Meloni continua a mettere in difficoltà Salvini
Il leader leghista da settimane attacca il ministro Speranza: Fratelli d'Italia ha proposto una mozione di sfiducia, vedendo il suo bluff
Fratelli d’Italia, l’unico partito attualmente all’opposizione del governo Draghi, ha avviato la raccolta di firme per presentare una mozione di sfiducia contro il ministro della Salute Roberto Speranza. Da settimane Speranza è criticato duramente per la gestione dell’epidemia anche da Matteo Salvini della Lega, alleata di Fratelli d’Italia nel centrodestra ma entrata nella maggioranza: la mossa di Giorgia Meloni (FdI) è stata ampiamente interpretata come un tentativo di consolidare il proprio ruolo di unica leader di opposizione e contemporaneamente mettere in difficoltà Salvini. Il segretario leghista ha già infatti in parte ritrattato gli attacchi a Speranza, perché dare seguito alle critiche delle scorse settimane sostenendo la mozione di sfiducia significherebbe aprire una crisi di governo che con ogni probabilità lo farebbe uscire dalla maggioranza.
Non è peraltro l’unico terreno di scontro e dissidi tra Lega e FdI: il principale è la presidenza del COPASIR, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che esercita il controllo sulle attività dei servizi segreti, attualmente assegnata a Raffaele Volpi della Lega che si rifiuta di cederla a FdI, come prevederebbe la legge secondo le interpretazioni più condivise. L’altra è l’ipotesi di formare un nuovo gruppo sovranista al Parlamento europeo nel quale, per problemi di politica estera, difficilmente FdI si troverebbe a proprio agio.
La mozione e Salvini
Giovedì Meloni ha pubblicato un post su Facebook in cui annuncia che il suo partito presenterà una mozione di sfiducia nei confronti di Speranza, ministro della Salute che dopo la caduta del secondo governo Conte era stato riconfermato nel governo di Mario Draghi. Meloni scrive che FdI «denuncia da tempo l’incompetenza e l’inadeguatezza» del ministro della Salute: cita la «gestione fallimentare e disastrosa della pandemia» e «le imprese stremate a causa delle chiusure insensate e continue». Repubblica aggiunge che nel documento di FdI si sottolinea il mancato aggiornamento del piano pandemico, si parla dell’inchiesta della procura di Bergamo e «si denunciano l’impreparazione alla seconda ondata e i ritardi e le difficoltà nelle vaccinazioni».
Il post di Meloni prosegue dicendo: «Vediamo chi si assumerà la responsabilità» di tenere Speranza «ancora al suo posto. Non è più tempo di speranza, ma di coraggio». La frase è evidentemente riferita a Salvini, da tempo molto critico verso Speranza di cui aveva chiesto le dimissioni solo pochi giorni fa. I punti principali dello scontro riguardano l’allentamento delle restrizioni e le riaperture delle attività economiche, chieste con insistenza da Salvini, che si è dimostrato molto solidale con le proteste di piazza dei ristoratori, anche violente, di questi ultimi giorni.
Speranza – che durante una conferenza stampa dell’8 aprile era stato difeso da Draghi («Il ministro Speranza l’ho scelto io e ne ho molta stima») – ha sempre avuto una linea “rigorista” sulle aperture. Nelle ultime ore ha risposto a Salvini dicendo: «Ad aprile conviene tenere ancora la massima prudenza. A maggio, a seconda dei parametri del contagio e della capacità di vaccinare i fragili, ci possono essere le condizioni per misure meno restrittive come quelle della zona gialla. Però voglio essere chiaro: dobbiamo avere grande cautela e prudenza. Continuare con un percorso di gradualità». E ancora: «Trovo incomprensibile l’atteggiamento di chi sta al governo e si comporta come se fosse all’opposizione, con l’obiettivo mal celato di raccattare qualche voto sulle difficoltà vere di tante persone».
