Quali scuole riaprono oggi
Le lezioni ricominciano in presenza fino alla prima media in tutta Italia, mentre dalla seconda media in poi le regole cambiano a seconda del colore delle regioni
Oggi, mercoledì 7 aprile, riaprono molte scuole in tutta Italia in base al decreto legge approvato dal governo lo scorso primo aprile. La riapertura delle scuole in presenza varia però a seconda del colore delle regioni, ovvero della fascia di rischio epidemiologico.
Le scuole riaprono per le lezioni in presenza fino alla prima media in tutta Italia, sia nelle regioni in zona rossa che in quelle in zona arancione (fino al 30 aprile le zone gialle verranno considerate zone arancioni): tornano quindi in classe tutti gli alunni di asili, scuole elementari e prima media.
Nelle zone rosse dalla seconda media in poi tutte le lezioni si svolgono a distanza, mentre nelle regioni in zona arancione le scuole aprono per la didattica in presenza per tutti gli alunni fino alla terza media. Sempre nelle regioni in zona arancione le scuole superiori devono garantire la didattica in presenza ad almeno il 50 per cento dei propri alunni, fino a un massimo del 75 per cento.
Da oggi torna quindi in classe gran parte degli studenti italiani, quasi il 66 per cento degli 8,5 milioni di alunni iscritti nelle scuole statali e paritarie, che il DPCM approvato a inizio marzo aveva chiuso per ogni ordine e grado in zona rossa. Il 26 marzo, annunciando le riaperture, il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva spiegato che le restrizioni adottate a marzo avevano rallentato i contagi da coronavirus, consentendo quindi di iniziare a riaprire gradualmente le scuole.
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Draghi aveva anche detto che, secondo gli studi consultati dal governo, la scuola di per sé è causa limitata di contagio, in presenza delle altre restrizioni, e che lo sono in misura sensibilmente maggiore le attività collegate, dal trasporto scolastico al doposcuola. «Più si alza l’età scolastica, più queste attività aumentano», aveva detto per spiegare il motivo del limite alla prima media.
Pur senza citarlo direttamente, secondo molte ricostruzioni giornalistiche, il governo aveva basato la sua decisione su uno studio pubblicato lo stesso 26 marzo da Lancet Regional Health – Europe, su cui però ci sono parecchi dubbi.
Le deroghe
A differenza di quanto accadeva in precedenza, in base al nuovo decreto legge i presidenti delle Regioni o delle Province autonome non potranno più decidere in autonomia eventuali chiusure più rigorose delle scuole. La sola deroga concessa dal decreto legge è «in casi di eccezionale e straordinaria necessità dovuta alla presenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus SARS-CoV-2 o di sue varianti nella popolazione scolastica». Questa deroga può essere adottata dopo aver consultato le autorità sanitarie competenti.
Il 4 aprile il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha emanato un’ordinanza in base alla quale dal 7 al 30 aprile le scuole elementari, medie e secondarie devono garantire la didattica online a tutti gli alunni le cui famiglie ne facciano richiesta, al posto dell’attività in presenza. Nell’ordinanza si motiva la decisione citando la deroga concessa dal decreto legge: in realtà Emiliano non ha utilizzato la deroga, che permette la chiusura delle scuole, ma ha semplicemente fornito alle famiglie la possibilità di richiedere la didattica a distanza per i propri figli. La Puglia dovrà restare in zona rossa fino al 20 aprile, quindi l’ordinanza è applicabile per ora solo ad asili, scuole elementari e prima media.