La Corte Suprema degli Stati Uniti ha dato ragione a Google in una decennale disputa con Oracle sul copyright
Lunedì la Corte Suprema degli Stati Uniti ha dato ragione a Google in una disputa che durava da più di 10 anni con la società informatica Oracle. Nel 2010 Oracle aveva denunciato Google accusandola di aver violato le regole del copyright: l’accusa riguardava una parte di un codice (oltre 11mila linee) che Google aveva usato per creare il software di Android, il sistema operativo usato all’incirca dal 70 per cento degli smartphone nel mondo. Oracle aveva chiesto un risarcimento a Google di miliardi di dollari.
Google aveva impostato la sua difesa appellandosi al “fair use” (“utilizzo leale”), una disposizione della legge statunitense sul copyright che permette di usare legalmente materiale protetto dal diritto d’autore nei casi in cui lo scopo sia d’informazione, critica o insegnamento, senza chiedere l’autorizzazione a chi ne possiede i diritti. Per due volte le corti d’Appello degli Stati Uniti avevano dato ragione a Oracle, ma lunedì la Corte Suprema ha ribaltato le precedenti decisioni.
Il codice in questione era quello dell’API Java sviluppata da Sun Microsystems, un’azienda di software acquistata nel 2010 da Oracle. Le API (Application Programming Interface) sono – semplificando – interfacce di programmazione che permettono di espandere le funzionalità di un programma. In questo caso servivano per l’esecuzione dei programmi scritti in linguaggio Java.