L’incontro tra Salvini, Orbán e Morawiecki
I leader dell'estrema destra di Italia, Ungheria e Polonia si sono visti a Budapest: proveranno a formare un'alleanza, ma ci sono alcuni disaccordi
Giovedì si sono incontrati a Budapest, in Ungheria, i leader di tre dei partiti più importanti dell’estrema destra in Europa, con l’obiettivo di creare un gruppo unico al Parlamento europeo e di rinsaldare un’alleanza transnazionale. All’incontro c’erano Viktor Orbán, primo ministro ungherese e leader di Fidesz, Mateusz Morawiecki, primo ministro della Polonia e rappresentante del partito Diritto e giustizia (PiS), e Matteo Salvini, il leader della Lega.
Il proposito iniziale dei tre leader, cioè quello di dare vita a un “rinascimento europeo” basato sui valori tradizionali e conservatori, è stato in gran parte rinviato: a Budapest i tre leader hanno celebrato la loro alleanza — basata su «atlantismo, libertà, famiglia, cristianesimo, sovranità e opposizione all’antisemitismo» — ma hanno sostanzialmente rimandato tutte le decisioni a un incontro successivo a maggio, compresa quella sulla formazione di un nuovo gruppo parlamentare, resa complicata da alcune notevoli differenze politiche.
«Siamo qui per costruire qualcosa di longevo», ha detto Salvini. Tutti e tre i leader hanno riconosciuto però che l’incontro è soltanto l’inizio di un negoziato più lungo e probabilmente complicato: «La prima tappa di un lungo viaggio», come l’ha definita Orbán.
🇮🇹🇭🇺🇵🇱 Dall'incontro di oggi a Budapest con il premier ungherese Viktor #Orbán e il premier polacco Mateusz @MorawieckiM, che ringrazio, parte un progetto di Rinascimento europeo dopo il Covid: una nuova idea di Europa che riconosca le proprie radici, fondata su salute, lavoro… pic.twitter.com/3z5GXHv9kQ
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) April 1, 2021
L’urgenza di formare un nuovo gruppo nel Parlamento europeo è soprattutto del leader ungherese, che ha organizzato e ospitato l’incontro: all’inizio di marzo, dopo una lunghissima disputa, Fidesz è uscito del Partito popolare europeo (PPE), il principale partito di centrodestra all’Europarlamento, poco prima che la sua delegazione ne fosse espulsa. I rapporti tra Fidesz e il PPE erano in crisi da almeno due anni, a causa delle continue violazioni dello stato di diritto messe in atto dal governo dell’Ungheria, dove ormai Orbán governa come un leader semi-autoritario.
Fuori dal PPE, il peso in ambito europeo di Fidesz si è ridotto considerevolmente: i suoi europarlamentari non possono incidere sulle questioni più importanti, e Orbán non può più coordinarsi con i colleghi del PPE negli importantissimi vertici dei partiti europei che precedono le riunioni del Consiglio europeo, cioè l’organo che riunisce i 27 capi di stato e di governo dell’Unione.
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Il PiS e la Lega si trovano in situazioni più stabili, ma comunque frammentarie: il partito di governo polacco fa parte di Conservatori e riformisti europei (ECR), un gruppo euroscettico e di destra creato inizialmente dal Partito conservatore britannico, di cui oggi fanno parte anche Fratelli d’Italia e il partito spagnolo neofranchista Vox; la Lega fa parte di Identità e democrazia (ID), un gruppo sovranista e di estrema destra a cui appartengono anche il francese Rassemblement National, il partito di Marine Le Pen, e Alternative für Deutschland (AfD), tra gli altri.
Dal punto di vista dei numeri, un’alleanza tra i partiti di estrema destra sarebbe sensata: se, come ha proposto giovedì Salvini, ECR, ID e Fidesz si unissero, diventerebbero il secondo gruppo nel Parlamento europeo per numero di deputati. Quest’alleanza contribuirebbe a spezzare il metaforico “cordone sanitario” costruito nel Parlamento europeo contro i partiti sovranisti: i gruppi più istituzionali di centrodestra e centrosinistra non li hanno mai coinvolti nella spartizione delle cariche istituzionali – come le presidenze e le vicepresidenze di commissione o dell’Europarlamento – per timore di legittimare persone e idee contrarie ai valori fondanti dell’Unione. Ancora oggi la Lega è il partito politico che controlla più seggi al Parlamento europeo a non esprimere alcuna carica istituzionale.
Finora però nessuno è riuscito a mettere assieme tutti questi partiti: un’alleanza transnazionale tra partiti nazionalisti è complessa.
Lo si è visto anche all’incontro di Budapest: dei tre leader, il meno convinto della bontà di un’alleanza di estrema destra sembra essere Morawiecki del PiS, soprattutto a causa della politica estera. Mentre la maggioranza dei partiti sovranisti europei, tra questi la Lega e Fidesz, sostiene una politica sostanzialmente filorussa, la Polonia è fortemente atlantista e ha relazioni conflittuali con la Russia. Per il PiS, un’alleanza con partiti filorussi potrebbe creare problemi anche a livello di consenso interno. Orbán inoltre negli ultimi tempi ha stretto relazioni piuttosto amichevoli con il governo della Cina, che la Lega vede con un certo sospetto.
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Giovedì il primo ministro ungherese ha provato a minimizzare le differenze, dicendo che «non c’è argomento sul quale non possiamo raggiungere un accordo, e questo vale sia per la politica interna sia per la politica estera», ma molti analisti ritengono che formare un’alleanza sarà più difficile del previsto.
Secondo Politico Europe, inoltre, Salvini si starebbe tenendo aperte diverse possibilità, soprattutto perché nelle ultime settimane alcuni esponenti del PPE hanno aperto (in maniera piuttosto timida) alla possibilità di un ingresso della Lega nel gruppo, se il partito smorzasse il suo euroscetticismo. Specialmente in questo momento in cui, in Italia, la Lega fa parte di un governo europeista guidato da Mario Draghi, formare un’alleanza euroscettica a livello europeo potrebbe essere problematico.