Un colosso farmaceutico nato da un morso di serpente
La storia del Serum Institute, il più grande produttore di vaccini al mondo, e della sfortunata cavalla da cui cominciò tutto
di Giovanni De Benedictis
Ogni mattina l’imprenditore indiano Cyrus Poonawalla si sveglia e va al suo allevamento di cavalli. Si sincera della condizione dei suoi purosangue da corsa e soltanto dopo va a fare il suo vero lavoro nella sede della società che ha fondato, il Serum Institute: cioè il più grande produttore al mondo di vaccini per numero di dosi, amministrato oggi dal figlio Adar. Sui vaccini Poonawalla ha costruito un impero farmaceutico, ma il Serum Institute probabilmente non ci sarebbe mai stato senza la sua passione per i cavalli e in particolare senza un incidente che gli diede un’idea particolare.
Il Serum Institute ha sede a Pune, una città a circa 140 km da Mumbai, nell’India occidentale, ed esiste dal 1966. Oggi produce più di 1,5 miliardi di dosi di vaccino all’anno – senza contare quelli che sta producendo contro il coronavirus – tra cui quelli per morbillo, tetano, difterite, epatite e molte altre malattie. La società è specializzata nel realizzare versioni generiche, che costano meno dei farmaci originali, esportandole in 170 paesi. Collabora con l’OMS e con l’UNICEF ai programmi di vaccinazione globali e si stima che due terzi dei bambini di tutto il mondo siano vaccinati con i suoi prodotti.
Come molte altre aziende di biotecnologie, il Serum Institute sta partecipando anche alla produzione dei vaccini contro il coronavirus. Nel 2020 la società ha stretto un accordo con l’anglo-svedese AstraZeneca per produrre nei suoi stabilimenti indiani un miliardo di dosi del vaccino, per commercializzarlo con il nome Covishield in India e in diversi paesi poveri. Attualmente ne sta producendo circa 70 milioni di dosi al mese, ma punta ad arrivare a 100 milioni al mese a partire da aprile. Ha anche ottenuto la licenza per produrre il vaccino contro il coronavirus sviluppato dalla statunitense Novavax e sta lavorando per farne uno originale.
Da un allevamento di cavalli a un impero economico
Oggi i Poonawalla sono tra le famiglie più ricche al mondo, ma la loro fortuna è iniziata venti anni prima della fondazione del Serum Institute. Nel 1946 Soli Poonawalla, padre di Cyrus, fondò un allevamento di cavalli da corsa, che diventò ben presto uno dei più noti e prestigiosi dell’India.
Il fatto che quell’allevamento abbia portato alla creazione del più grande produttore di vaccini al mondo si deve soprattutto al caso. A quel tempo, infatti, quando i cavalli non potevano più gareggiare, l’allevamento li mandava all’Haffkine Institute di Mumbai, un centro di ricerca in cui venivano sviluppati vaccini a partire dal sangue equino. Nel 1966 una cavalla mandata dai Poonawalla all’Haffkine Institute venne morsa da un serpente. I laboratori dell’istituto avevano a disposizione un siero antiveleno ma non il permesso governativo per utilizzarlo. Dovettero aspettare quattro giorni per riceverlo, troppi per evitare che la cavalla morisse.
A Cyrus Poonawalla venne quindi un’idea per evitare di mandare i propri cavalli a Mumbai e rischiare che succedesse di nuovo un episodio del genere: fondare una propria società di vaccini, che sfruttasse per la produzione il sangue dei molti cavalli del suo allevamento. Quello stesso anno nacque il Serum Institute.
Poonawalla realizzò inizialmente un piccolo laboratorio in un angolo della sua scuderia e nel 1967 produsse il suo primo vaccino contro il tetano. Nel corso degli anni seguenti la società ha sviluppato vaccini per molte altre malattie, ed è diventata una delle più importanti al mondo anche grazie al fatto di essere riuscita a mantenere i prezzi molto bassi e a garantire una distribuzione su larga scala.
Questa politica del Serum Institute ha contribuito a far crescere la fama dell’azienda come antagonista delle grandi case farmaceutiche mondiali, quelle che i critici definiscono “Big Pharma”. A differenza di queste, il Serum Institute infatti non produce altri medicinali, ma soltanto vaccini, prodotti che normalmente non garantiscono grandi profitti a differenza dei normali farmaci (nella gran parte dei casi, una persona ne utilizza uno solo per tipo nel corso della vita).
Suresh Jashav, direttore esecutivo del Serum Institute, ha raccontato a NPR che Poonawalla dice sempre: «se avessi voluto fare soldi mi sarei messo a produrre gesso in polvere [ovvero il solfato di calcio, ndr] utilizzato come eccipiente nelle compresse di vitamine o farmaci per l’ipertensione». Oggi Poonawalla ha 79 anni ed è a capo del Poonawalla Group, il conglomerato che controlla il Serum Institute e diverse altre aziende che si occupano di biotecnologie, ingegneria, finanza e, ovviamente, di cavalli. «Forse», ha detto nel 2011 in un’intervista a Forbes «se avessi passato più tempo al Serum Institute che all’ippodromo il mio impero finanziario sarebbe grande il doppio».
