Una canzone di Billie Holiday
Cercare di fare finta di niente, è solo un bruscolino nell'occhio
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Alanis Morrissette ha diffuso una canzone per sostenere un’organizzazione che si occupa di salute mentale tra i musicisti. La canzone è bella.
La citazione di ieri mi ha fatto ricevere (grazie, Filippo) questo video di una stramba esibizione in playback dei Genesis nel 1986 in un hangar dell’Alitalia a Fiumicino: noialtri mentre aspettiamo il volo successivo ci trasciniamo tra il banco del bar e il duty free, i Genesis allora finsero di cantare Invisible touch e Into deep per Pippo Baudo, prima di ripartire.
The end of a love affair
La morte di Billie Holiday è una storia tristissima (come diverse parti della sua vita): a 44 anni, distrutta da malanni di droghe e alcol, in ospedale da settimane e in arresto per possesso delle suddette droghe, e in disgrazia economica. Lady in satin fu il suo penultimo disco (l’ultimo uscì dopo la sua morte), nel 1958: un disco che volle fare meno jazz, con un’orchestra, e con un direttore abituato a cose pop, imitando i successi di dischi simili di Frank Sinatra. Ma la sua voce era molto malconcia, e quel disco è da allora celebrato come una cosa emozionante o criticato come non all’altezza dei suoi migliori dei decenni precedenti.
Il disco è molto bello, e ha alcune canzoni stupende, tutte con dei testi assai meno banali e leggeri di quelli che a volte hanno gli standard più famosi dell’epoca: le mie preferite sono I’m a fool to want you, I’ll be around, e questa, che non si limita a parlare di un qualunque amore finito, ma di una strana condizione di spaesamento e tentativo fallimentare di superarlo, quell’amore finito, e di nascondere la sofferenza.
So I walk a little too fast
And I drive a little too fast
And I’m reckless it’s true
But what else can you do
At the end of a love affair
La canzone è la sola davvero famosa scritta da un autore newyorkese che si chiamava Edward C. Redding. In una ristampa del disco di decenni dopo furono inserite alcune delle registrazioni della canzone, con lei che si lamenta di come sta andando.
So I talk a little too much
And I laugh a little too much
And my voice is too loud
When I’m out in a crowd
So that people are apt to stare
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