È morto il teologo Hans Küng
Era noto in tutto il mondo per le sue posizioni critiche verso alcuni aspetti della dottrina cattolica, tra cui il dogma dell’infallibilità del Papa
È morto a Tubinga, in Germania, il teologo cattolico svizzero Hans Küng, conosciuto in tutto il mondo per le sue posizioni critiche verso alcuni aspetti della dottrina della Chiesa, tra cui il dogma dell’infallibilità del Papa.
Küng aveva 93 anni. Ordinato sacerdote nel 1954, divenne professore ordinario della Facoltà di Teologia cattolica all’Università di Tubinga a soli 32 anni. Successivamente, nel corso degli anni Sessanta, fu uno dei più giovani partecipanti al Concilio Vaticano II, la più importante assemblea di vescovi cattolici avvenuta nel Novecento, quella in cui vennero discussi i rapporti tra la Chiesa e la società moderna e che è ricordata ancora oggi come uno dei momenti di maggiore apertura della Chiesa cattolica al mondo laico.
Küng cominciò a esprimere opinioni dissidenti rispetto alla dottrina della Chiesa alla fine degli anni Sessanta: nel 1970, nel libro Infallibile?, mise in discussione l’infallibilità papale, cioè la necessità di prendere per vero quello che il Papa sancisce come verità di fede e di morale nei documenti ufficiali. Questo concetto è stato ribadito più volte dalla Chiesa, ed era contenuto nelle conclusioni del Concilio Vaticano II. Nel 1979, secondo anno di pontificato di papa Giovanni Paolo II, la Congregazione per la dottrina della fede – l’ente della Chiesa cattolica che ne promuovere la dottrina e che un tempo era nota come Santa Inquisizione – tolse a Küng l’autorizzazione all’insegnamento della teologia cattolica proprio per via delle sue opinioni sull’infallibilità papale.
Küng continuò comunque a insegnare teologia ecumenica all’Università di Tubinga, dove nel 1995 fondò la Stiftung Weltethos (Fondazione per l’etica mondiale), che si occupa di cooperazione tra le religioni a partire dal riconoscimento di valori comuni. Occasionalmente collaborava anche con i principali giornali internazionali, fra cui il New York Times e Le Monde.
Negli anni criticò sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI, entrambi espressioni dell’ala più conservatrice della Chiesa, mentre aveva accolto favorevolmente l’elezione di papa Francesco. Dal 2013 si era ritirato dalla vita pubblica per vari problemi di salute.