Anche Meloni sta sostanzialmente chiedendo a Salvini di prendere una posizione: se è contro Speranza, voti per la sfiducia. Le prime dichiarazioni di Salvini sembrano però non confermare né nei toni né nel contenuto le sue precedenti richieste: «Non è semplice governare con PD e Speranza, ma è necessario. Era giusto fare così. Noi andiamo avanti nella richiesta di curare gli italiani e tornare a lavorare. Se qualcuno ha sbagliato qualcosa il tempo sarà galantuomo e gli italiani lo sapranno». Dopodiché, il capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari ha aggiunto che il suo partito non vuole «la testa di Speranza, vorremmo che cambiasse la sua politica, perché c’è una maggioranza diversa, con la Lega e FI. Volere che cambi la politica anche di Speranza non significa cambiare il ministro ma tenere in considerazione anche il nostro punto di vista».
La mozione di sfiducia per come stanno ora le cose non ha speranze di essere approvata, visto che sono contrari PD, M5S e Forza Italia. «A noi interessa dare risposte concrete agli italiani, non aprire casi. Peraltro ci sembra che Speranza si stia impegnando nel suo lavoro. Ci sarà tempo, quando l’emergenza sarà superata, di valutare l’operato di ciascuno, politici e scienziati» ha detto Antonio Tajani di Forza Italia. Ma per Fratelli d’Italia potrebbe non essere facile trovare anche solo le firme per presentarla: alla Camera ne servono 63, al Senato 32, e il partito ne ha 36 e 20. Dovrebbe dunque raccoglierle altrove.
Se comunque si riuscisse a presentare la mozione di sfiducia, questo costringerebbe la Lega a prendere una posizione precisa, rendendo di conseguenza concreta una spaccatura o all’interno della maggioranza o del centrodestra.
COPASIR ed Europa
Sulla presidenza del COPASIR è in corso da settimane uno scontro tra Lega e Fratelli d’Italia. Attualmente il presidente del COPASIR, nominato nel 2019, è Raffaele Volpi della Lega: ma la legge prevede che l’incarico spetti a un partito di opposizione, condizione in cui in questo momento si trova soltanto Fratelli d’Italia, che quindi lo pretende. La Lega sta però facendo resistenza, sostenendo di poter mantenere l’incarico per via di un precedente.
Il parere chiesto dalla Lega ai presidenti delle Camere non ha sbloccato la situazione: Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico hanno detto di non poter intervenire e che la questione deve essere risolta con un accordo politico, in assenza del quale tutto può rimanere così com’è.
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A quel punto, Salvini aveva rilanciato chiedendo le dimissioni di tutti i componenti del comitato, ma fino ad ora le hanno presentate solo il vicepresidente Adolfo Urso, di Fratelli d’Italia, e Elio Vito, di Forza Italia. Repubblica scrive però che la scelta di Vito «non è stata condivisa col partito» e che probabilmente a breve Forza Italia nominerà al suo posto un altro deputato.
L’altra questione che potrebbe causare un dissidio dentro al centrodestra ha a che fare con il Parlamento europeo. A inizio aprile, a Budapest, i leader della destra in Italia (Matteo Salvini), in Ungheria (Viktor Orbán) e Polonia (Mateusz Morawiecki) si sono visti con l’obiettivo di creare un gruppo unico al Parlamento europeo e di rinsaldare un’alleanza transnazionale, resa però complicata da alcune notevoli differenze politiche.
Fidesz, il partito di Orbán, è uscito del Partito popolare europeo (PPE), il principale partito di centrodestra all’Europarlamento, poco prima che la sua delegazione ne fosse espulsa. Il partito di governo polacco fa parte di Conservatori e riformisti europei (ECR), a cui oggi aderiscono anche Fratelli d’Italia e il partito spagnolo neofranchista Vox; la Lega fa parte di Identità e democrazia (ID), un gruppo sovranista e di estrema destra a cui appartengono anche il francese Rassemblement National, il partito di Marine Le Pen, e Alternative für Deutschland (AfD), tra gli altri.
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Salvini ha proposto che ECR, ID e Fidesz si uniscano. Il problema è che la maggioranza dei partiti sovranisti europei, tra cui Lega e Fidesz, sostiene una politica sostanzialmente filorussa; la Polonia, che è nell’ECR con Fratelli d’Italia, è fortemente atlantista e ha relazioni conflittuali con la Russia.