Una canzone dei 10cc

Su una goffaggine millenaria condivisa dai maschi di ogni epoca

(Photo by Towner/Daily Express/Hulton Archive/Getty Images)
(Photo by Towner/Daily Express/Hulton Archive/Getty Images)

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Se vi siete affezionati alle storie su Burt Bacharach, Hal David e Dionne Warwick, due mesi fa il Wall Street Journal aveva un bel pezzo su come venne fuori Walk on by e perché fu rivoluzionaria per Bacharach.
(devo mettermi in testa questa cosa che ho imparato a 56 anni: si dice di-on, non dai-on)
Un anno fa è morto Bill Withers, Hello like before.

I’m not in love
A un certo punto i due nella foto fecero una canzone ben strana, con un video che allora sembrava ben strano, e noi ventenni di allora ne fummo affascinati o straniti: allora i video erano diventati da poco il percorso principale con cui si scopriva la musica. La canzone si chiamava Cry, ma loro coi video lavoravano da parecchio, per sé e per altri, e fecero alcuni dei video più famosi degli anni Ottanta.

Prima, però, i due nella foto erano stati in una creativa rock band inglese di successo negli anni Settanta (una band di Manchester, prima dei decenni ruggenti delle band di Manchester), che alcuni ancora ricordano ma tutti conoscono anche non conoscendola per via di questa canzone, una specie di immortale della programmazione radiofonica, e piuttosto unica e indimenticabile, soprattutto per la trovata del nebbioso coro che la sostiene dall’inizio alla fine.

I’m not in love è del 1975, la scrissero gli altri due della band, quelli meno sperimentali e che andavano al sodo, ma Godley e Creme la resero quella che poi conquistò mezzo mondo: e le sue grandezze non si fermano ai vocalizzi di sottofondo (che sono loro, registrati decine di volte e affastellati e ripetuti in loop). È una canzone d’amore che fa tenerezza, in cui pare che il protagonista cerchi di occultare il suo innamoramento e negarlo all’amata.

I’m not in love
So don’t forget it
It’s just a silly phase I’m going through
And just because I call you up
Don’t get me wrong
Don’t think you’ve got it made
I’m not in love
No, no
It’s because

In realtà l’intenzione dell’autore Eric Stewart era ironica, e nacque da una condizione di goffaggine millenaria che Stewart condivideva con i maschi di ogni epoca: non essere capace di dire “ti amo” a sua moglie. Pensò quindi che una personale soluzione fosse dirle invece “non ti amo”, ma con una tale esibita esagerazione, e in contraddizione coi fatti, da far risultare palese il contrario. Un modo deficiente e da maschi di dire “ti amo”, ma meglio che niente (c’è di peggio). E soprattutto, guarda cosa ne venne fuori.

I’d like to see you
But then again
It doesn’t mean you mean that much to me
So if I call you
Don’t make a fuss
Don’t tell your friends about the two of us
I’m not in love
No, no
It’s because

Quella che dice “be quiet, big boys don’t cry” è la segretaria, coinvolta casualmente dopo che era entrata in sala di registrazione per annunciare una telefonata (qui lo racconta lei).
Eric Stewart poi andò a suonare in tutti i dischi di Paul McCartney degli anni Ottanta (e a scrivere con lui canzoni, tra cui questa, bella assai). Sono andato a controllare e almeno fino a tre anni fa lui e sua moglie stavano ancora insieme: noialtri abbiamo la canzone. Si chiama salvare capra e cavoli.

I keep your picture
Upon the wall
It hides a nasty stain that’s lying there
So don’t you ask me
To give it back
I know you know it doesn’t mean that much to me
I’m not in love
No, no
It’s because

p.s. c’è un’altra leggendaria canzone dei 10cc, per mettervi ulteriore allegria.


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