Cosa sappiamo dell’ufficiale di Marina fermato per spionaggio
Si chiama Walter Biot, si incontrava con il militare russo in un parcheggio a Spinaceto, nella periferia sud di Roma
Tra mercoledì e giovedì si è andata precisando la vicenda che, martedì mattina, aveva portato all’arresto di un ufficiale della Marina militare italiana e al fermo di un ufficiale militare russo in servizio all’ambasciata russa di Roma, colti in flagrante mentre compivano un atto di spionaggio ai danni dell’Italia. L’ufficiale italiano è stato arrestato con le accuse di spionaggio e rivelazione di segreto, mentre il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha fatto sapere mercoledì di avere espulso due funzionari russi, tra cui quasi certamente l’ufficiale coinvolto nello scambio di documenti.
L’ufficiale italiano
L’ufficiale italiano coinvolto nel caso di spionaggio si chiama Walter Biot, ha 55 anni e ha il grado di capitano di fregata. La sua carriera è stata quella tipica di un ufficiale di Marina: fino al 2010 prestò servizio su varie imbarcazioni militari, tra cui la portaerei Garibaldi, poi tra il 2010 e il 2015 fece parte del gabinetto del ministero della Difesa, nel servizio di pubblica informazione. Nel 2015 passò allo Stato maggiore della difesa, cioè l’organo che coordina l’attività di tutte le forze armate italiane e intrattiene le relazioni con le varie organizzazioni internazionali, tra cui la NATO, quando si tratta di questioni militari.
L’ufficio in cui lavora Biot, noto come Terzo reparto, si occupa di «Politica militare e pianificazione», cioè di analisi e di pianificazione delle operazioni militari e diplomatiche anche a livello NATO.
L’ufficiale russo
L’identità dell’ufficiale russo colto in flagranza con Biot non è sicura, ma alcuni giornali (Repubblica e Stampa) lo identificano con Dmitrij Ostroukhov, un militare del GRU, l’intelligence militare russa. I due funzionari russi espulsi mercoledì dall’Italia sono molto probabilmente Ostroukhov e il suo diretto superiore, il capo stazione del GRU a Roma, cioè la persona che sovrintende l’intelligence militare all’interno dell’ambasciata russa in Italia. Nessuno degli ufficiali russi coinvolti è stato arrestato perché godrebbero dell’immunità diplomatica.
Lo scambio di documenti
I giornali italiani hanno riportato numerosi dettagli su come sarebbe avvenuto lo scambio di documenti riservati tra Biot e l’ufficiale russo. Anzitutto non è chiaro da quanto tempo andassero avanti gli incontri. Si sa che quello di martedì sera non era il primo, e che i carabinieri del ROS (Raggruppamento operativo speciale), assieme all’AISI, l’agenzia che si occupa della sicurezza interna, sorvegliavano i due già da alcuni mesi. Secondo le ricostruzioni, Biot avrebbe fotografato un certo numero di documenti e li avrebbe salvati su un supporto digitale (secondo Repubblica su una SIM telefonica, che poi avrebbe nascosto tra le pieghe del foglietto illustrativo di una scatola di medicine; secondo il Corriere della Sera e altri una penna USB).
Gli incontri avvenivano in un parcheggio del quartiere Spinaceto, nella periferia sud di Roma, fuori dal Grande raccordo anulare. Biot arrivava al parcheggio sulla sua auto, mentre il russo lo raggiungeva usando i mezzi pubblici: prendeva la metropolitana, scendeva al quartiere EUR, poi prendeva un autobus e arrivava al parcheggio a piedi. Lo scambio tra documenti e denaro avveniva sull’auto di Biot.
Il denaro
Sempre secondo le ricostruzioni, Biot riceveva 5.000 euro per ogni consegna, anche se, non sapendo quanti scambi di documenti ci siano stati, non è possibile sapere quanti soldi abbia ricevuto in tutto. Secondo Repubblica i soldi erano consegnati dall’ufficiale russo in un’altra scatola di medicine, secondo la Stampa e altri in una scatola di cioccolatini.
Che la ragione che avrebbe spinto Biot a passare documenti riservati alla Russia fosse il denaro è stata abbastanza chiara fin da subito, come ha confermato anche il ministro Di Maio mercoledì in Senato. Sui giornali di giovedì si è cercato di capire perché Biot fosse disposto a rischiare una condanna molto severa (si parla di almeno 15 anni di carcere) in cambio di somme di denaro tutto sommato contenute: i giornali hanno fatto numerose ipotesi legate alla sua vita privata, nessuna delle quali davvero definitiva.
Cosa c’era nei documenti?
Per ora non ci sono informazioni affidabili su quanto fossero importanti a livello strategico o militare i documenti che l’ufficiale italiano avrebbe consegnato al russo. Non è nemmeno chiaro quanto importanti e riservati fossero i documenti a cui Biot aveva accesso dal suo ufficio del Terzo reparto: si tratta di un ufficio non di primo livello, dove non passavano i segreti più importanti dello stato, ma in cui circolavano comunque molti documenti classificati, cioè riservati.
Ci saranno conseguenze diplomatiche?
Mercoledì l’Italia ha espulso due funzionari in servizio all’ambasciata di Roma, quasi certamente l’ufficiale colto in flagrante con Biot e il suo superiore. Di Maio ha detto in Senato che quest’operazione di spionaggio è «un atto ostile». Per ora la risposta della Russia è stata moderata: sia l’ambasciata sia Dmitri Peskov, il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, hanno detto mercoledì che sperano che la vicenda non metta in crisi i buoni rapporti tra Russia e Italia.
È molto probabile tuttavia che qualche ritorsione ci sarà, come già successo negli ultimi anni con casi simili in altri paesi europei: di recente in Bulgaria, Paesi Bassi e Francia alcuni ufficiali russi sono stati accusati di atti di spionaggio e sono stati espulsi, e in tutti i casi la Russia ha risposto con l’espulsione quasi simmetrica di diplomatici europei. In alcuni casi il governo russo ha rigettato le accuse in maniera piuttosto forte, accusando i paesi vittima di spionaggio di «russofobia».
Le relazioni tra Italia e Russia sono comunque storicamente piuttosto buone, specie se messe a confronto con quelle che la Russia intrattiene con altri paesi dell’Unione Europea, e non ci si aspetta che questo caso di spionaggio, anche se grave, possa provocare una crisi prolungata.