I vaccini contro il coronavirus ci aiuteranno con l’HIV?
Un promettente vaccino sperimentale sarà sviluppato con le soluzioni a RNA messaggero messe a punto da Moderna per la pandemia
Un nuovo vaccino sperimentale contro l’HIV (il virus collegato all’AIDS) in fase di sviluppo da alcuni anni ha dato i primi risultati promettenti, e potrebbe aprire la strada a nuovi sistemi per proteggere dalla malattia anche grazie alle conoscenze accumulate nell’ultimo anno con i vaccini a RNA messaggero (mRNA) contro il coronavirus. A oggi non esiste un vaccino efficace contro l’HIV, mentre sono disponibili terapie per tenere sotto controllo l’AIDS ed evitare che faccia troppi danni.
La sperimentazione è stata condotta dall’International AIDS Vaccine Initiative (IAVI), una collaborazione senza scopo di lucro che dalla fine degli anni Novanta promuove la ricerca e lo sviluppo di vaccini contro l’HIV. Il primo test clinico è stato realizzato insieme allo Scripps Research Institute (La Jolla, California), specializzato in ricerca biomedica, e ha compreso 48 volontari divisi in due gruppi: uno ha ricevuto il vaccino sperimentale vero e proprio, mentre all’altro è stata somministrata una sostanza che non faceva nulla (placebo).
I risultati preliminari pubblicati quest’anno suggeriscono che il vaccino abbia indotto una risposta immunitaria sufficiente per far produrre all’organismo specifici anticorpi, che possono poi contrastare alcune delle varianti più diffuse dell’HIV. La risposta immunitaria è stata verificata nel 97 per cento dei partecipanti compresi nel gruppo che aveva ricevuto il vaccino sperimentale.
Il test clinico (di fase 1 su 3) ha per ora riguardato un numero molto limitato di individui e richiederà numerose altre sperimentazioni, ma i ricercatori hanno mostrato comunque un certo ottimismo sulla possibilità di ottenere un vaccino efficace a sufficienza.
Quando l’HIV fu identificato per la prima volta come la causa dell’AIDS nei primi anni Ottanta, si pensò che un vaccino contro il virus potesse essere realizzato in tempi relativamente rapidi come del resto era avvenuto per diverse altre malattie nei decenni precedenti. Dopo qualche anno di ricerca, divenne evidente l’effettiva portata della sfida.
L’HIV tende a mutare velocemente, eludendo le difese immunitarie del nostro organismo e rendendo difficile l’impiego di un vaccino, specialmente se questo è mirato su alcune specifiche caratteristiche del virus che cambiano all’emergere di nuove varianti. L’HIV ha inoltre numerosi sottotipi e crea delle “riserve” nell’organismo, che possono rimanere inattive per anni senza che si manifesti l’AIDS.
Per superare queste difficoltà, i ricercatori della IAVI e dello Scripps hanno sviluppato un vaccino che induce l’organismo a creare anticorpi neutralizzanti ad ampio spettro, come quelli osservati in alcuni individui che riescono a svilupparli e si rivelano poi in grado di tenere sotto controllo diverse varianti dell’HIV.
Si stima che dall’inizio dell’epidemia di AIDS siano morti quasi 76 milioni di persone. Grazie al miglioramento delle terapie il tasso di letalità si è ridotto sensibilmente negli ultimi anni soprattutto in Occidente, ma l’HIV continua a essere piuttosto diffuso e a causare seri problemi in Africa.
Oltre alla pubblicazione dei primi risultati, di recente IAVI e Scripps hanno annunciato di avere avviato una collaborazione con Moderna, l’azienda di biotecnologie statunitense che ha realizzato uno dei primi vaccini a mRNA contro il coronavirus. L’idea è di impiegare i sistemi sviluppati negli ultimi anni da Moderna, e poi applicati e verificati nell’ultimo anno, per proseguire lo sviluppo del nuovo vaccino contro l’HIV.
Nei mesi scorsi gli stessi responsabili di Moderna avevano fatto riferimento alla possibilità di sviluppare vaccini a mRNA contro l’HIV. In realtà, come altre aziende di biotecnologie, la società statunitense aveva già valutato questa opportunità in passato mentre sviluppava le proprie piattaforme per sviluppare e gestire i vaccini basati sul materiale genetico.
Gli stessi sistemi basati sull’mRNA non sono del resto comparsi dal nulla nell’ultimo anno, ma sono il frutto di anni di ricerca in diversi laboratori in giro per il mondo. L’RNA messaggero è la molecola che si occupa di codificare e portare le istruzioni contenute nel materiale genetico nelle cellule, per far produrre loro le proteine, alla base di tutti i meccanismi che ci fanno esistere.
I ricercatori hanno sfruttato il medesimo principio per trasportare all’interno delle cellule le istruzioni per produrre particolari proteine tipiche di un virus, che il sistema immunitario impara a riconoscere senza i rischi di entrare in contatto con il virus vero e proprio. Quelle conoscenze potranno rivelarsi utili per contrastare un’eventuale infezione.
I vaccini a mRNA contro il coronavirus finora autorizzati, quello di Moderna e quello di Pfizer-BioNTech, si sono rivelati altamente efficaci nel proteggere dalle forme gravi di COVID-19, mostrando al tempo stesso un alto livello di sicurezza. Il loro impiego su ormai centinaia di milioni di persone consentirà di raccogliere dati preziosi non solo per comprendere i loro effetti sul coronavirus, ma anche le loro potenzialità contro altri virus. È però ancora presto per fare previsioni sullo sviluppo e sugli eventuali successi di vaccini di questo tipo contro l’HIV, ed è proprio ciò che vogliono scoprire i ricercatori.