L’Ecuador avrà un presidente conservatore
Guillermo Lasso, ex banchiere e membro dell'Opus Dei, ha vinto il ballottaggio contro il candidato di sinistra Andrés Arauz
Al ballottaggio delle elezioni presidenziali in Ecuador ha vinto il conservatore Guillermo Lasso con il 52,5 per cento dei voti, superando il candidato di sinistra Andrés Arauz, che invece ha ottenuto il 47,5 per cento. La situazione si è ribaltata rispetto al primo turno di febbraio, quando Arauz aveva vinto con quasi il 33 per cento dei voti e Lasso si era fermato a poco più del 19 per cento, superando di pochissimo il terzo candidato per preferenze, Yaku Perez. Su oltre 17milioni di abitanti, circa 10 milioni sono andati a votare. Lasso entrerà in carica il prossimo 24 maggio e sostituirà il socialdemocratico Lenìn Moreno.
Guillermo Lasso è un ex banchiere di 65 anni, già candidato presidente due volte, nel 2013 e nel 2017: aveva perso in entrambe le occasioni. Alla fine degli anni Novanta era stato governatore della provincia del Guayas, poi era stato nominato temporaneamente “super ministro” dell’Economia per gestire un’emergenza provocata da una gravissima crisi economica. Nel 2012 aveva fondato il suo partito Creando Opportunità (CREO), di orientamento liberale e conservatore.
Lasso è membro dell’organizzazione cattolica Opus Dei. Dopo l’annuncio della sua vittoria, ha tenuto un discorso pubblico nel quale ha menzionato moltissime volte Dio – «Chiedo a Dio che ci dia pazienza e certezza per raggiungere la felicità degli ecuadoriani», «Che Dio benedica l’Ecuador», tra le altre – e ha chiarito che durante la sua presidenza non verrà legalizzato in alcun modo l’aborto: «Parlo alle giovani donne incinte. Insieme a mia moglie vi proteggeremo, in modo che possiate proseguire la scuola, e poi andare all’università».
La vittoria di Lasso è coincisa con la sconfitta del cosiddetto “correísmo”, cioè l’insieme delle idee politiche promosse da Rafael Correa, che fu presidente dell’Ecuador dal 2007 al 2017. Arauz era stato scelto proprio da Correa, il quale ha seguito la campagna elettorale dal Belgio, paese in cui risiede da tempo insieme alla moglie (alla fine della sua presidenza, Correa era stato condannato in Ecuador a otto anni di carcere per corruzione). Arauz ha riconosciuto la sconfitta, e in un discorso tenuto nella notte ha chiesto a Lasso di rispettare lo stato di diritto, «senza che avere valori o principi differenti si converta in uno stigma».
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Il País ha scritto che l’errore di Correa è stato quello di pensare che anche in Ecuador si potesse verificare un grande ritorno della sinistra, dopo la vittoria del kirchnerismo in Argentina – cioè il movimento politico che ruota attorno all’attuale vicepresidente argentina Cristina Kirchner –, e il trionfo di Luis Arce in Bolivia, consolidato con il rientro nel paese dell’ex presidente Evo Morales. Le cose però sono andate diversamente, anche perché il partito di Correa non può contare sulla potenza della macchina organizzatrice che fa riferimento a Kirchner, e tanto meno sull’egemonia che il partito di Arce e Morales mantiene su tutta la sinistra boliviana.
La sinistra ecuadoriana si è mostrata divisa, e Arauz ha perso voti soprattutto tra la comunità indigena, che al primo turno aveva votato per il partito Pachakutik, guidato da Yaku Pérez.
Lasso si troverà a gestire una situazione piuttosto difficile, resa estremamente complicata dalla pandemia da coronavirus, che era costata molto in termini di popolarità all’ormai ex presidente Moreno.
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