La Cina ha approvato una riforma per controllare le elezioni e il parlamento di Hong Kong
Martedì la Cina ha approvato una riforma radicale del sistema politico di Hong Kong che le permetterà di controllarne le elezioni e il parlamento. Il nuovo sistema sarà imposto senza passare dal parlamento di Hong Kong, e prevederà un aumento dei parlamentari della città semiautonoma, da 70 a 90. Di questi, solo 20 potranno essere eletti direttamente (finora erano 35): 40 invece saranno scelti da un comitato controllato dal governo cinese e i restanti 30 da “collegi funzionali” che rappresentano industrie e gruppi di interesse storicamente favorevoli al governo della Cina. Chiunque si candiderà alle elezioni a Hong Kong dovrà essere esaminato per le proprie posizioni politiche, ed eventualmente approvato, da un comitato legato al governo cinese.
La riforma è stata votata all’unanimità (167 voti favorevoli e zero contrari) dal Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo: un organo che svolge le funzioni dell’unica camera legislativa del paese, l’Assemblea nazionale del popolo, che ha circa 3mila membri e si riunisce in seduta plenaria una volta all’anno, a marzo. Nell’ultima seduta plenaria era stata annunciata la riforma del sistema politico di Hong Kong. Il contenuto della nuova legge non è stato pubblicato, e i giornali internazionali hanno riferito le informazioni date da Tam Yiu-chung, l’unico delegato di Hong Kong nel Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo.
Nell’ultimo anno la Cina ha progressivamente limitato le libertà dei cittadini di Hong Kong, soprattutto con l’introduzione di una controversa legge sulla sicurezza nazionale, che ha permesso alla Cina di incarcerare gli oppositori politici e di reprimere manifestazioni e movimenti per la democrazia.
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