di gioielleria di Birmingham, diventando un artigiano esperto in riparazione e conservazione di orologi antichi. Ora fa parte della squadra di oltre 500 operai e meccanici che stanno lavorando al restauro della torre e dell’orologio.
«Io sono parte di un gruppo composto da diverse squadre, ognuna specializzata in un ambito» ha raccontato. «Il mio riguarda la rimozione dell’orologio dalla torre, il restauro del movimento e la programmazione dei lavori per installare nuovamente l’orologio sulla torre. Ho lavorato ad altri progetti simili prima di questo – per esempio al municipio di Manchester – ma mai così grossi».
Per la prima volta tutte le centinaia di parti che compongono l’orologio sono state smontate e trasportate in un laboratorio – di cui Westworth non ha rivelato la posizione per motivi di sicurezza – dove verranno pulite, in qualche caso riparate e poi ridipinte. «Il risultato che al termine dei lavori sarà più visibile sarà quello estetico», ha detto. «Stiamo riportando il colore dei quadranti al loro originale blu di Prussia di epoca vittoriana». Il tempo aveva reso infatti irriconoscibile il colore originale, a cui si è risaliti attraverso analisi eseguite direttamente sul metallo.
Westworth ha assicurato che i rintocchi del Big Ben saranno gli stessi di sempre, ma ha aggiunto anche che dopo il restauro il rintocco dell’ora sarà più preciso di prima, grazie a un curioso quanto antico sistema per aggiustare il movimento del pendolo intervenendo con piccoli contrappesi: «Lo abbiamo regolato mettendoci sopra vecchie monete. Se ci metti un penny, acceleri l’orologio di 0,4 secondi nell’arco di ventiquattro ore. Quindi ascoltiamo quanto è accurato il rintocco e decidiamo se mettere una moneta o toglierla».
Questo meccanismo è utilizzato da quando l’orologio fu montato nel 1859 e aiuta a cadenzare con maggiore precisione il movimento del pendolo, che impiega due secondi a oscillare da un lato all’altro. Il peso delle monete riduce (o aumenta) il tempo di oscillazione, contribuendo a renderlo più preciso. Westworth e gli altri artigiani del laboratorio eseguono regolazioni e misurazioni sull’orologio tre volte a settimana, per verificare quanto è preciso il rintocco dell’ora: secondo Westworth da quando sono iniziati i lavori si vedono già i primi miglioramenti.
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