Nel ciclismo si litiga per le borracce
Per una piccola ma sentita tradizione venivano lanciate al pubblico di continuo, ma ora è stato vietato scontentando un po’ tutti
Dal primo aprile i ciclisti professionisti non possono più lanciare le loro borracce al pubblico o ai lati delle strade, per liberarsene durante le corse: possono farlo soltanto nelle aree indicate o consegnandole alle ammiraglie delle loro squadre. Il divieto, deciso per ragioni ambientali e di sicurezza, era annunciato da tempo ma è entrato in vigore all’inizio del mese. Sta però scontentando un po’ tutti per la sua eccessiva severità, e sta facendo ancora discutere, tanto che la federazione mondiale è già dovuta intervenire per correggere il tiro.
#Trentin: "Sono già state intraprese delle azioni per chiedere la modifica dell norma sulle borracce. Giusto non abbandonarle nella natura, ma vorremo lasciarle a chi ci viene a vedere" #Radiocorsa #bidon #ciclismo pic.twitter.com/oJ1xKa3pmn
— RaiSport (@RaiSport) April 8, 2021
Per ciclisti e appassionati il lancio delle borracce al pubblico fa parte del folclorismo delle corse in bici: una borraccia ricevuta da un bambino ai lati della strada o trovata da qualche appassionato lungo un fosso può premiare l’attesa della corsa e lasciare un bel ricordo della giornata, se non qualcosa di più. Spesso sono gli stessi tifosi a chiederle, e spesso vengono accontentati di buon grado dai corridori, che così hanno modo di stabilire un piccola connessione con il loro pubblico.
Negli ultimi anni, tuttavia, la federazione mondiale si è accorta di come le borracce (così come altri rifiuti prodotti dai corridori) rappresentassero sia un problema di carattere ambientale sia legato alla sicurezza dei corridori e del pubblico. In una corsa a tappe di tre settimane, per esempio, ciascuna squadra partecipante ne arriva a usare anche un centinaio al giorno, e non tutte vengono poi raccolte. A questo si aggiunge l’impatto della loro produzione su scala industriale, che parte dai polimeri sintetici, in genere derivati dal petrolio.
Ma la preoccupazione principale alla base del divieto riguarda la sicurezza. Proprio al Giro d’Italia dell’anno scorso due brutte cadute vennero causate da borracce finite pericolosamente in mezzo al gruppo dei corridori. In una di queste – per la verità avvenuta dopo che una borraccia era caduta da una bicicletta, non dopo che era stata lanciata – Geraint Thomas, capitano del team Ineos Grenadier e tra i favoriti per la maglia rosa, si fratturò il bacino e fu costretto al ritiro alla terza tappa.
A stray bidon brings Geraint Thomas’s #Giro undone. He’d done everything right to get himself into race winning condition too. This defines bad luck. pic.twitter.com/lGF9YjldvR
— Matthew Keenan (@mwkeenan) October 6, 2020
Il regolamento in vigore dal primo aprile inizialmente prevedeva la squalifica immediata, oltre a una multa, in caso di trasgressione. Nei primi giorni, però, i casi di violazione si sono susseguiti creando ulteriori polemiche, come quelle sulla squalifica dello svizzero Michael Schär, estromesso dal Giro delle Fiandre dello scorso 4 aprile per aver passato una borraccia a un gruppetto di tifosi. Il tedesco André Greipel aveva commentato l’episodio dicendo: «Questa situazione sta diventando ridicola. I corridori hanno dedicato tutto l’inverno alla preparazione delle classiche e non serviva squalificare un atleta per questo motivo». Chris Froome aveva definito la questione semplicemente «ridicola».
Visti i malumori, giovedì 15 aprile la federazione mondiale ha modificato il regolamento. I ciclisti avranno ora la possibilità di liberarsi delle borracce consegnandole ai membri delle loro squadre posizionati lungo i percorsi. In una gara di un giorno, la prima infrazione non verrà più punita con la squalifica immediata, ma con una multa o una detrazione dei punti che ogni ciclista ottiene nel corso della stagione, mentre alla seconda infrazione scatterà la squalifica. Nelle corse a tappe la prima infrazione comporterà una multa, la seconda un minuto di penalità sul tempo e la terza la squalifica.