La scommessa sul coronavirus
Lo scorso giugno, con il dilagarsi della pandemia, il Serum Institute ha dovuto decidere cosa fare: se aspettare i risultati delle sperimentazioni sui vaccini realizzate dalle case farmaceutiche oppure iniziare a produrli, scommettendo sulla buona riuscita dei test. Adar Poonawalla decise di rischiare e così già a giugno il Serum Institute iniziò a produrre dosi del vaccino di AstraZeneca, con l’obiettivo di arrivare a un miliardo di dosi.
La decisione, come ha raccontato Adar Poonawalla a NPR, fu presa piuttosto facilmente: «Dato che siamo una compagnia privata e non siamo responsabili nei confronti di investitori, banchieri e azionisti, è stata solo una breve chiacchierata di cinque minuti tra me e mio padre».
Era però una scommessa molto rischiosa: non era detto che il vaccino di AstraZeneca avrebbe superato le tre fasi di sperimentazione, e in caso di fallimento il Serum Institute si sarebbe potuto trovare con milioni di dosi di vaccino inutilizzabili, oltre che con enormi perdite di denaro. Alla fine però il vaccino ha superato i test e la scommessa è stata vinta. Questo ha permesso al Serum Institute di arrivare con decine di milioni di dosi di vaccino pronte per essere distribuite già subito dopo la fine delle sperimentazioni.
Anche grazie al tempismo del Serum Institute, l’India a gennaio ha potuto dare inizio alla campagna vaccinale più grande al mondo. Nel paese vivono quasi 1,4 miliardi di persone e il governo si è posto l’obiettivo di vaccinarne entro luglio 300 milioni, tra cui 30 milioni di medici, infermieri e altri operatori sanitari e, a seguire, 270 milioni di persone con più di 50 anni o patologie che le rendono particolarmente vulnerabili al COVID-19.
Il Serum Institute ha promesso la metà dei vaccini prodotti al governo indiano, e il resto a circa 70 paesi, tra cui alcuni dei più poveri al mondo. Inoltre ha stipulato un contratto con il Regno Unito per la fornitura di 10 milioni di dosi di AstraZeneca da ricevere a partire da marzo: le prime 5 milioni di dosi sono arrivate, mentre quelle di aprile sono state sospese.
Adar Poonawalla ha dato la colpa del ritardo al governo indiano, che avrebbe imposto al Serum Institute di rallentare l’esportazione dei vaccini per privilegiare l’India, per aiutare il paese nell’affrontare una nuova ondata di contagi. Allo stesso tempo però Adar Poonawalla ha accusato del ritardo anche l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che il 24 febbraio ha firmato un ordine esecutivo con cui ha revisionato la catena d’approvvigionamento di materie prime, bloccando anche l’esportazione di alcuni materiali necessari alla produzione dei vaccini.
Mentre continua la produzione del vaccino di AstraZeneca e la realizzazione di un proprio vaccino, uno degli obiettivi del Serum Institute per il prossimo futuro è riuscire a convincere l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) a rimuovere i brevetti sui vaccini contro il coronavirus. In questo modo potrebbe iniziare a produrre anche i vaccini realizzati da altre case farmaceutiche e distribuirli come farmaci generici, aumentando enormemente la sua capacità di produzione e di conseguenza le vaccinazioni in gran parte del mondo.
Lo scorso ottobre India e Sudafrica avevano chiesto ufficialmente alla WTO di sospendere temporaneamente le rivendicazioni della proprietà intellettuale da parte dei produttori di vaccini contro il coronavirus. Secondo i due paesi, con una pandemia globale in corso sarebbe giusto che le case farmaceutiche permettessero a tutti di utilizzare i brevetti dei loro vaccini, ma la questione è molto dibattuta. Le case farmaceutiche si sono per ora opposte, sostenendo che così facendo diminuirebbe la loro capacità di fare ricerca e sviluppare vaccini migliori, e che questa soluzione non velocizzerebbe le vaccinazioni nel mondo.
L’ultima riunione del WTO si è conclusa con un nulla di fatto a riguardo, e la prossima è attesa per l’8 e il 9 giugno. Intanto Ngozi Okonjo-Iweala, la nuova direttrice del WTO, ha proposto una “terza via” che prevede di dare ai paesi la licenza di produrre i vaccini autonomamente, ma mantenendone la proprietà intellettuale, come ha fatto il Serum Institute con AstraZeneca.
Nel frattempo a Pune il Serum Institute ha iniziato la costruzione di un nuovo grande complesso per la produzione di vaccini, vicino al quartier generale. «Questa pandemia ha dimostrato che il ruolo che che il Serum Institute ha svolto nella produzione e nello stoccaggio dei vaccini (pur correndo dei rischi) è stato fondamentale, e ora sta pagando», ha detto Umesh Shaligram, direttore del reparto di ricerca e sviluppo dell’istituto. Il nuovo complesso avrà più macchinari, più laboratori e più risorse per poter affrontare per tempo qualsiasi nuovo virus. «Se facciamo questo sforzo oggi – ha detto Shaligram – possiamo migliorare le nostre capacità e avere 5 o 6 miliardi di dosi di qualsiasi vaccino pronte immediatamente».