Lo sport americano riapre con il baseball
La Major League inizia giovedì e avrà il pubblico in tutti gli stadi: a partire dal Texas, dov'è consentita la capienza massima
Da oltre un secolo il campionato di baseball nordamericano, la Major League, coincide con l’inizio della bella stagione e accompagna i tifosi fino alle prime settimane di autunno. Il legame tra il baseball e la primavera è un elemento centrale nella tradizione sportiva americana, come ricorda una vecchia frase di Rogers Horsnby, ex giocatore e allenatore dei Saint Louis Cardinals: «La gente mi chiede cosa faccio d’inverno, quando il campionato è fermo. Beh, ve lo dico cosa faccio: guardo fuori dalla finestra e aspetto la primavera».
È anche per il suo ruolo di passatempo nazionale che dopo la scorsa stagione, ridotta al minimo e giocata senza pubblico, giovedì il baseball proverà a ripartire come se nulla fosse o quasi. Nel tradizionale Opening Day — il giorno di apertura del campionato — il Globe Life Field di Arlington (Texas) ritornerà alla sua massima capienza e potrà accogliere fino a 40.000 spettatori per la prima partita stagionale dei Rangers. Anche gli altri stadi riapriranno al pubblico, ma con capienza ancora limitata.
La passata stagione di Major League fu la più corta mai disputata dal 1878. A causa della pandemia, invece delle tradizionali 162 partite di stagione regolare, ciascuna squadra ne disputò 60 seguendo calendari pensati per limitare gli spostamenti. Per i playoff vennero poi istituite quattro diverse “bolle” a Los Angeles, San Diego, Houston e Arlington, con quest’ultima città che poi ospitò interamente le World Series: vinsero i Los Angeles Dodgers, trentadue anni dopo l’ultima volta.
Il campionato vinto dai Dodgers viene però considerato atipico per la mancanza del requisito fondamentale chiesto alle squadre di baseball: la costanza nel mantenere un certo livello per 162 partite di stagione regolare, e poi eventualmente ai playoff. È anche per questo che la Major League ha deciso di forzare il ritorno al formato tradizionale.
Nel frattempo negli Stati Uniti è iniziata la campagna vaccinale e ad oggi quasi il 16 per cento della popolazione (più di 50 milioni di persone) ha ricevuto entrambe le dosi. Il piano del presidente Joe Biden, il cui obiettivo è di vaccinare o garantire le prenotazioni per il vaccino a tutti i cittadini adulti entro il primo maggio, sembra stia riuscendo, così come sembra realistico l’auspicio che dal 4 luglio, giorno dell’indipendenza, gli Stati Uniti possano tornare gradualmente alla normalità.
Nonostante i dati incoraggianti, i nuovi contagi hanno una media giornaliera superiore ai 60.000 casi. Per questo il campionato di basket NBA si sta disputando senza o con un numero molto limitato di spettatori mentre il Super Bowl di febbraio si è giocato con 25.000 spettatori (7.500 dei quali operatori sanitari già vaccinati), meno della metà della capienza dello stadio ospitante.
Il baseball sarà quindi il primo fra i maggiori campionati nordamericani ad accogliere un numero consistente di spettatori. Come detto, il Globe Life Field di Arlington potrà ospitare oltre 40.000 tifosi per la prima partita della stagione, mentre per le successive farà rispettare il distanziamento. L’Opening Day capita inoltre a pochi giorni di distanza dalla disposizione con cui il Texas ha eliminato l’obbligo di indossare le mascherine in pubblico. La lega e la squadra di casa, i Texas Rangers, hanno tuttavia specificato che all’interno dello stadio le mascherine continueranno a essere obbligatorie.
Altrove le limitazioni saranno più stringenti. I Nationals di Washington inizieranno la stagione con 5.000 spettatori. A Denver i Colorado Rockies hanno ricevuto il permesso di aprire lo stadio al 40 per cento della capienza, circa 20.0o0 spettatori. A St. Louis, Atlanta, Cincinnati e Cleveland gli stadi verranno aperti al 30 per cento (circa 12.000 spettatori) mentre la maggior parte delle altre squadre, comprese quelle di New York, Los Angeles e Chicago, giocheranno in stadi aperti al 20 per cento. I Toronto Blue Jays, l’unica squadra canadese del campionato, continueranno invece a giocare le loro partite in Florida, come stanno facendo anche i Toronto Raptors in NBA, per la chiusura delle frontiere imposta dal governo canadese.
Le norme sanitarie che le squadre saranno tenute a osservare sono state applicate già dai tradizionali ritiri di preparazione svolti al caldo della Florida. Prima di presentarsi ai rispettivi ritiri, tutti i giocatori si sono sottoposti a una quarantena di cinque giorni. La durata delle partite di preparazione è stata accorciata e sono stati vietati i pasti negli spogliatoi, norma che verrà mantenuta anche nel corso della stagione regolare. Ai membri delle squadre sarà vietato lasciare gli alberghi assegnati durante le trasferte. Dovranno inoltre indossare dei dispositivi di tracciamento e le mascherine in ogni luogo pubblico, a prescindere dalle varie norme con cui gli stati stanno gestendo il contenimento della pandemia.
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